Classificazione acustica e vetro rotto di Bastiat

AutoreCorrado Sforza Fogliani
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Una nuova colata di lavoro buroindotto si sta abbattendo sul nostro Paese, quello per la classificazione acustica degli edifici. È infatti stato predisposto dal Ministero dell’Ambiente, un decreto legislativo che - per quanto se ne sa - stabilirà che gli edifici “devono essere progettati, costruiti e ristrutturati in modo che gli elementi tecnici che compongono gli ambienti abitativi abbiano caratteristiche acustiche adeguate per ridurre la trasmissione del rumore aereo, del rumore impattivo e del rumore degli impianti dell’edificio”. Il provvedimento istituirà la “classificazione acustica delle unità immobiliari”, obbligatoria per i nuovi edifici (in questo caso, essa dovrà essere riportata negli atti pubblici di compravendita) nonchè per le ristrutturazioni edilizie, e volontaria - invece - per gli edifici esistenti.

Ma, a parte i già compresi casi di ristrutturazione, i Comuni dovranno comunque “inserire il riferimento” al provvedimento in parola “in tutti gli atti amministrativi finalizzati all’approvazione di interventi edilizi e/o all’agibilità/abitabilità”: con il che, gli effetti del provvedimento si trasmetteranno surrettiziamente anche agli edifici esistenti (in caso, ad esempio, di cambio di destinazione d’uso o anche solo di nuove attività aziendali), nonostante la proclamata volontarietà di cui s’è detto (volontarietà che, se il provvedimento servisse davvero a qualcosa, e in particolare servisse - come si dice anche per la obbligatoria certificazione energetica - a valorizzare gli immobili, dovrebbe essere la regola, perchè tutti correrebbero ad osservarlo). In tutte le ipotesi di obbligatorietà, i Comuni dovranno “richiedere la documentazione relativa al progetto dei requisiti acustici passivi o una dichiarazione di un tecnico competente in acustica ambientale che attesti il rispetto dei valori limite previsti”.

Lo scopo (ufficiale) del tutto è, naturalmente, più che apprezzabile, in via puramente teorica: “ limitare il rischio di disturbo da rumore agli utenti, all’interno degli edifici e nelle condizioni di utilizzo dell’ambiente abitativo”. Ma è lecito chiedersi se, specie nell’attuale momento, l’Italia abbia proprio bisogno di masse di tecnici che...

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