Massimario di legittimità

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I testi dei documenti qui riprodotti sono desunti dagli Archivi del Centro elettronico di documentazione della Corte di cassazione. I titoli sono stati elaborati dalla redazione.

@Abuso d'ufficio - Elemento oggettivo - Violazione di legge - Fattispecie

Non integra una violazione di legge rilevante ai fini della configurabilità del reato di abuso d'ufficio l'emanazione del provvedimento sindacale con il quale sia stata pronunciata la decadenza dell'avente titolo di preferenza alla gestione di un dispensario farmaceutico, ai sensi dell'art. 1, comma 4, legge 8 marzo 1968 n. 221, per la mancata adesione alle condizioni richieste dall'autorità amministrativa nel termine di trenta giorni di cui all'art. 9 D.P.R. 21 agosto 1971 n. 1275, e la successiva assegnazione dell'esercizio commerciale a un farmacista legittimato solo in subordine alla rinuncia del primo, poiché la disposizione da ultimo richiamata attribuisce, in via presuntiva, valore di rinuncia al mancato adempimento alle richieste del sindaco entro il termine stabilito. (In applicazione di tale principio la Corte ha annullato senza rinvio, ai sensi dell'art. 129, comma 2, c.p.p., la sentenza che aveva ritenuto sussistente nel caso di specie il reato di cui all'art. 323 c.p.).

    Cass. pen., sez. VI, 15 gennaio 2001, n. 273 (ud. 24 ottobre 2000), Franzoso P. (C.p., art. 323; L. 8 marzo 1968, n. 221, art. 1; D.P.R. 21 agosto 1971, n. 1275, art. 9; c.p.p., art. 129). [RV217803]

@Appello penale - Cognizione del giudice di appello - Reato colposo - Indagine sulla condotta del coimputato assolto in primo grado

Nel procedimento per reato colposo, la sentenza che assolve uno o più coimputati non ha autorità di cosa giudicata nei confronti degli altri; pertanto, nella fase di appello, instaurata a seguito di impugnazione dell'imputato condannato, non è preclusa al giudice l'indagine sulla condotta del soggetto assolto, sia ai fini dell'accertamento della responsabilità esclusiva o del concorso di colpa, sia ai fini della determinazione della pena, restando, comunque, improduttiva di effetti giuridici la decisione di secondo grado nei confronti degli imputati irrevocabilmente assolti.

    Cass. pen., sez. IV, 1 dicembre 2000, n. 12472 (ud. 15 giugno 2000), Pellegrini G. (C.p., art. 43; c.p., art. 590; c.p.p., art. 515). [RV217946]

@Appello penale - Cognizione del giudice di appello - Reformatio in peius - Condotta punita alternativamente a titolo di dolo o colpa

In tema di impugnazioni, non costituisce reformatio in pejus, la sentenza del giudice di appello che, pur in presenza di gravame prodotto dal solo imputato, lo ritenga responsabile a titolo di dolo e non - come in primo grado - di colpa, senza per questo aggravare il trattamento sanzionatorio, atteso che, per espressa indicazione dell'art. 597 comma 3 c.p.p., il giudice di secondo grado può dare al fatto, nei limiti del devoluto e senza incidere sulla pena, una definizione giuridica più grave, purché, in tal modo, non superi la competenza del giudice di primo grado. (Fattispecie in tema di bancarotta semplice documentale).

    Cass. pen., sez. V, 8 agosto 2000, n. 8932 (ud. 9 giugno 2000), Disnan G.F. (C.p.p., art. 597). [RV217726]

@Appello penale - Dibattimento - Rinnovazione dell'istruzione - Prove documentali

Il principio dell'identità del giudice che ha disposto l'acquisizione della prova con quello che ha proceduto all'assunzione della stessa - il quale costituisce specificazione del più generale principio dell'immutabilità del giudice sancito dall'art. 525 c.p.p. - non è violato nel caso in cui il giudice di appello acquisisca e valuti prove documentali di cui sia stata disposta l'acquisizione in precedenza del medesimo organo collegiale diversamente composto. E ciò in quanto le prove documentali, quali prove precostituite, possono essere acquisite indipendentemente dalla preventiva adozione di un formale provvedimento di rinnovazione parziale del dibattimento e di acquisizione delle stesse sicché deve considerarsi irrilevante il provvedimento di acquisizione in precedenza disposto dallo stesso organo giudicante diversamente composto.

    Cass. pen., sez. VI, 5 settembre 2000, n. 9446 (ud. 10 luglio 2000), D'Ambrosio e altro. (C.p.p., art. 495; c.p.p., art. 525; c.p.p., art. 603). [RV217933]

@Appello penale - Incidentale - Del pubblico ministero - Nei confronti di coimputati non appellanti

L'art. 595 c.p.p. deve essere interpretato nel senso che l'appello incidentale del P.M. presuppone l'appello principale di uno degli imputati e può essere rivolto anche nei confronti dei coimputati non appellanti, ma produce effetti sfavorevoli solo nei confronti di quelli che partecipino al giudizio. Al contrario, gli eventuali effetti favorevoli si applicano, comunque, agli altri imputati ai sensi dell'art. 587 c.p.p.

    Cass. pen., sez. VI, 27 settembre 2000, n. 10259 (ud. 22 maggio 2000), P.G. in proc. Taffo L. e altro. (C.p.p., art. 587; c.p.p., art. 595). [RV217714]

@Appello penale - Nullità (Questioni di) - Rinnovazione di atti nulli - Atti inutilizzabili

Il giudice d'appello, a norma del quinto comma dell'articolo 604 c.p.p., può ordinare la rinnovazione degli atti nulli solo quando la sentenza di primo grado sia fondata su atti affetti da una delle invalidità previste dagli artt. 179 e 180 c.p.p., mentre deve escludersi che possa ricorrervi in presenza di prove inutilizzabili perché illegittimamente acquisite. (Nella specie la Corte ha ritenuto che i giudici d'appello non potessero provvedere alla rinnovazione di una prova testimoniale illegittimamente utilizzata per la decisione dal giudice di primo grado mediante lettura non consentita).

    Cass. pen., sez. III, 3 agosto 2000, n. 8828 (ud. 24 maggio 2000), Iodice. (C.p.p., art. 604; c.p.p., art. 179; c.p.p., art. 180). [RV217800]

@Appello penale - Provvedimenti appellabili e inappellabili - Pronuncia su impugnazione di sentenza inappellabile - Ricorso per cassazione

Nel caso in cui il giudice di secondo grado si sia erroneamente pronunziato sul gravame proposto avverso sentenza inappellabile e che tale sentenza sia stata poi, a sua volta, impugnata in sede di legittimità, la Corte di cassazione deve annullare senza rinvio la sentenza impugnata e ritenere il giudizio, qualificando l'originario gravame quale ricorso.

    Cass. pen., sez. V, 10 novembre 2000, n. 4016 (c.c. 19 settembre 2000), P.G. in proc. Contena. (C.p.p., art. 593; c.p.p., art. 569). [RV217738]

@Appello penale - Provvedimenti appellabili e inappellabili - Sentenze di condanna a sola pena pecuniaria - Inappellabilità

La norma di cui all'art. 593, terzo comma, c.p.p., secondo la quale sono inappellabili le sentenze di condanna relative a reati per i quali è stata applicata la sola pena pecuniaria, deve essere inter- pretata, anche dopo la modifica apportata dall'art. 18 della legge n. 468 del 1999, nel senso che il legislatore ha inteso riferirsi alla sola sanzione principale, sicché la preclusione opera in tutti i casi in cui Page 442 non sia stata irrogata la pena detentiva, e dunque anche nelle ipotesi in cui alla pena pecuniaria si aggiunge quella accessoria. (Fattispecie in tema di condanna alla pena dell'ammenda ed alla pena accessoria temporanea dell'incapacità di contrattare con la P.A.).

    Cass. pen., sez. III, 3 novembre 2000, n. 11280 (ud. 25 settembre 2000), Maffezzini. (C.p.p., art. 593). [RV217811]

@Appello penale - Provvedimenti appellabili e inappellabili - Sentenze di condanna a sola pena pecuniaria - Questione di legittimità costituzionale

In tema di limiti all'appellabilità delle sentenze, è manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 593 comma terzo del c.p.p., come modificato dall'art. 18 della legge 24 novembre 1999 n. 468, per contrasto con gli artt. 3 e 27 della Costituzione, nella parte in cui stabilisce la inappellabilità delle sentenze di condanna a sola pena pecuniaria, atteso che tale disposizione non viola né il principio di parità di trattamento (perché eguale trattamento è riservato a situazioni similari), né il diritto di difesa (essendo sempre garantito, con il ricorso per cassazione, il riesame della vicenda processuale), né il principio di ragionevolezza, sotto il profilo del contrasto del predetto articolo del codice di rito con l'art. 37 del decreto legislativo 28 agosto 2000 n. 274 (che consente l'appello avverso le sentenze del giudice di pace di condanna a sola pena pecuniaria, a condizione che venga impugnato il capo della sentenza relativo alla condanna al risarcimento del danno), dal momento che il predetto decreto legislativo, allo stato, non è entrato in vigore.

    Cass. pen., sez. V, 18 dicembre 2000, n. 13129 (ud. 3 novembre 2000), Calabrese P. (L. 24 novembre 1999, n. 468, art. 18; c.p.p., art. 593). [RV217847]

@Applicazione della pena su richiesta delle parti - Richiesta - Poteri del giudice - Qualificazione giuridica del fatto

In tema di patteggiamento, nell'ipotesi in cui le parti processuali, ai fini della richiesta di applicazione della pena ex art. 444 c.p.p., diano al fatto una qualificazione giuridica diversa da quella contenuta nel capo di imputazione, ben può il giudice, attraverso l'esame degli atti presenti nel fascicolo del pubblico ministero, valutare l'astratta corrispondenza della fattispecie concreta a quella prospettata consensualmente dalle parti, anche in difformità da quella contenuta nel capo di imputazione.

    Cass. pen., sez. II, 4 agosto 2000, n. 2737 (c.c. 12 maggio 2000), P.G. in proc. Tassine e altro. (C.p.p., art. 444). [RV217757]

@Applicazione della pena su richiesta delle parti - Richiesta - Presentazione a mezzo di incaricato - Ammissibilità

La richiesta di patteggiamento può essere presentata agli organi competenti a riceverla anche a mezzo di un incaricato ex art. 582 c.p.p., poiché, in tal caso, la provenienza dell'atto è attestata da pubblico ufficiale che riceve la dichiarazione, nel momento in cui vi appone...

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