App e controllo documentale
Autore | Giovanni Fontana |
Carica | Vice Comandante del Corpo Polizia Municipale del Comune di Forte dei Marmi |
Pagine | 1-2 |
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Arch. giur. circ. ass. e resp. 6/2018
Dottrina
APP E CONTROLLO
DOCUMENTALE
di Giovanni Fontana (*)
Al fine di rendere responsabile una persona fisica (oltre
che giuridica) delle proprie azioni – soprattutto se in con-
trasto con l’ordinamento giuridico – da sempre, s’è posta
l’esigenza di fornirgli una identità ovvero l’assegnazione di
un nome (composto da un prenome ed un cognome) e di
una data di nascita. Tali dati personali (cui se ne possono
aggiungere altri), nonché l’effigie del volto, sono riprodotti
su di un supporto munito di misure di sicurezza che pren-
de il nome di documento di identità, in quanto finalizzato,
per l’appunto, a documentare l’identità della persona che,
ostentandolo, dichiara di esserne il titolare.
Il supporto che contiene i dati personali è emesso, ge-
neralmente, da un’autorità governativa (in Italia, l’Istituto
Poligrafico di Stato o IPZS) o, comunque, da altro soggetto
autorizzato dalla medesima autorità. Detto “stampato in
bianco” ha caratteristiche che debbono essere conformi
(c.d. specimen) a quelle stabilite dalla legge e, general-
mente, è individuato da un numero progressivo che lo
stesso organo emittente provvede ad inserirvi.
Nel momento in cui, sullo “stampato in bianco”, vengo-
no inseriti i dati personali (compresa l’effigie del volto) del
titolare, questo diventa il suo documento di identità o di ri-
conoscimento (nel nostro ordinamento giuridico, la “carta
di identità” è il documento di identificazione per antono-
masia; tutti gli altri documenti, rilasciati da una pubblica
amministrazione e muniti di fotografia, sono da considerare
documenti di riconoscimento) e, generalmente, tra i dati
personali ivi inseriti, vi compare il “numero del documento”,
che va distinto dal numero dello “stampato in bianco” (1).
In buona sostanza, sul documento compariranno due
numeri:
– il numero dello “stampato in bianco”;
– il “numero del documento”.
Non avendone le competenze, non voglio qui dilungar-
mi sulle caratteristiche dello “stampato in bianco” ovvero
sulle sue misure di sicurezza, se non per sommi capi.
Considerando, invece, il numero da ultimo citato, ricor-
do che può essere utile verificarne la sua presenza il SDI, al
fine di scongiurare un eventuale furto del modulo origina-
le, finalizzato alla sua contraffazione (mediante successivo
inserimento dei dati personali del sedicente titolare).
Per quanto attiene, invece, al “numero del documento”,
lo stesso può essere utile per verificare la sua esistenza
presso l’Amministrazione che l’ha rilasciato.
Una particolare numerazione dei documenti di identifi-
cazione (sicuramente il passaporto), segue il c.d. standard
ICAO (2). In buona sostanza, per facilitare il controllo dei
passaporti, gli stessi sono muniti di stringhe alfanumeri-
che distribuite su due o tre linee di stampa. Senza entrare
nel merito di come viene sviluppata la stringa alfanume-
rica, nel suo complesso, per il nostro scopo, è sufficiente
chiarire che parte di questa stringa è costruita utilizzando
il numero del documento, la sua data di scadenza e la data
di nascita del titolare.
In buona sostanza, tramite un preciso algoritmo di
calcolo applicato alle suddette date ed a chiusura delle
medesime, nonché della stringa alfanumerica, nel suo
complesso, viene inserita una cifra di controllo. Qualora
la cifra di controllo presente nel documento sia diversa
da quella che dovrebbe derivare dal computo, si rileva un
errore, ovvero un indizio di falsità del documento stesso e
quindi, della identità di chi se ne dichiara il titolare (3).
È chiaro che in mancanza della cifra di controllo, un
falsificatore potrebbe inserire il codice ICAO senza troppe
preoccupazioni.
Nel mondo delle c.d. app (da intendere come appli-
cativi residenti su cellulari, come pagine web o come
programmi caricati su computer), i fenomeni migratori,
sono stati sicuramente “fonte d’ispirazione” per i relativi
programmatori. Quanto più è alto il numero delle app che
si trovano in commercio (4), tanto più viene dimostrato
quanto interesse vi possa essere nei consumatori – non
solo quelli professionali – a controllare l’identità degli al-
tri o, quanto meno, a comprendere se un documento possa
essere ritenuto genuino.
Sfumando questa considerazione (per così dire) socio-
logica e, restando, invece, sul tema, vi sono diverse app
che facilitano il controllo documentale (5).
Intanto, quella più elementare, è sicuramente la “lente
d’ingrandimento”.
Tra le molte che si trovano, segnalo (ma senza parti-
colari preferenze, rispetto ad altre) “Magnifier” che, tra le
altre cose, ha la doppia impostazione di messa a fuoco ma-
nuale e automatica, con contestuale “blocco immagine”. In
questo modo, è possibile aumentare (virtualmente) l’im-
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