Sentenza Nº 12309 della Corte Suprema di Cassazione, 16-04-2020

Presiding JudgeAPRILE STEFANO
ECLIECLI:IT:CASS:2020:12309PEN
Date16 Aprile 2020
Judgement Number12309
CourtPrima Sezione (Corte Suprema di Cassazione di Italia)
Subject MatterPENALE
SENTENZA
sui ricorsi proposti da:
MAZZARA PIETRO nato a PALERMO il 15/02/1988
PIRROTTA MAURIZIO nato a PALERMO il 01/05/1985
FERRARA CARMELO nato a PALERMO il 23/02/1980
avverso la sentenza del 22/10/2018 della CORTE ASSISE APPELLO di PALERMO
visti gli
atti,
il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere GAETANO DI GIURO;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore GIUSEPPINA CASELLA
che ha concluso chiedendo
l'inammissibilità dei ricorsi dei ricorrenti MA77ARA PIETRO e FERRARA CARMELO e
l'annullamento con rinvio
della
sentenza impugnata limitatamente alla recidiva
per il ricorrente PIRROTTA MAURIZIO. Inammissibilità nel resto del ricorso.
uditi i difensori
L'avvocato GENOVESE MONICA del foro di PALERMO in difesa di ANACLIO ROSA
IN
PROPRIO E N.O. DI GENITORE ESERCENTE LA POTESTÀ SUI MIN. ZITO ANGELA,
Penale Sent. Sez. 1 Num. 12309 Anno 2020
Presidente: APRILE STEFANO
Relatore: DI GIURO GAETANO
Data Udienza: 18/02/2020
Corte di Cassazione - copia non ufficiale
ZITO JESSICA e ZITO CATERINA e anche in qualità di sostituto processuale
dell'avvocato RIZZO MIRIA del foro di PALERMO in difesa di ZITO SANTO e
MONTALBANO MARIA si riporta integralmente alle conclusioni scritte che deposita
all'odierna udienza unitamente alle note spese.
L'avvocato BONSIGNORE RAFFAELE del foro di PALERMO in difesa di PIRROTTA
MAURIZIO conclude insistendo nell'accoglimento del ricorso.
L'avvocato CLEMENTI MARCO del foro di PALERMO in difesa di MAZZARA PIETRO
anche in qualità di sostituto processuale dell'avvocato TRINCERI DOMENICO del foro di
PALERMO in difesa di FERRARA CARMELO conclude riportandosi alle brevi note
conclusive che deposita all'odierna udienza.
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Corte di Cassazione - copia non ufficiale
RITENUTO IN FATTO
1. Con sentenza in data 22/07/2016 la Corte di assise di Palermo
condannava Pietro Mazzara, Maurizio Pirrotta e Carmelo Ferrara,
rispettivamente alla pena di anni 27 e mesi 4 di reclusione il primo, anni
30 di reclusione il secondo, e anni 5 di reclusione il terzo.
Mazzara e Pirrotta erano, invero, riconosciuti colpevoli del concorso
nell'omicidio di Antonino Zito, esclusa la contestata aggravdnte della
premeditazione, nonché dei connessi reati di detenzione e porto in luogo
pubblico di arma comune da sparo e di distruzione di cadavere, reati tutti
aggravati ai sensi dell'art. 61 n. 2 cod. pen., infine di concorso con Carmelo
Ferrara nel delitto di incendio colposo, così riqualificato il fatto
originariamente contestato come incendio doloso, per aver cagionato
l'incendio del chiosco adibito alla vendita di alimenti sito in via Bassotto di
Palermo; con recidiva reiterata per entrambi.
Ferrara era, invece, riconosciuto colpevole, oltre che del delitto in
ultimo menzionato in concorso con i suddetti, del reato di cui all'art. 378
cod. pen., al medesimo ascritto perché dopo la commissione dell'omicidio
ad opera di Mazzara e di Pirrotta li aveva aiutati ad eludere le indagini
dell'autorità ponendo in essere la condotta di incendio al fine di eliminare
ogni traccia dell'uccisione di Zito.
1.1. Con sentenza in data 22/10/2018 la Corte di assise di appello di
Palermo, in parziale riforma della sentenza di cui sopra, per quanto di
interesse in questa sede, ha ridotto ad anni quattro di reclusione la pena
inflitta a Carmelo Ferrara e ha confermato nel resto la suddetta sentenza.
1.2. La mattina del 19 dicembre 2012, a margine di una strada
interpoderale del comune di Santa Flavia, in provincia di Palermo, era
rinvenuto il cadavere quasi interamente combusto di un uomo, poi
identificato (in particolare grazie alla fede nuziale portata al dito) in
Antonino Zito.
Il luogo del rinvenimento era distante poco più di venti minuti di
percorso con l'auto da Bonagia, la borgata palermitana dove era stato visto
per l'ultima volta vivo Zito e dove secondo l'ipotesi accusatoria era stato
ucciso. Il cadavere presentava un vistoso foro alla mandibola che dai
successivi accertamenti tecnici risultava essere il foro d'uscita di un colpo
d'arma da fuoco trapassante il capo.
Le indagini subivano una svolta all'indomani del rinvenimento del
cadavere, allorché Angela Zito, sorella della vittima, forniva ai carabinieri
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Corte di Cassazione - copia non ufficiale

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