Un Trust per la personalitá giuridica del condominio

AutorePaolo Gatto
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Il condominio negli edifici rappresenta, sia per quanto concerne la sua parte statica (diritto reale) che per quella dinamica (norme sulla gestione) un fenomeno peculiare.

Soprattutto in relazione alla parte dinamica, il condominio è l'unica entità che, ancorché priva di qualsivoglia personalità, anche limitata, possiede degli «organi» che consentono di manifestare la volontà all'esterno.

Storicamente, la situazione condominiale si sviluppa dalla normativa dei diritti reali la quale, specialmente nel Codice civile del 1865, era restìa ad ammettere una compressione del diritto tale da consentire una collettivizzazione della proprietà con entificazione analoga a quanto avveniva nel Codice del Commercio in relazione alle società commerciali.

Il risultato è stato una figura ibrida, con la previsione di organi ma con autonomi diritti concorrenti dei condomini a salvaguardia dell'assolutezza della posizione soggettiva reale.

La maggioranza della dottrina si è sempre dichiarata favorevole ad una modifica della legge nel senso dell'attribuzione della personalità giuridica, più o meno completa, ritenendo, forse anche troppo semplicisticamente, che questa potesse risolvere gran parte dei problemi condominiali, conferendo maggiore responsabilità agli amministratori e maggiore presa di coscienza da parte dei condomini; la complessità dell'odierna gestione quotidiana rende sorpassata una normativa istituita per regolamentare il passaggio da una società di stampo agricolo ad una di stampo industriale; nell'era del terziario, pertanto, la realtà condominiale dovrebbe assumere una rilevanza maggiore ed una disciplina idonea all'importanza della materia che, ad oggi, assorbe notevoli risorse economiche, stante la sua rilevanza sia a livello professionale che imprenditoriale, con sempre maggiore intervento dello Stato fiscale.

Invero, una scelta in questi termini, pone due ordini di problemi, uno giuridico ed uno pratico.

Per quanto concerne i problemi di natura teorica, la traslazione della proprietà delle parti comuni ad un'entità nuova costituirebbe un'ablazione del diritto di proprietà a danno di ciascun condomino il quale, pur partecipando alla nuova entità, concorrendo a determinare le decisioni, si ritroverebbe non solo con una compressione del proprio diritto di gestire le parti comuni a favore dell'assemblea (come avviene oggi), bensì con il diritto di proprietà trasferito ad una persona giuridica nuova.

Per quanto concerne, invece, le questioni pratiche, la situazione è ancor più delicata; se, infatti, la...

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