Sette misure urgenti per sollevare il mercato immobiliare

AutoreCorrado Sforza Fogliani
Pagine133-134
133
Arch. loc. e cond. 1/2014
Varie
SETTE MISURE URGENTI
PER SOLLEVARE IL MERCATO
IMMOBILIARE
di Corrado Sforza Fogliani
Il mercato immobiliare langue. Ma non è morto. Si
tratta solo di agganciare la ripresa che proprio in questo
settore è in atto in molti altri Paesi, al traino degli Stati
Uniti. Sette misure, in particolare, potrebbero essere de-
cisive (se adottate urgentemente) allo scopo. E’ natural-
mente sottinteso che obiettivo primo, comunque, deve es-
sere l’eliminazione della smodata f‌iscalità introdotta dalle
rendite Monti, insieme all’eliminazione della graduazione
prefettizia degli sfratti (dagli effetti di sf‌iducia letali, così
come l’introduzione del concetto di una indef‌inita “moro-
sità incolpevole”).
1) RIPRISTINARE LA DEDUZIONE IRPEF DEL 15%
PER I REDDITI DA LOCAZIONE
La legge di riforma del mercato del lavoro (n. 92/’12) ha
previsto, a decorrere dal 2013, la riduzione dal 15% al 5%
della deduzione forfettaria Irpef per i redditi da locazione.
Deduzione da sempre prevista a titolo di riconoscimento
delle spese a carico del proprietario che loca (imposte e
tasse, manutenzione ordinaria e straordinaria, riparazio-
ne, assicurazione, amministrazione, rischio sf‌itto ecc.) e
che f‌ino a qualche anno fa era f‌issata al 25% (nonostante
gli studiosi di estimo valutino intorno al 30% le spese in
questione).
Il ripristino della misura del 5% – che si impone per
non abbassare ulteriormente l’investimento in immobili
da aff‌ittare – avrebbe, sulla base di dati del Governo, un
costo di 365 milioni di euro. Peraltro, nel corso dell’esame
del provvedimento in Commissione Bilancio al Senato nel-
la scorsa legislatura, emerse sulla base della legislazione
vigente un aumento della deduzione all’8-10% non com-
porterebbe oneri per lo Stato.
2)ESTENDERE L’ESENZIONE IMU PER GLI IMMOBI-
LI INVENDUTI
La previsione dell’esenzione dall’Imu per gli immobili
destinati dalle imprese costruttrici alla vendita per il tem-
po che le imprese stesse non riescano a venderli, prevista
dal decreto-legge n. 102/’13 (c.d. “decreto Imu”), richiede
– per ragioni di equità e per non creare squilibri nocivi al
mercato – di essere estesa anche a fattispecie analoghe
che si verif‌ichino in capo a soggetti diversi dalle imprese
in questione, quali le società immobiliari di gestione o le
stesse persone f‌isiche.
3) LIBERALIZZARE LE LOCAZIONI AD USO DIVERSO
DALL’ABITATIVO
E’ indispensabile la sostituzione dell’attuale legge loca-
tiva per l’uso diverso, risalente all’equo canone e giudicata
dal Presidente Monti come da liberalizzare già nel 1998.
Il maggiore problema scaturente dalla disciplina del
‘78 consiste nell’obbligo di stipulare contratti di durate
inderogabilmente stabilite in periodi lunghissimi, nel
corso dei quali il canone di locazione deve per legge ri-
manere immutato (salvo l’aggiornamento Istat): 12 anni
(6+6) per attività industriali, commerciali, artigianali e
di interesse turistico nonché per “agenzie di viaggio e turi-
smo, impianti sportivi e ricreativi, aziende di soggiorno e
altri organismi di promozione turistica e simili”, e 18 anni
(9+9) per pensioni, trattorie, case di cura, stabilimenti
balneari, oltre che per attività alberghiere e teatrali.
Occorre l’approvazione di una normativa, stimolatrice
della concorrenza, che consenta di stipulare (in alterna-
tiva facoltativa alla vigente legge, che con le sue rigidità
crea infatti il caro aff‌itti ed anche lo sf‌itto) contratti di
durata f‌lessibile che facciano riferimento alle norme del
codice civile. I locatori potrebbero così stipulare, per du-
rate ridotte, anche contratti a canone ridotto, per venire
incontro alle esigenze dei conduttori in questo periodo di
crisi. Liberalizzare i canoni solo per contratti a canone
altissimo (come si prospetta da qualcuno) non servirebbe
a niente per le piccole strutture e ne aggraverebbe, anzi,
la situazione.
4) FISSARE – PER LEGGE – AL 4 PER MILLE L’ALI-
QUOTA IMU PER GLI IMMOBILI LOCATI (PER LO MENO
IN CASO DI CONTRATTI “CONCORDATI”)
La misura in questione avrebbe la f‌inalità di iniziare
a contrastare una vera e propria emergenza sociale.
Qualora, inizialmente, fosse prevista esclusivamente per
i contratti a canone calmierato per effetto degli Accordi
fra organizzazioni dei proprietari e degli inquilini, essa
avrebbe un costo che non supererebbe i 70 milioni di euro,
dato dall’applicazione della nuova aliquota – rispetto a
quella superiore al 9 per mille mediamente applicata per

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