Tasse sullo sfitto involontario, una barbarie senza confronti

AutoreCorrado Sforza Fogliani
Pagine277-278
277
Arch. loc. e cond. 2/2014
TASSE SULLO SFITTO
INVOLONTARIO,
UNA BARBARIE
SENZA CONFRONTI
di Corrado Sforza Fogliani
La leg ge di sta bilità (in vigore dall’1 gennaio sc orso,
ma ad effetto retroattivo dall’1 gennaio 2013) prevede
che “il redd ito degli immobili ad uso abitativo non locati
situati nello stesso comune nel quale si trova l’immobile
adibito ad abi tazione principale, as soggettati all’imposta
municipale propria, concorre alla formazione della base
imponibile dell’imposta sul reddito delle per sone f‌isiche
e delle relative ad dizionali nella mi sura del cinquant a
per cento”.
Si tratta del ripristino di un’imposta che era stata abo-
lita nel 2011 (Governo Berlusconi), con lo stesso provve-
dimento col quale si istituì la cedolare secca. Il ripristino
avviene alle condizioni specif‌icate nella norma, che esclu-
de con chiarezza le case di villeggiatura dall’imposizione
ripristinata. Un tentativo di ripristino dell’imposta era
stato fatto ad agosto ma con una dizione che includeva an-
che le case di villeggiatura, ed allora il tentativo era stato
respinto.
La reintroduzione dell’imposizione sulle case non
locate – “suggerita” dalla Conf‌industria in audizione in
Parlamento – nasce anzitutto, com’è facile capire, dall’esi-
genza di “fare cassa” in tutti i modi, e comunque (frutterà
infatti allo Stato, nel 2014, più di 500 milioni di euro), con
la consueta, spiccata preferenza della nostra burocrazia
e di certa classe politica a gravare sempre sugli immobili,
nell’intendimento di colpire (con facilità, perché sempre
visibile) una ricchezza che peraltro non è più tale sia per
l’abbattimento dei valori che si è avuto sia – soprattutto
– perché si ha ricchezza solo quando una proprietà può
essere realizzata sul mercato, cosa che, per la quasi gene-
ralità degli immobili proprio non si verif‌ica oggigiorno in
Italia. Imposta per “fare cassa”, ancora, a carico di una ric-
chezza presentata come statica dalla stampa oligopolista
che propaganda – su consiglio, anche, dell’Europa (della
f‌inanza) – la detassazione di “imprese e lavoro” (come se
ogni investimento non producesse lavoro), ignara – o f‌inta
ignara – che la ricchezza immobiliare ha, comunque, an-
che una componente dinamica, che è peraltro stata del
tutto azzerata da uno smodato f‌iscalismo, quando avrebbe
invece dovuto essere valorizzata e potenziata.
La reintroduzione è poi anche stata spiegata con la
necessità della lotta all’evasione, presumendosi che gli
immobili non locati siano in realtà locati irregolarmente.
Ed anche qui, ed ancora una volta, si è preferito – ovvia-
mente – pensare ad incassare di più, piuttosto che a di-
sporre facili ispezioni per controllare se gli immobili che
risultano non locati non siano davvero da alcuno occupati.
Per queste “ragioni” (oltre che, nei casi più estremisti,
per favorire una redistribuzione – socialista – del patri-
monio) si è dunque scelto di reintrodurre un’imposta di
particolare iniquità. Gli immobili in questione sono infatti
generalmente quelli che i locatori (per la stragrande mag-
gioranza piccoli proprietari, come noto) intendono con-
cedere in locazione, senza peraltro trovare – soprattutto
in questo periodo di crisi – inquilini disponibili. In molti
casi si tratta anche di immobili che i proprietari utilizzano
direttamente come locali di deposito o che non possono
locare – per possibili esigenze personali o di f‌igli – per le
lunghe durate contrattuali tuttora previste da una norma-
tiva d’altri tempi e che – prigioniera di categorie le cui
organizzazioni chiedono le liberalizzazioni solo per gli al-
tri - tiene anchilosato il mercato nell’uso abitativo per non
parlare dell’uso diverso. In altri casi, poi, gli immobili non
vengono locati perché bisognosi di ristrutturazioni, per
effettuare le quali i proprietari non dispongono dei mezzi
necessari, data la mancanza totale, o quasi, di redditività
della locazione nei tempi attuali (stretta com’è fra le alte
tasse, la conseguente esigenza di non praticare canoni
al di sotto dei livelli delle stesse e la non possibilità di
rinvenire inquilini con idonee capacità reddituali, dato il
periodo di crisi). Su tali immobili improduttivi di reddito –
giova ricordarlo – i locatori sono comunque costretti, oltre
che a pagare l’Imu (solitamente con aliquota massima),
a sostenere tutti gli oneri propri di un bene come questo:
contributi condominiali, spese di manutenzione, ecc.
E’ su questi locatori che si abbatterà, ancora, una spe-
cif‌ica tassa in più (e questo, a parte la vecchia IMU e la
nuova Tasi (o IMU bis, meglio): tributi ai quali – in virtù di
altra legge – si aggiungeranno le spese dovute alla presenza
negli immobili di morosi “incolpevoli” per lunghi periodi,
essendosi voluta aggiungere alla, già lunga, graduazione
dell’Autorità giudiziaria e degli Uff‌iciali giudiziari anche
una terza, nuova graduazione, aff‌idata ai Prefetti e cioè
Varie

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