Sentenza Nº 14343 della Corte Suprema di Cassazione, 02-04-2019

Presiding JudgeDIOTALLEVI GIOVANNI
ECLIECLI:IT:CASS:2019:14343PEN
Date02 Aprile 2019
Judgement Number14343
CourtSeconda Sezione (Corte Suprema di Cassazione di Italia)
Subject MatterPENALE
SENTENZA
sul ricorso proposto da:
Armenise Vito nato a Bari 1'11 novembre 1937
Lo Savio Raffaele Bruno nato a Taranto il 9 febbraio 1942
Manghisi Antonia nata a Taranto il 29 febbraio 1948
Parnasso Armando nato a Mesagne il 14 febbraio 1950
Pepe Domenico nato a Bari il 2 febbraio 1941
avverso la sentenza del 28 ottobre 2016 della Corte d'appello di Lecce
sentita la relazione svolta dal Consigliere MARIA DANIELA BORSELLINO;
sentite le conclusioni del Procuratore generale Delia Cardia che chiede
dichiararsi l'inammissibilità dei ricorsi ad eccezione di quello proposto da Pepe,
in relazione al quale chiede la rideterminazione della pena.
Gli avv. Thau per Parnasso, Tana per Lo Savio, Operamolla per Manghisi, Sisto
pr Armenise e Salinari per Pepe insistono nei motivi di rispettivi ricorsi.
Penale Sent. Sez. 2 Num. 14343 Anno 2019
Presidente: DIOTALLEVI GIOVANNI
Relatore: BORSELLINO MARIA DANIELA
Data Udienza: 01/02/2019
Corte di Cassazione - copia non ufficiale
RITENUTO IN FATTO
1.L'odierno giudizio ha per oggetto un'associazione a delinquere diretta alla
consumazione di una serie indeterminata di atti di peculato in danno della AUsl
Ta/1, di falsi in atto pubblico e di abusi di ufficio commessi tra il 1999 e il 25
marzo 2002 e dei connessi reati fine. I promotori di questa associazione sono
stati individuati nell'imprenditore Parnasso, e nei dirigenti pubblici Armenise,
Manghisi, Pepe e Lo Savio.
Con sentenza del 10 aprile 2013 questa Suprema Corte annullava la sentenza
della Corte di appello di Lecce, sez.distaccata di Taranto del 20/7/2010, in
relazione ad alcuni capi di imputazione, limitatamente alle condotte poste in
essere sino al 18 maggio 2000, perché i reati si erano estinti per prescrizione,
rinviando per la rideterminazione del trattamento sanzionatorio; nonché in
ordine alla confisca del prezzo dei reati di peculato ascritti all'imputata Manghisi,
rinviando per una più adeguata motivazione.
Con la sentenza impugnata, per quel che qui rileva, decidendo in sede di rinvio,
in riforma della sentenza del Tribunale di Taranto emessa il 27 giugno 2008, ha
rideterminato la pena inflitta ai cinque imputati, sostituendo le pene accessorie
disposte nei confronti di Pepe Domenico;ha confermato la statuizione di confisca
per equivalente disposta sui beni mobili e immobili di proprietà di Manghise
Antonia fino alla concorrenza del valore di 516.457,00 euro, in quanto prezzo
del delitto di corruzione contestato al capo G ( v. pag.13 sentenza impugnata),
già dichiarato estinto, e ha ordinato il dissequestro dei beni eccedenti tale
valore.
Avverso la detta sentenza propongono ricorso i cinque imputati.
2.Armenise Vito,
condannato alla pena di anni sei mesi quattro di reclusione,
con atto sottoscritto dal suo difensore, deduce:
a)violazione degli articoli 627 commi 2 e 3 e 192 cod.proc. pen. anche in
relazione agli artt. 81 e 133 cod. pen. e vizio di illogicità della motivazione, in
ordine alla scelta e ai criteri di individuazione della pena base e della pena
complessiva.
Il ricorrente lamenta
che la corte di appello si è limitata ad una mera
operazione aritmetica di ricalcolo della pena, mentre avrebbe dovuto effettuare
un nuovo giudizio teso alla rideternninazione della complessiva entità del
trattamento sanzionatorio irrogato all'Armenise; ha ritenuto di confermare
l'individuazione del reato più grave in quello di peculato continuato contestato al
capo Si, relativamente al quale alcune condotte erano state dichiarate
prescritte, adottando una metodica non corretta e non rispettosa del dictum
della sentenza di legittimità, e trascurando di considerare che al diminuire della
Corte di Cassazione - copia non ufficiale

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