La grande parabola dell'impianto centralizzato: nascita, vita, tramonto (o quasi)

AutoreLuigi Tiscornia
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Questa disamina si rifà, come inizio, a quando, alla fine degli anni 1920, comparvero sul mercato i primi appartamenti dotati di impianti di riscaldamento: a prezzo veramente elevato, in quanto il pregio, così nuovo, era straordinario. Per la prima volta nella storia l'uomo vive in casa propria in un diffuso tepore.

Nel corso di tutta l'umanità ciò non si era mai verificato e, quindi, l'idea fu talmente gradita che pian piano si moltiplicarono gli edifici dotati di un sistema centralizzato, che da un'unica caldaia irradiava di calore tutto l'edificio: con, quindi, a seconda delle città, una diffusione più o meno rapida, avendo come prima fra tutte le case di tolleranza (che tanto più necessitavano di maggior quantità di riscaldamento quanto minore era la quantità di abbigliamento di chi ne era ospite).

La novità aveva finito per entrare nell'uso comune, in modo da essere ormai questione abituale, quella di cui nessuno pensa di fare a meno: tanto che ne accenna ormai in modo corrente il Codice Civile, che non è di molti anni posteriore.

Come è naturale, e per così dire normale, le nuove strutture furono accompagnate, ben presto, da altrettante controversie, che si susseguivano l'una all'altra per i motivi più disparati: nel senso che, per intanto, occorreva stabilire di chi fosse l'impianto centralizzato, anche se, peraltro, non fu difficile stabilirne la proprietà comune (quanto meno per un impianto nato con il Condominio, nel qual caso si forma la presunzione di comproprietà dettata dall'art. 1117 c.c.). Sino al punto, però, in cui si diramano le tubazioni delle singole unità immobiliari, oltre il quale le condutture sono da presumersi invece (Cass. 31 luglio 1958 n. 2812 e 31 gennaio 1982 n. 369) di proprietà del rispettivo condomino, in quanto destinate esclusivamente, con ogni conseguenza e responsabilità, al suo servizio riservato.

Due tra gli anzidetti motivi di discussione (per non dire di litigiosità) hanno il primato delle frequenze giudiziarie: il primo è quello della misurazione del calore che ogni Amministratore - o ogni Regolamento di condominio - deve poter fare. Cosa peraltro non facile, perché sono diverse le modalità di diffusione del riscaldamento e il criterio, adottato tra gli altri, del pagamento in relazione alla cosiddetta superficie radiante, (cioè la dimensione esterna di ogni radiatore), diventa oggetto di contestazione perché è noto ai tecnici che il radiatore sottile rende di più che non quello di...

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