Jobani and Perez, Women of the Wall, Navigating Religion in Sacred Sites

AutoreDeborah S. Iannotti
CaricaCultrice della materia in History and Politics of North Africa and the Middle East
Pagine193-195
n. 1/ 2019 ISSN 2612-6672 | 192
Recensione. Women of the Wall, Navigating Religion in
Sacred Sites, Y. Jobani e N. Perez, Oxford University
Press, 2017,
pp. 233
Deborah S. Iannotti
Sasha Lutt, una dodicenne di Be’er Sheva, non poteva immaginare che
l’orazione che stava recitando leggendo dalla Torah presso il Kotel (Il Muro del
Pianto) in un mite ottobre del 2014, sarebbe passata alla storia. Le celebrazioni
pubbliche per il Bat Mitzvah presso il Kotel di Sasha Lutt rappresentano una
manifestazione visibile delle rivendicazioni delle “Donne del Muro del Pianto” (in
ebraico Nashot HaKotel, in inglese Women of the Wall), un gruppo femminista
multi-denominazione di donne ebree che richiede il permesso legale di pregare
presso il Kotel indossando Kippot e Tefillin oppure leggendo dalla Torah ad alta
voce, pratiche che attualmente sono consentite solo agli uomini nella sezione
maschile del Muro secondo le disposizioni che regolano le pratiche al Kotel. La
cerimonia di Bat Mitzvah di Sasha non è passata inosservata: pochi giorni dopo, il
24 Ottobre, il rabbinato del Kotel ha vietato l’ingresso al gruppo di donne per le
celebrazioni di Rosh Chodesh. È dal 1988 che le “Donne del Muro” portano
avanti una battaglia legale per vedere riconosciuto loro il diritto alla libera
preghiera - intesa come la libertà di indossare i paramenti della tfila o la
possibilità di leggere dalla Torah ad alta voce - presso il Kotel. La lotta del gruppo
è vista dall’establishment ortodosso come un tentativo di minare il controllo
haredi sulle pratiche religiose presso il Kotel, in base a un’intesa che era stata
concordata da David Ben Gurion all’alba della nascita dello Stato di Israele nel
1948.
La storia del Bat Mitzvah di Shasha può sembrare curiosa se non addirittura
sorprendente per chi disconosce le pratiche religiose presso il Kotel o le
disposizioni della Halacha in materia di preghiera. Qualcuno, come affermano gli
autori nell’introduzione, può chiedersi come mai un gruppo di donne ebree sia
costretto a nascondere una Torah in miniatura per poter entrare e leggerla ad alta
voce in quello che è definito come il luogo più sacro per l’Ebraismo nella terra di
Israele. Le vicende di questo gruppo multi-denominazione di donne ebree non
rappresentano solo le istanze di un femminismo ebraico volto alla inclusione delle
donne nella tfila, ma rappresentano un tentativo di riforma religiosa e sociale nella
Cultrice della materia in History and Politics of North Africa and the Middle East. Citazione
consigliata: D.S. Iannotti Recension e a Y. Jobani e N. Perez, Women of the Wall, Navigating
Religion in Sacred Sites, Oxford University Pr ess, pp. 233.

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