La selezione del contraente nella valorizzazione dei risultati della ricerca all'interno degli enti pubblici

AutoreMassimiliano Granieri
Pagine585-602
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rivista di diritto privato Saggi e pareri
4/2011
La selezione del contraente
nella valorizzazione dei risultati della ricerca
all’interno degli enti pubblici*
di Massimiliano Granieri
1. L’università imprenditoriale
A partire dalla strategia europea di Lisbona e sempre di più nel contesto di Euro-
pa 2020, si è ripetutamente insistito sul fatto che le università e gli enti pubblici di
ricerca avrebbero dovuto concentrarsi anche sulle attività di trasferimento tecnolo-
gico, aancandole a quelle tradizionali di ricerca e insegnamento. Questa nuova
missione, peraltro già ampiamente perseguita su altri continenti, presuppone un
parziale allontanamento dall’università di stampo humboltiano e una più marcata
adesione al modello della cd. università imprenditoriale, descritta dalla sociologia
economica1.
Quali che siano le motivazioni e le ragioni di opportunità di un siatto cambia-
mento, ne discendono conseguenze, sia sul piano strutturale, sia sul piano funziona-
le. L’università che si ingerisce progressivamente nelle attività di valorizzazione dei
risultati della ricerca – più che semplicemente limitarsi a fare ricerca e a trasmettere
conoscenza con la formazione – è diversa dal punto di vista organizzativo. Quanto
alle modalità di azione, deve selezionare tipologie operative negoziali coerenti con i
nuovi obiettivi.
Non sempre, tuttavia, gli strumenti giuridici a disposizione sono coerenti con
questo rinnovato quadro istituzionale e si pone allora il problema di comprendere
nei vari ambiti quali siano le corrette modalità dell’azione dal punto di vista nego-
ziale e quanto degli istituti preesistenti possa essere mutuato all’interno della nuova
missione2.
* Questo lavoro è destinato agli scritti in onore di Aldo Frignani.
1 H. Etzkowitz, A. Webster, C. Gebhardt, B.R. Cantisano Terra, e Future of the University of the Future:
Evolution of Ivory Tower to Entrepreneurial Paradigm, in 29 Research Policy 313 (2000). M. Schmiemann,
J-N. Durvy, New Approaches to Technology Transfer from Publicly Funded Research, in 28 Journal of Technology
Transfer 9 (2003).
2 In particolare, le norme relative alle procedure di cui si avvale la P.A. vengono messe in relazione alla com-
petitività nazionale da P. Ciocca, “Esperienza giuridica” ed economia: il caso italiano, in Economia italiana,
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Saggi e pareri rivista di diritto privato
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Un problema piuttosto serio è rappresentato dalle forme con le quali l’ente aven-
te tra le proprie nalità istituzionali l’attività di ricerca possa mettere a disposizione
degli attori del mercato i risultati delle proprie attività scientiche, eventualmente
protetti da diritti di proprietà intellettuale. Trattandosi di beni creati e posseduti
dall’istituzione e in assenza di normative speciche, può ipotizzarsi un richiamo ai
principi e alle disposizioni che disciplinano l’attività negoziale della pubblica ammi-
nistrazione. Tuttavia, una acritica estensione di quell’apparato normativo potrebbe
rivelare una situazione inadeguata al perseguimento delle nalità consegnate alla
moderna università.
2. Il problema della selezione del contraente per l’ente di natura pubblica
Le università e gli enti pubblici di ricerca mettono a disposizione i risultati delle
loro ricerche secondo due modalità; tanto nell’ipotesi di modalità cd. push (quando
è l’ente che ore) quanto nella modalità cd. pull (quando è l’impresa che chiede), si
pone il problema di capire se, per stipulare un rapporto contrattuale di licenza con
un’impresa privata, vadano seguite le regole di natura concorsuale con le quali tipi-
camente le amministrazioni procedono alla selezione del contraente. È un problema
serio perché se, da una parte, ne va della correttezza e della trasparenza della azione
amministrativa, dall’altra non si può non osservare che l’adempimento di oneri bu-
rocratici produce inevitabili lentezze e ciò nisce per disincentivare le imprese, oltre
che contribuire all’obsolescenza della tecnologia. Bisogna, infatti, rendersi conto che
l’attività negoziale della pubblica amministrazione quando riguarda diritti di pro-
prietà intellettuale presenta specicità che non consentono – se non al costo di ap-
parire ridicoli – facili assimilazioni. Per esempio, nel verbale di delibera di una giun-
ta amministrativa italiana si legge che, per assicurare il rispetto dei principi di
trasparenza e non discriminazione nelle attività di valorizzazione dei brevetti «si ri-
tiene che il rispetto di tali principi possa essere pienamente assicurato attraverso
l’applicazione delle norme che regolano l’alienazione degli immobili provinciali, ed
in particolare dell’articolo 35 della legge (omissis), che prevede l’asta pubblica o in
alternativa, nelle ipotesi tassativamente indicate dalla legge, la trattativa privata»3. Se
si obiettasse che, in questo modo, la pubblica amministrazione ha limitato la pro-
pria discrezionalità amministrativa, rifacendosi a un paradigma condiviso (relativo
2011, 55 (nel contributo, il riferimento è alle procedure per la realizzazione delle infrastrutture, ma le me-
desime considerazioni valgono nell’ambito di cui si discorre in queste pagine).
3 Si tratta del Verbale di deliberazione della Giunta provinciale di Trento, avente ad oggetto la denizione delle
modalità e dei criteri di alienazione dei brevetti di proprietà della Provincia e degli enti funzionali ai sensi
dell’art. 37-bis della legge provinciale 19 luglio 1990, n. 23 (Disciplina dell’attività contrattuale e dell’ammini-
strazione dei beni della Provincia autonoma di Trento), adottata l’8 settembre 2006 (delib. n. 1876).

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