Le regole di competenza del giudice penale

AutoreIvan Borasi
Pagine35-38
35
dott
Arch. nuova proc. pen. 1/2013
DOTTRINA
LE REGOLE DI COMPETENZA
DEL GIUDICE PENALE
di Ivan Borasi
SOMMARIO
1. Premessa. 2. Natura delle violazioni. 3. Preclusioni istrut-
torie. 4. Conclusioni.
1. Premessa
Il presente lavoro vuole gettare un accurato sguardo su
alcuni corollari in ordine all’istituto della competenza(1)
quale seconda fase, dopo la giurisdizione, dello sviluppo
applicativo del principio costituzionale del giudice natu-
rale precostituito per legge (2).
Lo spunto di tale analisi è dato da recenti pronunce
giurisprudenziali che si occupano di aspetti processuali
peculiari in tema di competenza penale, in particolare
con riferimento alla natura della violazione di tali regole,
specif‌icatamente in rapporto alla macrocategoria delle
nullità (3), e al sistema delle preclusioni processuali (4);
il tutto concretando la f‌igura della perpetuatio competen-
tiae (5).
2. Natura delle violazioni
Il primo aspetto da vagliare, secondo un prof‌ilo di or-
dine logico, è quello portato da Cass., sez. Un. pen., sent. n.
27996 del 2012 in tema di qualif‌icazione della natura delle
violazioni circa le regole della competenza. Tale pronuncia
non fa altro che chiarire un aspetto troppo spesso rimasto
controverso, anche in dottrina, in merito al rapporto tra
le invalidità classiche, rectiusnullità, e la violazione delle
regole sulla competenza.
La violazione di una regola in tema di competenza, cer-
tamente porta a una illegittimità in senso lato; il problema
è qualif‌icare tale illegittimità, ed in special modo dirimere
la diatriba sul se poter ritenere, o meno, applicabili ana-
logicamente le disposizioni in materia di nullità stricto
sensu, anche, e soprattutto, in tema di sanatoria(6).
Le regole sulla competenza penale, come già accen-
nato in premessa, hanno origine fondamentalmente nel
principio costituzionale del giudice naturale precostituito
per legge; ebbene, è proprio dalla violazione di tale prin-
cipio, e dalla qualif‌icazione della stessa, che deve arrivare
la risposta al quesito principale di cui sopra. La compe-
tenza non è un requisito in assoluto inderogabile, non lo
è certamente nella competenza per territorio(7), nella
competenza per materia determinata dalla connessione, o
in relazione ad un giudice inferiore(8), oppure superiore
ad imputazione immutata(9), e neppure in caso di difetto
di attribuzione(10)ma è da ritenersi derogata anche per
le restanti ipotesi(11), che verranno analizzate infra, in
quanto, anche in questi ultimi casi, la non rilevazione, non
deve incidere nel senso di far ritenere il processo cele-
brato dal giudice incompetente come inesistente; cioè nel
senso che il giudicato sana anche tali illegittimità.
Il principio del giudice naturale precostituito per legge,
è un principio che non può non leggersi in stretto rapporto
con l’interesse delle parti; in altre parole, l’interesse pub-
blico alla legittimità stricto sensu a che un processo venga
celebrato dal giudice che secondo le regole legislative
precostituite era naturale, non può prevalere sull’interes-
se delle parti, e tra queste anche della parte pubblica
d’accusa, a che si dia esecuzione ad una pronuncia giuri-
sdizionale comunque emessa da un giudice terzo ed im-
parziale. Le regole del giudice naturale, infatti, hanno un
fondamento diverso dalla tutela del divieto costituzionale
di istituzione di giudici straordinari nel processo penale;
questo è chiaro, a fortiori, laddove, ad esempio, nelle re-
gole tabellari, anch’esse applicative dell’art. 25 Cost., la
violazione non solo non è sanzionata a pena di nullità, ma
anzi, salvo reati conclamati, è irrilevante per il prosieguo
del processo.
Questa premessa va a conforto del ragionamento af-
frontato dalla sentenza citata, la quale chiaramente di-
stingue, seppur non nascondendo parallelismi in tema di
rilevabilità e decadenza, le regole poste in materia di nul-
lità, in particolare intermedie, soprattutto sotto l’aspetto
della sanatoria, rispetto alle regole in tema di violazione
sulla competenza; non deve ritenersi però, che il discorso
fatto prima in ordine alla derogabilità, strida in raffronto
alla non sanabilità. In realtà, come detto in precedenza, la
competenza, anche quella non derogabile in limine litis,
è comunque cristallizzabile, ed in sostanza sanata, con il
giudicato. La differenza si ha, invece, in ordine alle sana-
torie implicite, previste in relazione alle nullità dall’art.
183 c.p.p., ma non analogicamente applicabili in tema di
incompetenza. La ratiodi questa diversa disciplina, deve
rilevarsi principalmente in ordine al fatto che le nullità
non assolute, e come tali sanabili, presidiano fondamen-
talmente il principio del contraddittorio come corollario
del giusto processo costituzionale, e non il diverso portato
dell’art. 25 Cost..
3. Preclusioni istruttorie
Secondo corollario da analizzare, riguarda il prof‌ilo
delle preclusioni istruttorie in materia di competenza. In-
nanzitutto occorre distinguere tra regole sulla competenza
che individuano un momento oltre il quale non vi può es-
sere la rilevazione (o eccezione), e regole che individuano
una possibile rilevazione, anche ex off‌icio, in ogni stato e
grado del procedimento.
Le prime, in special modo le regole sulle preclusioni
portate all’art. 21 commi 2 e 3 c.p.p., oltreché all’art. 23
comma 2 c.p.p., e dall’aggiunta interpretativa dell’incom-
petenza a favore sì di un giudice superiore, ma ad imputa-
zione immutata, sono previste a tutela fondamentalmente
del principio della ragionevole durata del processo(12),
e del corollario dell’economia processuale(13), oltreché
dell’aspetto implicito del principio del giudice naturale

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