Antenna selvaggia in condominio?

AutoreFlavio Saltarelli
Pagine45-47

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La società moderna risulta ogni giorno sempre più interessata da tecnologie che operano e si sviluppano via etere. Da ciò un sensibile aumento del livello di radiazioni elettromagnetiche presenti nell'ambiente conseguenza della creazione di una rete capillare di antenne trasmittenti e del parallelo potenziamento della rete di trasmissione dell'energia elettrica. In assenza di inconfutabili risultati scientifici in ordine alla entità della pericolosità di tali radiazioni si sta così sviluppando una forma di particolare avversione nei confronti di ogni manufatto connesso ad impianti dotati di antenne, sospetto che trae origine dalla natura misteriosa delle radiazioni elettromagnetiche e che sfocia spesso in liti che approdano in tribunale. Liti ancor più frequenti quando il contendere verte sulla installazione di antenne.

Le esigenze legate all'informazione e alle trasmissioni, hanno così messo in evidenza alcuni vuoti normativi che la giurisprudenza sta cercando di tamponare in attesa che la nuova legge quadro sull'inquinamento magnetico ed elettromagnetico ed il relativo regolamento applicativo vengano varati. Ma come è già accaduto con l'emanazione del D.M. 381/98, è prevedibile che la norma non faccia alcuna distinzione tra le varie fonti, limitandosi ad indicare i tetti massimi di radiofrequenza consentiti. Allo stato, quel che comunque è certo è che uno degli elementi determinanti, agli effetti dell'inquinamento elettromagnetico, risulta essere il fattore temporale, ossia la durata delle emissioni; elemento che distingue senza alcun dubbio le stazioni radioamatoriali da tutte le altre emittenti radiotelevisive e, soprattutto, dagli impianti per telefonia fissa e mobile. In effetti, questi ultimi impianti irraggiano nell'etere senza soluzione di continuità, ed è comprensibile che proprio questa loro pericolosità origini maggiori timori sulla possibile nocività dei medesimi.

Altrettanto assodato è poi il mutato atteggiamento della giurisprudenza improntata, in nome della tutela del primario diritto alla salute, ad una sempre maggiore severità di giudizio nei confronti delle fonti di onde elettromagnetiche. A fronte di tutto questo emerge però anche la tendenza a consentire con la massima libertà la installazione in condominio di antenne paraboliche autonome per la ricezione dei canali televisivi satellitari nell'ambito di un pieno esercizio delle facoltà inerenti al diritto all'informazione e al diritto al miglior uso della cosa comune.

@Rilevanza penale dell'inquinamento da telefonia cellulare

In assenza di fattispecie penali codificate ad hoc, la Cassazione non è stata a guardare: i giudici della prima sezione penale hanno, infatti, recentemente confermato il sequestro preventivo di un sistema di antenne per telefonia cellulare, posto su un edificio nel centro di una città lombarda. La decisione della Cassazione, n. 4102/2000, inedita, costituisce un precedente estremamente importante perché fino ad ora era sempre stata esclusa ogni qualsiasi rilevanza penale alle emissioni di onde elettromagnetiche. La Cassazione non ravvisando mai gli estremi del reato previsto dall'art. 674 c.p. che punisce «il getto pericoloso di cose» non aveva sino ad ora ritenuto concreto il pericolo per la pubblica incolumità provocato da campi elettromagnetici. Ma in questo caso la corte di legittimità pur sostenendo che non «è stata data dimostrazione... che siano partite dall'impianto emissioni di onde elettromagnetiche idonee a provocare danni alle persone» ha mantenuto fermo il sequestro degli impianti produttivi le onde elettromagnetiche, ravvisando gli estremi del reato previsto dall'art. 650 c.p., che incrimina l'inosservanza dei provvedimenti dell'autorità «per ragione di giustizia o di sicurezza pubblica, o d'ordine pubblico o di igiene». Il caso presentava alcune particolarità: in base ad una relazione...

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