Sentenza Nº 51366 della Corte Suprema di Cassazione, 12-11-2018

Presiding JudgePAOLONI GIACOMO
ECLIECLI:IT:CASS:2018:51366PEN
Judgement Number51366
Date12 Novembre 2018
CourtSesta Sezione (Corte Suprema di Cassazione di Italia)
Subject MatterPENALE
SENTENZA
Sui ricorsi proposti da
Trovato Giovanni, nato a Messina il 07/03/1960
Trovato Antonino, nato a Messina il 02/11/1957
Trovato Alfredo, nato a Messina il 07/05/1965
Trovato Franco, nato a Messina il 26/08/1971
Bonaffini Elvira, nata a Messina il 17/01/1977
Trischitta Nunzia, nata a Messina il 23/03/1967
avverso il decreto emesso dalla Corte di appello di Messina il 02/02/1917
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere, Pietro Silvestri;
lette le conclusioni del Sostituto Procuratore Generale, dott. Alfredo Pompeo Viola, che ha
chiesto che i ricorsi siano dichiarati inammissibili
RITENUTO IN FATTO
1. La Corte di appello di Messina ha confermato il decreto emesso dallo stesso Tribunale il
21/06/2010 con cui è stata disposta la confisca, ai sensi della legge 31 maggio 1965, n. 575 di
numerosi beni - mobili, immobili somme di denaro ed aziende - (specificamente indicati)
direttamente o indirettamente riconducibili a Trovato Salvatore, Trovato Giovanni, Trovato
Antonino, Trovato Alfredo, Trovato Franco, tutti ritenuti appartenenti ad una gruppo criminoso
operante a Messina, "principalmente nel settore del traffico di sostanze stupefacente, con la
commissione di reati di tipo mafioso" (cosi testualmente il decreto della Corte di appello).
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Penale Sent. Sez. 6 Num. 51366 Anno 2018
Presidente: PAOLONI GIACOMO
Relatore: SILVESTRI PIETRO
Data Udienza: 17/05/2018
Corte di Cassazione - copia non ufficiale
Si evidenzia che Trovato Salvatore è stato sottoposto a misura di prevenzione già nel 1984,
Trovato Alfredo nel 1997, Trovato Franco nel 2008; Trovato Alfredo è stato tratto in arresto
per il reato previsto dall'art. 74 d.P.R. 9 ottobre 1990, n. 309, contestatogli in relazione a fatti
commessi dal maggio 2005 al giugno 2006; tutti i proposti non avrebbero mai svolto attività
lavorativa.
Richiamato il decreto del Tribunale, la Corte di appello si è soffermata innanzitutto sulla
posizione di Trovato Giovanni, della di lui moglie, Trischitta Nunzia, e del figlio Trovato Pietro,
in relazione all'immobile sito in Messina alla via Gaetano Alessi n. 52, acquistato nel 1982 dalla
donna.
I proposti avevano sostenuto che l'acquisto del bene fosse stato compiuto a titolo gratuito:
l'immobile sarebbe stato usucapito da Trovato e, in sede di composizione della controversia
con l'originario proprietario, questi avrebbe ceduto a titolo gratuito l'immobile a Trovato
conferendo, tuttavia, una procura a vendere che conteneva il riferimento ad una cifra pari a
sessanta milioni di lire.
Secondo, invece, la Corte di appello, l'intera operazione, sostanzialmente transattiva della
controversia, e, in particolare, il conferimento di una procura a vendere non avrebbero avuto
senso giuridico se all'originario proprietario non avrebbe dovuto essere comunque corrisposta
una somma di denaro, sicchè, si sostiene, contrariamente agli assunti difensivi, che l'acquisto
di quel bene non fu a titolo gratuito e che le somme utilizzate fossero di provenienza illecita,
attesa la formale mancanza di sostanze economiche di Trovato e della moglie di questi in quel
momento.
Per Trovato Alfredo, non sarebbe giustificabile nel 2002 l'acquisto in favore della moglie,
Bonaffini Elvira, dell'immobile sito in viale Gazzi a Messina, oltre che delle autovetture
immatricolate tra il 2003 ed il 2008; Bonaffini Elvira nel 2002 non avrebbe percepito redditi ed
anche quelli derivanti dall'attività lavorativa svolta dal 1999 al 2000, come preposta in una
società immobiliare, sarebbero stati insufficienti a giustificare l'acquisto.
Per Trovato Franco, gli acquisti immobiliari sarebbero intervenuti in periodi in cui non
avrebbe percepito redditi leciti.
Quanto alle quote ed al compendio aziendale della società Sicilmarket, questa, rimasta in
amministrazione giudiziaria fino al 2004 a seguito di un sequestro disposto in un procedimento
penale, avrebbe acquistato alcuni immobili, e, soprattutto - in sede di aggiudicazione d'asta-
il 7 maggio 2007 un edificio industriale, costituito da due corpi di fabbrica, per un prezzo di
euro 651.905,7, e il 27/02/2008 un ulteriore immobile.
L'assunto accusatorio è che nessuno dei "fratelli Trovato", cui la società sarebbe stata
riconducibile, avrebbe avuto formalmente in quel periodo la disponibilità di sostanze
economiche tali da giustificare gli acquisti indicati.
La riconducibilità del "supermercato" (così testualmente la Corte) ai "fratelli Trovato"
sarebbe dimostrata da due conversazioni intercettate in cui Trovato Antonino sarebbe indicato
come il gestore dell'impresa, da alcune dichiarazioni di collaboratori di giustizia e da una
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Corte di Cassazione - copia non ufficiale

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