Dal pluralismo politico allo Stato plurale (ovvero della democrazia al tempo dei populismi e degli etno-nazionalismi)

AutoreRoberto Cammarata
CaricaRicercatore in Filosofia politica presso il Dipartimento di Studi Internazionali, Giuridici e Storico-Politici dell'Università degli studi di Milano
Pagine33-48
Dal pluralismo politico allo Stato plurale
(ovvero della democrazia al tempo dei populismi e degli
etno-nazionalismi)
Roberto Cammarata
Abstract
What about political pluralism in the contemporary State, in an era in which the
reawakening of c ultural and ethnic identities coexists with a growing diffusion of new
nationalisms? Disguised as sovereignism and populism, such new versions of nationalism
try to bring the concept of “people” back to the idea of “organic community”, as the
purported socio-political foundation of “true democracy”. Nevertheless, this concept, has
proved to be, on the contrary, the ideological basis of totalitarianism. In a global scenario
of growing tension between unity and plurality, with opposite examples in a continuum
that goes from the experimentation of “plural States” and “plurinational Republics” to the
reaffirmation of the so called “ethnic State”, this article aims to regain an analytical
perspective on the concept of pluralism, that has never ceased to be - and still is -
inseparably linked with the idea and practice of democracy.
Keywords: pluralism democracy State community ethnicism nationalism.
SOMMARIO: 1. Introduzione. 2. Il pluralismo: breve storia di una teoria politica. 3.
Dalla pluralità di interessi al pluralismo culturale: la necessità del compromesso. 4.
Ripensare lo Stato-Nazione? Spunti per una teoria critica dello Stato empiricamente
fondata.
Ricercatore in Filosofia poli tica presso il Dipartimento di Studi Internazionali, Giuridici e
Storico-Politici dell’Università de gli studi di Milano. Citazione consigliata: R. C ammarata, Dal
pluralismo politico allo Stato pl urale (ovvero d ella democrazia al tempo d egli etno-nazionalismi
populisti), in Nuovi Autoritarismi e Democrazie (NA D), n. 2/2019, pp. 30-45. Testo consegnato
alla redazione il 10 dicembre 2019 e rivisto il 15 dicemb re 2019.
Nuovi Autoritarismi e Democrazie:
Diritto, Istituzioni, Società
n. 2/ 2019 ISSN 2612-6672 | 31
1. Introduzione
È noto che le città-stato della Grecia antica nacquero per sinecismo, ossia
attraverso un processo di aggregazione e concentramento di centri abitati
preesistenti, villaggi e popolazione sparsa nelle campagne. Un processo socio-
politico-giuridico costituente un’unità istituzionale autonoma e sovrana, la
polis (πόλις), che si faceva garante al tempo stesso di unità e rispetto della
pluralità delle sue componenti.
La koinonía (κοινωνία) delle polis greche è una comunità plurale e
territorialmente radicata
1
, un insieme di diverse case e stirpi che, pur
riproducendone la natura, proprio perché plurale ne permette il superamento,
facendo prevalere come elemento unificante la categoria politica del contratto
su quella della comunione.
«È chiaro», scrive Aristotele nel suo Politica, «che se una polis nel suo
processo di unificazione diventa sempre più una, non sarà più neppure una
polis, perché la polis è per sua natura pluralità e diventando sempre più una si
ridurrà da polis a famiglia», cioè tornerebbe alla mera riproduzione del suo
elemento originario, smarrendo così la propria funzione innovatrice e di
emancipazione dai limiti dell’oikos (οἶκος). Ecco perché, prosegue Aristotele:
«chi fosse in grado di realizzare tale unità non dovrebbe farlo, perché
distruggerebbe la polis»
2
.
Alla politiké koinonía aristotelica (che è comunità politica e Stato al tempo
stesso, insieme dei suoi appartenenti e istituzione che essi creano per renderla
stabile e duratura) possiamo ricollegare il concetto di societas civilis elaborato
in epoca moderna e diventato fondamentale nella tradizione politica
occidentale. Solo con Hegel si assisterà a quella svolta ideologica che porterà
alla distinzione tra società civile e società politica, tra società e Stato. Fino ad
allora, la pluralità insita nella prima era considerabile e dai più considerata
come caratteristica ontologica del secondo.
E poi? Che fine ha fatto il pluralismo nell’evoluzione dello Stato moderno?
E che ne è oggi, nell’epoca del risveglio delle identità e del revival etnico che
rischia di sfociare in nuove forme di etnismo politico, nella stagione dei nuovi
nazionalismi mascherati da sovranismi e dei populismi che riportano il
concetto di popolo a quella “comunità organica” che qualcuno avrebbe voluto
come fondamento socio-politico della “vera democrazia” e si è dimostrata al
contrario la base ideologica del totalitarismo?
In uno scenario globale in un cui si assiste ad un crescendo di tensione tra
unità e pluralità, nel quale fioriscono contesti regionali e locali dove non
mancano esempi di segno opposto, in un continuum che va dalla
1
Cfr. G. B ombelli, Alle origi ni d ella nozione occidentale di comunità: il nesso comunità
(Koinonía) natura (fúsis) in Aristotele, in Per la filosofia, n. 53, 2003/3, pp. 53-72.
2
Aristotele, Politica, II, 1261a - 1263b.

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