Modificazione dell'imputazione: prerogativa del P.M.

• Autore: Giuseppe Modaro
• Pagine: 80

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La ratio legis della prima parte dell'art. 423 c.p.p. consente al P.M. di modificare la qualificazione giuridica del fatto, senza nel contempo conferire al Gup un autonomo potere correttivo, analogo a quello che l'art. 521 comma 1 attribuisce con la sentenza al giudice del dibattimento.

La interpretazione restrittiva del Gup non tiene conto del travaglio dottrinario e giurisprudenziale che unanimemente riconosce la possibilit‡ che l'elemento posto alla base della modifica dell'imputazione sia stato gi‡ acquisito nel corso delle indagini preliminari, ma ancora non sia stato valutato nelle sue implicazioni sulla formulazione dell'imputazione.

Secondo l'assunto del Gup nel ´fatto diverso da quello contestatoª non puÚ rientrare la valutazione fatta dal P.M. della insussistenza della circostanza aggravante contestata, ´giacché in tal caso l'operazione non consisterebbe in una modificazione della imputazione, bensÏ in un giudizio su uno degli elementi dell'imputazioneª.

Non vi Ë dubbio che la ´modifica dell'imputazioneª costituisce di per sË un giudizio che il P.M. esprime sulla diversit‡ del fatto, senza incidere sul nucleo originario del fattoreato, in attuazione della ratio della norma che consente la modifica dell'imputazione, escludendo qualsiasi mediazione da parte del Gip; questi non puÚ che limitarsi semplicemente a prenderne atto (Commento nuovo codice procedura penale, Utet, art. 423, FRIGO, p. 645).

Il P.M. ha il potere di modificare l'accusa, anche se le ragioni che lo giustificano risultano o emergono attraverso una rivalutazione fatta nell'udienza preliminare degli stessi fatti noti in precedenza, per l'esigenza di evitare che l'accusa si cristallizzi troppo anticipatamente e definitivamente, laddove la definitivit‡ di essa dovrebbe essere attinta proprio all'epilogo dell'udienza stessa (G. FRIGO, op. cit....