Sguardo d’insieme sui piani casa regionali

AutoreCasa Editrice La Tribuna
Pagine345-346

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Da quando lo scorso marzo 2009 il Governo ha iniziato a parlare di “Piano Casa”, numerosissimi sono stati gli interventi sulla stampa e sui mezzi di informazione, anche non specializzati, ed altrettanto numerose sono state le semplificazioni o le interpretazioni superficiali, tanto che si sente parlare di Piano Casa con riferimento a molteplici ambiti di intervento, dalle iniziative per costruire nuovi alloggi popolari alle norme per il rilancio dell’attività edilizia.

Il Piano Casa in realtà riguarda proprio quest’ultimo aspetto, ossia la serie di normative che il Governo nazionale intendeva emanare per favorire una ripresa dell’attività edilizia privata consentendo dei modesti ampliamenti anche in deroga alle normative urbanistiche locali. Questo intento governativo è impattato, però, con la formulazione del Titolo V della Costituzione, novellato nel 2001, che prevede una potestà legislativa concorrente dello Stato con quella delle Regioni in materia urbanistica edilizia cosicché, volens nolens, il Governo ha dovuto conciliare i propri obiettivi con le volontà regionali.

Si è giunti così all’Intesa Stato-Regioni dell’1 aprile 2009, che in sostanza vincolava le Regioni ad adottare in tempi brevi dei provvedimenti legislativi finalizzati a consentire interventi edilizi anche in deroga alle norme urbanistiche vigenti. Nell’arco dei successivi sei mesi quasi tutte le Regioni hanno adottato dei testi normativi in tal senso, tutti con contenuti differenti e comunque raramente omogenei tra le diverse Regioni, le quali, salvo alcune eccezioni, hanno ritenuto di demandare a loro volta ai singoli Comuni l’adozione di ulteriori norme attuative di dettaglio.

Questo scenario ha portato ad una forte disomogeneità delle varie normative, in alcuni casi assai diverse non solo tra Regioni diverse, ma anche tra diversi Comuni della stessa Regione.

A quanto sopra si deve aggiungere che tra gli intenti governativi vi era anche l’approvazione di un decreto-legge, cosiddetto sulla semplificazione, che avrebbe dovuto interagire strettamente con le normative sul Piano Casa, in modo da affiancare alle possibilità di deroga ai limiti urbanistico-edilizi anche una semplificazione amministrativa, cosa invece ad oggi non avveratasi.

Questa articolata genesi normativa, unita all’intreccio tra regole statali, regionali e comunali, spesso disomogenee, non ha certo favorito il raggiungimento del primo obiettivo dell’iniziativa, ossia quello del rilancio degli...

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