Tributo immobiliare, catasto e “federalismo”
Autore | Corrado Sforza Fogliani |
Pagine | 557-558 |
Page 557
I Comuni, dunque, hanno raggiunto un accordo col Governo. Avranno il tributo locale sugli immobili e, magari, anche il Catasto.
Ma, a questa punto, si tratta di stabilire se il nostro Paese voglia continuare ad essere uno Stato di diritto o no. Non si risponde adeguatamente a questo interrogativo, se non si affronta e non si prende posizione sul fatto che qualsiasi intervento in tema di trasferimento ai Comuni di funzioni catastali debba essere preceduto - dopo, l’impresa non sarebbe neppure pensabile - dall’analisi e dalla soluzione di alcuni gravi problemi che affliggono il settore catastale: da quello della necessità di rendere note a contribuenti e professionisti le unità immobiliari tipo previste dalla legge (con le quali devono essere confrontate le singole unità immobiliari ai fini del classamento), a quello della mancanza di trasparenza della procedura informatica per le denunce di accatastamento e di variazione catastale dei fabbricati (cosiddetta procedura Docfa); da quello dell’impossibilità, per i contribuenti, di impugnare nel merito le tariffe d’estimo, a quello dell’opportunità di condividere con le categorie interessate - come facciamo per gli studi di settore - le quotazioni rilevate dall’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia del territorio; tutto questo, sino all’ormai annoso (e vergognoso) problema della attuale vigenza di un Catasto fondato su un sistema (patrimoniale) giudicato legittimo dalla Corte costituzionale solo in quanto transitorio (ma è tale, oramai, da più di un quindicennio!). Qualsiasi perequazione catastale e qualsiasi anche minimo grado di giustizia tributaria sonononostante ogni proclamazione al proposito - all’evidenza escluse, senza la prioritaria risoluzione delle questioni ricordate.
Il problema - al di là di (commendevoli) petizioni di principio - è uno solo: se sia giusto, ed equo, che i Comuni stabiliscano, oltre che le aliquote, anche la base imponibile del proprio principale tributo (quello immobiliare). Penso di no. E non mi risulta che questo avvenga in alcun Paese al mondo (a cominciare dagli Stati Uniti, ove operano - addirittura - commissioni di cittadini-contribuenti, con poteri decisori com’era persino in certi Catasti preunitari).
A questa punto, voglio solo ricordare quanto i Comuni dicevano nel momento in cui si istituì l’Ici. Si invocò, anche allora (e cioè lustri e lustri fa), la lotta all’evasione, e s’è visto com’è andata a finire: che anche ove il gettito è...
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