L'anima patrimoniale del nuovo catasto algoritmico. A quale fine?

AutoreCorrado Sforza Fogliani
Pagine697-698
697
var
Arch. loc. e cond. 5/2013
VARIE
L’ANIMA PATRIMONIALE
DEL NUOVO CATASTO
ALGORITMICO. A QUALE FINE?
di Corrado Sforza Fogliani
Il Catasto algoritmic o di cui si stanno mettendo le
basi in Commissio ne Finanze (Camera), avrà due anime:
una patrimoniale, e una reddituale. Il testo approvato
dal Comitato ristretto costituito in seno alla Commis-
sione ha confer mato (non all’unanim ità, per quanto se
ne sa) che, nel nuovo Catasto, a ciascuna unità immo-
biliare vengano attribuiti “il relativo valore patrimoniale
e la rendita”. É un ’innovazione storica, f‌inora da pochi
percepita.
Il Cata sto italiano , è sempre stato (f‌in dal 1871), un
Catasto di redditi (solo al cuni Stati preunitari avevano
Catasti patrimoniali , per i ncapacità d el loro sistema d i
accertare i redditi). Lo è anche l’attu ale: solo che a f‌ine
anni ‘80 vennero “censiti” (in un qualche modo) i valori,
trasformati nel ‘90 in rendite con l’applicazione – in
modo del tutto superf‌iciale – di elementari coeff‌icienti
(1 per cento per gli appartamenti, 2 per cento per gli
uff‌ici, 3 per cento per i negozi). Di fatto, rimase un Cata-
sto sostanzialmente di valori, e f‌ittiziamente di rendite.
Fu (ed è tuttora) infatti percepito come rappresenta-
tivo dei valori degli immobili d a contribu enti ed anche
da certi (grossolani) ec onomisti oltre c he dalla stampa ,
anche pretesemente tecnica. E tutti in coro, spesso, in-
vocano un nuo vo Catasto perché i valo ri di mercato sono
ritenuti disallineati da quelli del Catasto (ignorando
l’effetto dei coeff‌icienti sulle rendite di cui s’è detto e
la natura reddituale – al meno f‌ino ad oggi – dell’attuale
impianto catastale).
“Almeno f‌ino ad oggi”, s’è scritto. Perché per il Cata-
sto a lgoritmico è prevista per ogn i unità immobiliare –
come detto – l’attribuzione della tradizionale (almeno
quanto al nome) “rendita”, ma anche (novità as soluta)
di un “valore patrimoniale”, così che il nuovo Catasto
recherà – appunto – due diversi dati per ogni unità im-
mobiliare, costru iti co n due diversi algori tmi pe r ogni
zona cens uaria o microzon a (la scelta non è ancora
stata fatta).
Questa de ll’anima patri moniale del nuo vo Catasto
algoritmi co è la parte più nuova (o rivoluzion aria, che
dir si voglia) del nuovo Catasto, ma anche la più oscura.
Il dato di ogni unità immobiliare sul suo valore patrimo-
niale, a cosa servirà? É forse lo strumento bell’è pronto
per una patrimoniale ordinaria vera e propria, quella che
chiede l’alta f‌inanza? I timori (con i politici spesso con-
dizionati – come non avveniva nella prima Repubblica
– dall’alta burocrazia e dai Comuni, assatanati dalla ne-
cessità di fare cassa per salvaguar dare, rispettiv amente
, i propri stip endi e i propri ignobili sperperi continuat i)
non sono davvero infondati. Tutto questo, indipendente-
mente dal merito della futura tassazione immobili are:
si pensa invero, per il Catas to a lgoritmico, di basarsi
sui dati dell’Oss ervatorio dell’Agen zia d elle entrate
(che dalla stessa vengono peraltro formalmente def‌initi
“valori di larga massima ”) e sulla reddi tività dei beni
calcolata dalla st essa Agenzia (peraltro: non, cense ndo
i canoni, ma applicando ai valori di massima anzidetti
un ignoto coeff‌iciente di “fruttuosità”). Tutto questo,
ancora, facendo calcolare valori e rendite da algoritmi
di cui la Confedilizia ha ottenuto dal Comitato ristretto
- per quando sarà il momento - la pubblicazione (nel
precedente testo non era prevista) e senz a che l’Agenzia
abbia a ncora reso n oti i risu ltati degli esperimenti fatti
in una ventina di città italiane (le esperienze interna-
zionali hanno most rato che gli algoritm i – parag onabili
ai deri vati f‌inanziar i, negli eff etti…- hanno un margine
di errore d el 30/35 per cen to circa, che tr adotto in tasse
– della gravosità odierna – da pagare, non è poco).
Questo dat o sul valore patrim oniale di ogni cas a, non
si sa dunque a cosa esattamente servirà, anche se – in
mano ad un Fisco vorace – è assai facile intuirlo. Il fatto
stesso che un Catasto a doppia anima (patrimoniale e
reddituale) lo si voglia varare , e affrettatamente, pro-
prio in un momento di straordinari e esigen ze di cassa
da parte della ma no pubbl ica – statale e locale – non
apre il cuore a molte speranze. Del resto, è ben noto che
il primo – in Italia – a propugnare un Catasto patrimo-
niale fu il ministro Visco (che inse rì una previsione al
proposito nella Finanziaria 2007). Indipendentemente
da tutto, l’applica zione f‌iscale della parte del Catasto
algoritmi co concernent e i valori patrimoniali non potrà
comunque non tener conto di (o scontrarsi con) quanto
stabilito nel 1994 dalla nostra Corte costituzionale, al-
lorchè f‌issò il principio – in buona sostanza – che una
tassazione a valore non può superare il reddito effettivo
del bene inciso, portando in contrario “ad una sostanzia-
le p rogressiva e rosione de l bene” (e quind i, col tempo,
ad un’espro priazione surrettiz ia non costituzional mente
protetta) . Principio – anzitu tto, di buon senso – che la
Corte costituz ionale tedesca ribadì con una decisione
del ‘95 (“Il prelievo f‌iscale trova il proprio limite costi-
tuzionale nella capacità di reddito del patrimonio”).
Elementi inquietanti, dunque, non mancano. E, per
questo, ancor più inquietante è che l’Agenzia delle en-
trate e il Ministero delle F inanze no n vogliano proprio
saperne di introdurre nel nostro ordinamento un rime-
dio giurisdizi onale di merito, avanti un giudice terzo,
sulla congruità dei futuri valori e delle f uture ren dite
(cioè, di due accertamenti tributari, in poche parole,
e per di più a lungo corso). Si vo gliono dunque avere
le mani libere, sciolte da ogni serio controllo? I valori
costituzionali e i principii del giusto processo inseriti

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