Modelli di partecipazione e contratto collettivo: alternatività o similitudini?

AutoreGabriella Leone
Pagine177-181
Modelli di partecipazione e contratto collettivo:
alternatività o similitudini?
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Nel 1999, insieme ad Aurora Vimercati, Bruno Veneziani ricostruiva, in
un’ottica comparata, i vari modelli nazionali di partecipazione attraverso la pre-
cisa individuazione di alcuni tratti comuni.
Contrapponendo idealmente il modello tedesco, caratterizzato da una par-
tecipazione consolidata ed istituzionalizzata, al sistema anglosassone, al quale
Bruno Veneziani riteneva di poter assimilare anche l’Italia, dati la tendenziale
assenza di interventi normativi regolanti la materia e lo sviluppo de facto di
forme di partecipazione sindacale, lo scritto in esame evidenzia i proli più ri-
levanti nell’approccio alla materia che, negli anni successivi alla sua pubblica-
zione, sono stati oggetto di interventi normativi, comunitari ed interni, di grande
importanza.
Innanzitutto, nel saggio sono declinate alcune denizioni, consolidate in dot-
trina, della partecipazione che, per dirla con le parole sempre attuali di Massimo
D’Antona, è una categoria «polisensa e tecnicamente indeterminata».
Il primo riferimento è alla cd. partecipazione all’economia delle imprese ov-
vero alla partecipazione nanziaria attraverso i fondi di previdenza complemen-
tare, ai sistemi di retribuzione con partecipazione agli utili conseguiti dall’im-
presa e alle forme dell’azionariato, diretto o collettivo, dei dipendenti.
Si tratta di forme di democrazia economica, secondo alcuni autorevoli stu-
diosi ben distinta dalla democrazia industriale (P, 1989), che tradi-
zionalmente, ma non necessariamente (D’A, 1990), operano su un piano
molto diverso dall’accesso ai luoghi decisionali dell’impresa con conseguente
possibilità di inuenzarne le scelte strategiche. In questa prospettiva, che il sag-
gio di cui ci si occupa volutamente non affronta, la partecipazione si traduce
in una redistribuzione della ricchezza prodotta dall’impresa (O –C-
, 2011) che coinvolge i lavoratori solo sul piano degli effetti derivanti dalla
gestione, ma non su quello della gestione medesima. A parte la partecipazio-
ne azionaria, dunque, che non sempre si identica in azioni con diritto di voto
(A, 1998), la partecipazione economica si traduce sostanzialmente in van-
taggi economicamente valutabili per i lavoratori durante il rapporto di lavoro,
sotto forma di retribuzione incentivante (o, appunto, partecipativa) collegata agli
utili dell’impresa, ovvero al termine del rapporto di lavoro, allorché, tramite la
previdenza complementare, la partecipazione concorre ad incrementare il tasso

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