DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 14 giugno 1955, n. 503 - Programmi didattici per la scuola primaria

Coming into Force12 Luglio 1955
End of Effective Date09 Febbraio 2011
ELIhttp://www.normattiva.it/eli/id/1955/06/27/055U0503/CONSOLIDATED/20110126
Enactment Date14 Giugno 1955
Published date27 Giugno 1955
Official Gazette PublicationGU n.146 del 27-06-1955
Articoli
Art 1.

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Veduto il regio decreto-legge 10 aprile 1936, n. 634, convertito nella legge 28 maggio 1136, n. 1170;

Veduto il decreto luogotenenziale 24 maggio 1945, n. 459;

Veduto il decreto del Capo provvisorio dello Stato 8 novembre 1946, n. 383;

Sulla proposta del Ministro per la pubblica istruzione; Decreta:

I programmi didattici e le relative istruzioni per le scuole elementari, pubbliche e private, stabiliti con il decreto luogotenenziale 24 maggio 1945, n. 459 e i programmi per l'insegnamento dell'educazione fisica nelle scuole elementari approvati con il decreto del Capo provvisorio dello Stato 8 novembre 1946, n. 383, sono sostituiti dai programmi annessi al presente decreto e vistati dal Ministro proponente.

I nuovi programmi entrano in vigore dal 1 ottobre 1955 per la parte relativa alla 1ª classe e dal 1 ottobre 1956 per la parte relativa alle altre classi.

Il presente decreto, munito del sigillo dello Stato, sara' inserto nella Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti della Repubblica italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e di farlo osservare.

Dato a Roma, addi' 14 giugno 1955 GRONCHI

Atti del Governo, registro n. 91, foglio n. 49. - CARLOMAGNO

Art 1.

PROVVEDIMENTO ABROGATO DAL D.P.R. 13 DICEMBRE 2010, N. 248

Allegato

Programmi didattici per la scuola primaria

PREMESSA

I presenti programmi comprendono l'indicazione del fine assegnato alla istruzione primaria; la descrizione della via da seguire per raggiungere il fine stesso; un complesso di suggerimenti, desunti dalla migliore esperienza didattica e scolastica.

Sotto il primo riguardo (indicazione del fine dell'istruzione primaria) i programmi hanno carattere normativo e prescrivono il grado di preparazione che l'alunno deve raggiungere: cio' per assicurare alla totalita' dei cittadini quella formazione basilare della intelligenza e del carattere, che e' condizione per un'effettiva e consapevole partecipazione alla vita della societa' e dello Stato. Questa formazione anteriore a qualunque finalita' professionale, fa si' che la scuola primaria sia elementare non solo in quanto fornisce gli elementi della cultura, ma soprattutto in quanto educa le capacita' fondamentali dell'uomo; essa ha, per dettato esplicito della legge, come suo fondamento e coronamento l'insegnamento della dottrina cristiana secondo la forma ricevuta dalla tradizione cattolica.

Le indicazioni attinenti al secondo aspetto dei programma (la via o metodo da seguire per il raggiungimento degli scopi dell'istruzione primaria) non hanno il medesimo carattere normativo delle precedenti:

poiche' lo Stato, se ha il diritto e il dovere di richiedere l'istruzione obbligatoria, non ha una propria metodologia educativa. Va tuttavia osservato che le indicazioni di questo secondo gruppo sorgono come sintesi concorde e spontanea dalla meditazione sui problemi attuali dell'educazione e dell'insegnamento. Esse si riconducono anzitutto alla nostra tradizione educativa umanistica e cristiana; cioe' al riconoscimento della dignita' della persona umana: al rispetto dei valori che la fondano: spiritualita' e liberta'; all'istanza di una formazione integrale. Da qui derivano: la, necessita' di muovere dal mondo concreto del fanciullo, tutto intuizione, fantasia, sentimento; la sollecitudine di fare scaturire dall'alunno stesso l'interesse all'apprendere; la cura di svolgere gradualmente le attitudini all'osservazione, alla riflessione, all'espressione; la costante preoccupazione di aiutare in tutti i modi il processo formativo dell'alunno senza interventi che ne soffochino o ne forzino la spontanea fioritura e maturazione: la consapevolezza, finalmente, che scopo essenziale della scuola non e' tanto quello di impartire un complesso determinato di nozioni, quanto di comunicare al fanciullo la gioia e il gusto di imparare e di fare da se', perche' ne conservi l'abito oltre i confini della scuola, per tutta la vita.

Queste esigenze capitali del processo educativo acquistano un accento di piu' diretta attualita', se vengono riconosciute in due istanze particolarmente vive nella scuola contemporanea: la globalita' e l'aderenza all'ambiente dell'alunno.

Nella psicologia concreta del fanciullo l'intuizione del tutto e' anteriore alla ricognizione analitica delle arti: cosi' la scuola ha il compito di agevolare questo processo naturale partendo dalle prime intuizioni globali per snodarle via via nelle articolazioni di un discorso riflesso. Il fanciullo scopra a poco a poco il significato delle proprie esperienze, e percio' conviene che con lenta gradualita' scopra l'esistenza delle materie nelle quali il sapere scolastico tanto piu' variamente si diversifica, quanto piu' progredisce verso il sistema e la scienza.

Il criterio della globalita', piu' accentuato nei primi anni di scuola, viene via via attenuato e superato; tuttavia il progressivo affiorare delle materie d'insegnamento non significa che esse possano sussistere isolate e indifferenti le une rispetto alle altre. Tutte, ancorche' in misura di volta in volta diversa, si prestano sempre a scambievoli richiami e integrazioni che sorgono dalle loro molteplici correlazioni sul piano dell'unita' della cultura.

D'altra parte, la consapevolezza delle fondamentali caratteristiche dell'anima infantile pone la scuola su una linea di naturale continuita' con quanto l'alunno ha gia' imparato, inteso e sentito nel cerchio della famiglia, del suo ambiente naturale e sociale, delle istituzioni educative che abbia frequentato; percio' l'insegnante non puo' dimenticare l'aderenza e in partecipazione alla vita dell'ambiente nella varieta' delle sue manifestazioni e nell'ispirazione morale e religiosa che la anima.

In tal modo il principio della liberta' trova una reale attuazione: come il maestro non deve mai dimenticare che l'educazione dell'alunno non comincia dalla scuola e non si esaurisce da essa, cosi' i presenti programmi non intendono creare l'istruzione dal nulla o dal vuoto, bensi' intendono stimolare il costume scolastico gia' in atto, perche' dia una misura sempre piu' piena delle proprie energie interiori, orientandolo al conseguimento delle finalita' civili e sociali dell'istruzione pubblica.

Anche il terzo aspetto dei programmi (suggerimenti piu' particolari desunti dalla migliore esperienza scolastica e didattica) va considerato nello spirito della liberta' e nel rispetto della funzione autonoma della scuola.

Non si e' seguita nella elaborazione dei presenti programmi la distinzione tradizionale tra le prescrizioni programmatiche e le avvertenze, poiche' le une e le altre vengono ricondotte al processo della ricerca pedagogica e didattica e all'atto vivo dell'insegnamento.

Dopo il rinnovamento operato dai programmi del 1923 e da quelli del 1945, la formulazione di questi nuovi programmi e' stata sollecitata piu' direttamente da due esigenze: far aderire maggiormente il piano didattico alla struttura psicologica del fanciullo e tenere conto che per precetto della Costituzione l'istruzione inferiore obbligatoria ha per tutti la durata di almeno otto anni.

Per rendere questi intenti praticamente attuabili, e' stato alleggerito il carico delle nozioni rispetto ai programmi quinquennali precedenti e sono stati elaborati programmi graduati per cicli didattici. Tali cicli rispettano per la loro durata le fasi dello sviluppo dell'alunno e rendono meglio possibile un insegnamento individualizzato in relazione alle capacita' di ciascuno, cosi' che in un periodo di tempo a piu' largo respiro ogni alunno possa giungere, maturando secondo le proprie possibilita', al comune traguardo.

D'altra parte, cio' consente che vengano adottati quei procedimenti saggiamente attivi che spronano il fanciullo nell'operosa ricerca e nell'approfondimento della consapevolezza di quanto viene imparando.

Spetta naturalmente all'insegnante, in base alle accertate possibilita' dei singoli alunni, di formulare un suo personale piano di lavoro, distribuito nel tempo, che egli potra' eventualmente aggiornare alla luce di una sempre piu' approfondita conoscenza della scolaresca.

Una vecchia opinione popolare considerava la scuola elementare come la scuola del leggere, dello scrivere e del far di conto. Si puo' intenderla ancora oggi cosi', salvo una accurata determinazione del significato di queste parole. Nell'auspicare una scuola che insegni per davvero a leggere si esige che da essa escano ragazzi che ragionino con la propria testa, giacche' saper leggere e' ben anche aver imparato a misurare i limiti del proprio sapere e ad esercitare l'arte di documentarsi. Analogamente saper scrivere vale saper mettere ordine nelle proprie idee, saper esporre correttamente le proprie ragioni.

Quanto a far di conto, nel nostro secolo, che e' il secolo dell'organizzazione e delle statistiche, e' chiaro che una persona e' tanto piu' libera quanto piu' sa misurare e commisurarsi.

Non ci si dissimula l'importanza e la gravita' del compito affidato al maestro. Nessuno, dopo di lui, potra' forse riparare ad una mancata formazione essenziale, e in questo senso elementare, degli alunni che le famiglie e la Patria gli affidano.

Ed e' pur vero che il grado di civilta' di una Nazione si misura soprattutto dalla cultura di base del suo popolo.

PROGRAMMI PER LA PRIMA E LA SECONDA CLASSE

L'insegnante fin dall'inizio, orienti la sua azione educativa a promuovere la formazione integrale della personalita' dell'alunno attraverso l'educazione religiosa, morale, civile, fisica e le altre forme di attivita' spirituali e pratiche corrispondenti agli interessi, ai gradi, ai modi dell'apprendere e del conoscere propri dell'eta'. Nell'assolvere questo compito, l'insegnante faccia leva sulle tendenze costitutive dell'alunno, guidandolo ad osservare, riflettere, esprimersi, senza alcuna preoccupazione di ripartire nelle tradizionali materie le...

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