Nuovo blocco sfratti contenuto e disposizioni. Un catasto-truffa, buono a far cassa

AutoreCorrado Sforza Fogliani
Pagine123-125

Page 123

@1. Verso un Catasto patrimoniale-truffa?

- Il D.P.R. 23 marzo 1998 n. 138 (varato dal Governo Prodi dell'epoca, con Ministro delle Finanze Visco) dispone la revisione generale degli estimi ´facendo riferimento ai valori e ai redditi medi espressi dal mercato immobiliareª. In più di 8 anni non se n'è fatto niente, e ora - stesso Presidente del Consiglio e stesso Ministro del settore - si vuole disporre (come prevede un disegno di legge collegato alla Finanziaria, quello cd. sulle deleghe tributarie) la messa a regime di un Catasto patrimoniale (di valori anziché di redditi, quindi), con (surrettizia) riconduzione di quei valori a redditi per il tramite di (discrezionali) ´coefficienti di redditivitàª, fissati dall'Esecutivo.

Come si possa - seriamente - pensare di ricondurre i valori a redditi con coefficienti validi per tutto il territorio nazionale (se l'esperienza in materia non è già abbastanza eloquente, cioè) o validi per singole regioni o zone, è un mistero. A meno che, come pare di capire, il Catasto patrimoniale non sia - come già si comincia a chiamarlo - un semplice ´Catasto-truffaª: il censimento dei redditi, infatti, porta direttamente alle rendite catastali, senza possibilità di giocarci dentro; il censimento dei valori - ciò che si propone di fare, quindi - comporta invece che esso vada ridotto a redditi (e a rendite) attraverso coefficienti, determinati - ovviamente - da chi governa. Che è proprio quel che si vuole: solo il Catasto di valori permette, infatti, di determinare i coefficienti (e quindi le rendite) secondo le esigenze di cassa del momento (e di variarli ogni volta che quelle esigenze cambiano). Con un tratto di penna, insomma, si alzano le imposte in un battibaleno, come e dove si vuole.

Che una norma del disegno di legge presentato al Parlamento premetta (o, meglio, prometta) che tutto - comunque - avverrà nell'invarianza del gettito, è poco più di una battuta: chi ci crede, alzi la mano. Del resto, decisiva è al proposito l'osservazione che per rimediare a possibili storture nel classamento catastale (i soliti esempi di Piazza di Spagna invocati dai ´patrimonialistiª e da tutti gli assessori comunali che vogliono far soldi e basta) non c'è bisogno di riformare il Catasto (e, addirittura, di impostarlo su base patrimoniale) né, tantomeno, di una revisione generale (e non per zone, o microzone) degli estimi. Revisioni che nella versione della Finanziaria approvata alla Camera - oltretutto - non si capisce neppur più con chiarezza da chi sarebbe fatta, e cioè se ancora dall'Agenzia del territorio o addirittura dai Comuni...

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