N. 3 SENTENZA 11 - 14 gennaio 2010

LA CORTE COSTITUZIONALE

composta dai signori:

Presidente: Francesco AMIRANTE;

Giudici: Ugo DE SIERVO, Paolo MADDALENA, Alfio FINOCCHIARO, Alfonso QUARANTA, Franco GALLO, Luigi MAZZELLA, Gaetano SILVESTRI, Sabino CASSESE, Maria Rita SAULLE, Giuseppe TESAURO, Paolo Maria NAPOLITANO, Giuseppe FRIGO, Alessandro CRISCUOLO, Paolo GROSSI;

ha pronunciato la seguente

Sentenza

nei giudizi di legittimita' costituzionale dell'art. 140 del codice di procedura civile (Irreperibilita' o rifiuto di ricevere la copia), promossi dal Tribunale di Bologna con ordinanza dell'11 febbraio 2008 e dalla Corte d'appello di Milano con ordinanza del 22 dicembre 2008, rispettivamente iscritte ai nn. 75 e 88 del registro ordinanze 2009 e pubblicate nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica, nn. 11 e 13, 1ª serie speciale, dell'anno 2009.

Visti gli atti di intervento del Presidente del Consiglio dei ministri;

Udito nella Camera di consiglio del 4 novembre 2009 il giudice relatore Paolo Maddalena.

Ritenuto in fatto 1. - Con ordinanza emessa in data 11 febbraio 2008 (reg. ord. n.

75 del 2009), il Tribunale ordinario di Bologna ha sollevato, in riferimento agli artt. 111, primo e secondo comma, 3, primo comma, e 24, secondo comma, della Costituzione, questione di legittimita' costituzionale dell'art. 140 cod. proc. civ. (Irreperibilita' o rifiuto di ricevere la copia), nella parte in cui non prevede che il contraddittorio si instauri all'atto della consegna al destinatario o a chi per esso della raccomandata informativa, o, qualora la consegna non sia ancora avvenuta, al verificarsi della compiuta giacenza della suddetta raccomandata.

La questione e' stata sollevata nel corso di un giudizio nel quale si discute della tempestivita' dell'opposizione ad un decreto ingiuntivo la cui notificazione e' stata effettuata ex art. 140 cod.

proc. civ.

In punto di non manifesta infondatezza, il rimettente ricorda che la Corte costituzionale e' intervenuta piu' volte (a partire dalla sentenza n. 213 del 1975, fino all'ordinanza n. 97 del 2004) a proposito dell'art. 140 cod. proc. civ., sempre disattendendo le eccezioni di illegittimita' prospettate in relazione al fatto che il perfezionamento della notifica si verifica al compimento delle formalita' prescritte dalla norma, e non alla ricezione della raccomandata.

Il Tribunale di Bologna osserva che il diritto vivente relativo all'art. 140 cod. proc. civ. si evince ora da due arresti delle Sezioni unite, entrambi posteriori all'ultimo intervento della Corte costituzionale.

L'ordinanza n. 458 del 2005, nell'affermare la nullita' della notifica ex art. 140 cod. proc. civ. nell'ipotesi in cui non sia allegato l'avviso di ricevimento della raccomandata all'originale dell'atto notificato, ha precisato che il dettato della norma realmente impone di ritenere che il perfezionamento si realizzi con la spedizione della raccomandata, anche perche', essendo questa diretta a disciplinare un effetto legale tipico (di conoscibilita'), sul piano logico e' ragionevole ritenere che il legislatore abbia inteso ancorare tale effetto ad una data certa qual e' quella derivante dalla spedizione della raccomandata stessa.

Ad avviso del rimettente, con questa pronuncia la Corte di cassazione avrebbe affiancato all'effetto anticipato per il notificante un ulteriore provvisorio e anticipato effetto per il destinatario.

Secondo il Tribunale di Bologna, se appare logico che, essendo il notificante il primo soggetto che entra nel procedimento (attivandolo), l'effetto a lui rapportato sia anticipato e dunque provvisorio, non puo' non destare perplessita' ritenere tale anche l'effetto per il destinatario, che ontologicamente dovrebbe concludere la sequenza procedimentale. E - osserva il rimettente non si vede come sia possibile che un atto perfezionato divenga successivamente nullo per non avere raggiunto il suo scopo in base ad un quid pluris esterno.

Il giudice a quo precisa che una correzione di questo ''problematico'' profilo viene dall'ordinanza n. 627 del 2008, con la quale le Sezioni unite hanno affermato che, nel caso della notifica del ricorso per cassazione sia a mezzo posta sia ex art.140 cod.

proc. civ., l'avviso di ricevimento non e' un elemento costitutivo della notifica, bensi' esclusivamente una prova dell'intervenuto perfezionamento del procedimento notificatorio e dunque dell'instaurazione del contraddittorio. La sua mancata produzione, quindi, si pone ora su un piano probatorio anziche' su quello della validita', per cui non sussiste piu' una necessita' di consolidamento dell'effetto perfezionativo verso il destinatario, che e' gia' determinato dalla spedizione della raccomandata.

Tale essendo il diritto vivente formatosi sull'art. 140 cod.

proc. civ., da intendere nel senso che la spedizione della raccomandata ne rappresenta il perfezionamento per il destinatario, il rimettente si chiede come possa, da sola, la spedizione inserire l'atto nella sfera di conoscibilita' di quest'ultimo, se non fondandosi su una perfetta e drastica fictio iuris. Secondo il giudice a quo, sussiste conoscibilita' nel momento in cui un atto entra nella sfera del destinatario, il che accade successivamente al momento in cui viene spedito in tale direzione. Cio' troverebbe riscontro, sul piano sostanziale, nell'art. 1335 cod. civ., che pone la presunzione di conoscenza degli atti ricettizi nel momento in cui giungono all'indirizzo del destinatario, e non nel momento in cui sono spediti a tale indirizzo.

Questa realta' logica e' alla radice della previsione, nell'art.

140 cod proc. civ., della raccomandata 'con avviso di ricevimento';

ed e' alla radice, altresi', delle considerazioni sul ruolo da attribuire a tale avviso nelle sopra citate ordinanze delle Sezioni unite.

Ad avviso del rimettente, non vi sarebbe un'adeguata tutela per il destinatario che si costituisce: 'se il destinatario si costituisce, per legge egli ha avuto conoscenza non quando la raccomandata informativa e' giunta al suo indirizzo, bensi' quando vi e' stata spedita'.

Per il destinatario che si costituisce vi sarebbe una riduzione dei termini a difesa (siano quelli per proporre una opposizione, siano quelli di comparizione per una costituzione tempestiva) rispetto ai soggetti che ricevono la notifica a mani proprie oppure a mezzo posta.

Nel complessivo sistema notificatorio civile, nessuna altra ipotesi di notificazione confliggerebbe cosi' evidentemente con il principio della ricezione.

Ad avviso del Tribunale rimettente, identificare, qualora il processo sia avviato con notifica ex art. 140 cod. proc. civ., l'instaurazione del contraddittorio con il momento perfezionativo della notifica dal punto di vista solo del notificante, senza tenere conto del momento in cui l'atto informativo entra (che e' cosa diversa dall'esservi spedito) nella sfera di conoscibilita' del notificato, significherebbe da un lato configurare il contraddittorio come mero simulacro e non in modo effettivo (il che contrasterebbe con l'art. 111, secondo comma, Cost. nella parte in cui impone l'effettivita' del contraddittorio in ogni processo), dall'altro far prevalere la posizione del notificante su quella del notificato senza che cio' sia supportato da una ragionevole esigenza di tutela del notificante (il che contrasterebbe sia con il principio della parita' delle parti sempre dettato dalla stessa norma costituzionale, sia con l'ancor piu' generale principio della 'giustizia del processo', rinvenibile nell'art. 111, primo comma, Cost.).

L'insussistenza di motivi di ragionevolezza alla base della fictio iuris che identifica l'instaurazione del contraddittorio ex art. 140 cod. proc. civ. contrasterebbe con l'art. 3, primo comma,

Cost., nella sua accezione di precetto impositivo della ragionevolezza come confine della discrezionalita' del legislatore ordinario.

Infine, la 'retrocessione' del contraddittorio, che l'art. 140 cod. proc. civ. impone tramite fictio iuris, lederebbe l'art. 24

Cost., nella parte in cui, al secondo comma, tutela il diritto di difesa come inviolabile in ogni stato del processo, e quindi anche al momento dell'instaurazione del contraddittorio: i termini di difesa che il legislatore concede a seguito della in ius vocatio sono infatti ridotti per chi subisce la notifica ex art. 140 cod. proc.

civ. in misura superiore a quella necessaria per rendere attuabile in tempi ragionevoli il perfezionamento della notifica.

  1. - Nel giudizio dinanzi alla Corte costituzionale e' intervenuto il Presidente del Consiglio dei ministri, rappresentato dall'Avvocatura generale dello Stato, che ha concluso per l'inammissibilita' o, comunque, per l'infondatezza della questione.

    La questione sarebbe inammissibile, perche' il Tribunale di Bologna non avrebbe indicato per quale ragione non possa essere data una lettura costituzionalmente orientata dell'art. 140 cod. proc.

    civ.

    In ogni caso, ad avviso della difesa erariale, la questione sarebbe infondata nel merito.

    L'art. 140 cod. proc. civ. e l'art. 149 cod. proc. civ. non sarebbero utilmente comparabili, in quanto perseguono diverse finalita'. Mentre la disciplina dettata dall'art. 140 cod. proc. civ.

    - per l'ipotesi di notificazione eseguita personalmente dall'ufficiale giudiziario, ma resa impossibile per irreperibilita' o rifiuto del...

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