Sentenza Nº 49735 della Corte Suprema di Cassazione, 30-10-2018

Presiding JudgeMAZZEI ANTONELLA PATRIZIA
ECLIECLI:IT:CASS:2018:49735PEN
Date30 Ottobre 2018
Judgement Number49735
CourtPrima Sezione (Corte Suprema di Cassazione di Italia)
Subject MatterPENALE
SENTENZA
sul ricorso proposto da:
CAMMAROSANO PASQUALE, nato a Orna il 01/11/1960
avverso la sentenza del 23/05/2017 della Corte di assise di appello di Salerno;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere Roberto Binenti;
sentito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Maria
Francesca Loy, che ha concluso per l'inammissibilità del ricorso;
udito l'Avv. Agostino Bellucci che, per le parti civili Novelli Vittoria, Novelli
Pasqualina, Novelli Anella e Novelli Pantaleo, ha chiesto il rigetto del ricorso,
depositando conclusioni scritte e nota spese;
sentito l'Avv. Felice Lentini, difensore di Cammarosano Pasquale, che ha
concluso chiedendo l'accoglimento del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. La Corte di assise di Salerno, con sentenza in data 16 maggio 2016,
condannava Pasquale Cammarosano alla pena dell'ergastolo e a quelle
accessorie di legge, nonché al risarcimento del danno cagionato alle parti civili,
ritenendolo responsabile del reato di omicidio, aggravato ai sensi degli artt. 576,
comma primo n. 1, e 577, comma primo n. 4, cod. pen., in pregiudizio di
Penale Sent. Sez. 1 Num. 49735 Anno 2018
Presidente: MAZZEI ANTONELLA PATRIZIA
Relatore: BINENTI ROBERTO
Data Udienza: 26/06/2018
Corte di Cassazione - copia non ufficiale
Carmine Novelli (capo a), mentre dichiarava non doversi procedere nei confronti
del medesimo imputato in ordine ai connessi reati ascrittigli, di occultamento di
cadavere (capo b) e di appropriazione indebita aggravata ex art. 61 n. 7 cod.
pen. (così riqualificato il fatto ascritto al capo c), perché estinti per prescrizione.
La Corte di assise di appello di Salerno, all'esito del giudizio di appello, con
sentenza in data 23 maggio 2017, previa esclusione delle aggravanti dei futili
motivi e della crudeltà (capo a), confermava le altre statuizioni di primo grado.
2. Alle 8,15 circa del 7 marzo 2001, i Carabinieri della Compagnia di Vallo
della Lucania rinvennero, in un fondo agricolo del Comune di Molo della Civitella,
il cadavere di Carmine Novelli, all'interno di due sacchi neri del genere di quelli
adoperati per la spazzatura, rivolti nella parte di entrata l'uno verso l'altro. Il
capo era avvolto da una busta di plastica più piccola, intorno alla quale girava
una cordicella di nylon che legava il corpo. Come accertato tramite consulenza
autoptica, la morte, sopraggiunta fra le 4,00 e le 6,00 di quel 7 marzo, era stata
determinata da numerosi calci e pugni, con conseguenti effetti pluricontusivi che
avevano fra l'altro interessato il torace, l'addome e la regione anale; la vittima
solo
in límíne vítae
era stata sottoposta a un'azione asfittica per strangolamento.
Nel corso delle prime indagini emerse che Carmine Novelli, celibe, di anni
59, il quale viveva da solo nel vicino centro abitato di Massa di Vallo della
Lucania, aveva accumulato negli anni una considerevole somma di denaro, pari a
circa 200 milioni di lire, che teneva in gran parte depositata su un conto corrente
e un libretto fruttifero, entrambi accesi presso il piccolo ufficio postale del paese.
Su una delle due buste di plastica più grandi, all'interno delle quali era stato
trovato il corpo, vennero evidenziate sei impronte digitali e una palmare utili per
confronti, ma quelli allora svolti riguardanti pregiudicati ebbero esito negativo.
La circostanza che il giorno prima dell'omicidio Carmine Novelli avesse
prelevato 35 milioni di lire dal suo libretto postale nominativo, indirizzò ffl gli
inquirenti verso una possibile pista collegata a tale prelievo, ma essa non venne
posta in relazione con la posizione di Pasquale Cammarosano, allora unico
dipendente e, pertanto, di fatto «direttore» dell'ufficio postale di Massa del Vallo.
Invece, si seguì un filone investigativo riguardante altre quattro persone (tre
uomini e una donna) che, secondo fonte confidenziale, avrebbero potuto irretire
la vittima, prospettandole favori sessuali al fine di appropriarsi del suo denaro.
Le relative attività di indagine (comparazioni delle impronte, intercettazioni
ed esami biologici) non diedero alcun esito, sicché ne conseguì l'archiviazione.
Gli elementi ai quali ricollegare la formazione del quadro probatorio su cui si
è fondata la condanna di Cammarosano quale responsabile dell'omicidio,
sopraggiunsero diverso tempo dopo. Infatti, nel 2009 egli venne arrestato poiché
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