Le bombolette di odorizzatore dei poliziotti

AutoreCasa Editrice La Tribuna
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    Tratto dal resoconto parlamentare della 336a seduta dell’Assemblea del Senato (17 febbraio 2010).

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Porretti, Perduca - Al Ministro dell’interno. - Premesso che: un’inchiesta contenuta nel volume in pubblicazione «Il libro nero della Sicurezza», un dossier sullo stato del comparto Sicurezza in Italia realizzato da Fabrizio Cassinelli, giornalista dell’Ansa, e che uscirà in settimana nelle librerie, il cui contenuto è stato anticipato in lanci di agenzia, rivela pratiche illegali e basate sul racial profiling da parte della Polizia di Milano. Parlando dei controlli casa per casa agli stranieri, un agente milanese racconta come essi avvenivano (da lancio di agenzia Ansa del 16 febbraio 2010);

il poliziotto ammette che talvolta, per entrare, venivano usati degli escamotage. «Quando noi entravamo in un palazzo era sempre su segnalazione di un amministratore, o di qualche inquilino che ci raccontava di appartamenti abitati da molti stranieri. Anche senza denunce, bastava una telefonata»;

Alcuni mandavano delle mail in Assessorato, altri chiamavano il centralino del comando. Per convincere la gente ad aprire ci si presentava come operai del gas e per essere ancora più convincenti dicevamo che c’era una perdita

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A tal proposito portavamo con noi delle bombolette di odorizzatore, che è quella sostanza che si addiziona al gas della rete, che di suo è inodore, per fare in modo che si sentisse proprio l’odore del gas, appunto. E quelli aprivano

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un’azione che però sembrerebbe per nulla conforme a quella spontanea concessione di accesso al domicilio che deve esserci per non configurare, in mancanza della flagranza di un reato, una palese violazione di domicilio: «Eh vabbé - dice l’agente - tanto quelli mica erano italiani, quelli si evitavano. E quelli che non aprivano li lasciavamo perdere»; paradossalmente, a giudizio degli interroganti, avrebbero potuto essere proprio quelli che avevano qualcosa da nascondere. Questo è un «andazzo» confermato anche dai racconti di alcuni stranieri: «Con la scusa di vedere gli impianti del gas - dice un senegalese in regola con il permesso di soggiorno e con l’affitto - mi hanno fotografato tutta la casa, mi hanno chiesto come cucino, se la donna che si trovava in casa era la mia...

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