Il valore legale delle lauree: persistenza o discontinuità?

AutoreGiacinto della Cananea
Pagine63-80

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@1. La competitività delle università italiane: una questione ineludibile

Per la società italiana del duemila la questione dell’adeguatezza delle università è una questione divenuta non ulteriormente eludibile. Lo è perché all’interno dell’unione europea, di cui l’Italia è parte integrante, con il mutuo riconoscimento dei titoli di studio sono venute meno le barriere nazionali edificate dagli stati nel periodo del loro apogeo, si è ripristinata la piena mobilità di docenti e studenti. Ciò è avvenuto con modalità e tempi diversi a seconda delle aree di studio, ma è avvenuto, con una conseguenza della quale molti hanno tardato ad acquisire piena consapevolezza: armonizzazione minima e mutuo riconoscimento hanno indotto l’eliminazione degli istituti e la revisione delle prassi che ostacolavano la piena mobilità1. ma non hanno condotto all’edificazione di un regime giuridico uniforme, né è prevedibile che esso si instauri nel breve o medio periodo.

Ne consegue una competizione, a livello europeo, alla quale l’Italia non può sottrarsi. si può ben dire che non si tratta d’una competizione tra ordinamenti, bensì d’una competizione nell’adeguare ciascun ordinamento, nel nostro caso quello universitario, alle specifiche esigenze della società e dell’economia nazionale; che vanno quindi ricercate le forme e le metodologie meglio corrispondente alle caratteristiche strutturali di ciascun Paese, sedimentate nella storia e nella cultura, e al tempo stesso più adatte a promuovere positivi mutamenti di quelle caratteristiche. detto ciò, si deve pur dire – però – che la

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competizione è in atto ed estende i propri effetti alle risorse finanziarie e al capitale umano2. Quote non irrisorie del finanziamento pubblico della ricerca sono decise dalle istituzioni europee. un numero non trascurabile di studenti sceglie di finalizzare il proprio percorso di studi nelle più prestigiose università europee, segnatamente nel regno unito e in Germania. un master of laws degree, un dottorato di ricerca in business administration possono avere, sovente hanno, un’importanza determinante ai fini del completamento della formazione, dell’ingresso nelle fasce più elevate del mercato del lavoro.

La questione della capacità delle università italiane di adeguare le proprie strutture e forme di azione e di competere all’interno dello spazio giuridico europeo, ineludibile per le ragioni appena indicate, è divenuta altresì relativamente più importante. sono precluse le tentazioni di protezionismo, che sarebbero in contrasto con lo spirito e la lettera delle norme dell’unione europea, e in ogni caso alla lunga inefficaci. sono impensabili, inoltre, variazioni di segno positivo della spesa pubblica destinata alle università, per via delle ristrettezze dei bilanci pubblici, del fardello del debito generato dalle politiche non oculate del passato. La minore disponibilità della leva finanziaria e l’impossibilità di tornare al protezionismo, oltre a far ricadere oneri più pesanti sulle nuove generazioni, rendono ancor più importante la riforma degli ordinamenti universitari. oltre alla sua ineludibilità e importanza relativa, la questione si manifesta sempre più chiaramente come in assoluto rilevante non soltanto per le prospettive di successo dell’economia italiana, ma anche per l’evoluzione della società tutta. Lo è perché, senza significativi miglioramenti dell’efficienza e dell’efficacia degli investimenti nel capitale umano, diviene oltremodo arduo per le imprese mantenere le posizioni attuali e a fortiori raggiungere le imprese dei Paesi più avanzati. Lo è, inoltre, perché in un Paese che non dispone di grandes écoles ed ha registrato il progressivo indebolimento degli enti di ricerca non universitari, l’adeguatezza degli atenei ha ancor più rilievo strategico.

In questa prospettiva, il sistema universitario italiano appare largamente perfettibile, senza costi e con formidabili benefici3. si può fa-

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vorire l’uso di indicatori di produttività in tutte le aree della scienza, pur nella consapevolezza del diverso peso che essi inevitabilmente hanno. si possono rendere le procedure di reclutamento dei docenti più trasparenti e maggiormente orientate alla valorizzazione del merito. si possono alleggerire gli oneri finanziari per gli studenti capaci e meritevoli e, al tempo stesso, rendere congrue le borse di studio per quelli sprovvisti di mezzi adeguati, in modo da dare finalmente attuazione all’articolo 34 della Costituzione.

@2. Il dibattito sul valore legale delle lauree: richiami essenziali

Attorno a queste tematiche, dal duemila vi è stato dibattito. diverse soluzioni concretamente attuabili sono state prospettate. Almeno in alcuni casi, quelle soluzioni sono state tradotte in articolati normativi. su impulso del Governo, il Parlamento ha provato a legiferare e in qualche misura lo ha fatto. Tuttavia, il carniere delle riforme è rimasto singolarmente vuoto in rapporto a una componente d’importanza basilare: come sia possibile ispirare a un favor per la competizione – dinamica e per la flessibile allocazione di risorse scarse, per le quali non si può seguitare a far riferimento prevalentemente al criterio della spesa storica – tra gli atenei non soltanto la disciplina dei finanziamenti pubblici, ma anche l’assetto normativo, al fine di consentire ai vari attori – studenti e famiglie, imprese ed enti locali – di premiare gli atenei migliori, di disincentivare le pratiche che impediscono il buon funzionamento degli altri. Contro quella competizione dinamica, agiscono in Italia numerosi impedimenti. Probabilmente il più discusso, non l’unico, è il valore legale dei titoli di studio, della cui abolizione Luigi Einaudi è stato tra i più autorevoli sostenitori.

La tesi di Einaudi è nota: «la fonte dell’idoneità scientifica, tecnica, professionale … non è la pergamena dichiarativa del possesso del diploma»; è, piuttosto, il merito, che va accertato e valorizzato. rispetto all’idoneità, scientifica, tecnica, teorica o pratica, il valore legale del diploma non è che una finzione. È, però, una finzione produttiva di conseguenze indesiderabili, da evitare. Infatti, la circostanza che un’autorità pubblica sancisca la sussistenza dell’idoneità con un proprio provvedimento avente valore legale induce l’uniformità degli ordinamenti scolastici. Giustifica il controllo dello stato su di essi.

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Genera un’aspettativa che il titolare possa disporre d’una esclusiva in rapporto a taluni impieghi4.

Quella posizione non è rimasta isolata. Ha riscosso consensi anche in momenti storici a noi più vicini. Tuttavia, non sono mancate le critiche, nelle sedi istituzionali e in quelle scientifiche. segnatamente, tra i giuristi vi è dissenso per quanto concerne la abolizione del valore legale del titolo di studio. Le ragioni della teoria giuridica restano irrimediabilmente divise fra vantaggi e svantaggi possibili. Essa ha dimostrato l’esistenza di pro e contra, non è riuscita a quantificarne la rispettiva rilevanza in modo risolutivo. Tutte le tesi sono state sostenute e contraddette, dal riconoscimento costituzionale degli istituti preesistenti alla previsione dell’esame di stato come momento di riscontro circa il possesso dei requisiti per l’accesso ad alcune professioni, non a tutte. Piuttosto che darne conto in modo puntuale, è utile interrogarsi su alcune argomentazioni ricorrenti nel dibattito, al fine di individuare le difficoltà che l’azione riformatrice dovrebbe superare5.

@3. I dati per le interpretazioni: valore legale scolastico ed extrascolastico

Prima di considerare le argomentazioni, bisogna – però – esporre rapidamente alcuni dati, dai quali non è possibile prescindere. Già il parlare del valore legale delle lauree comporta aprire un primo pro-

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blema, giacché bisogna chiarirne il significato. si deve distinguere, infatti, il valore legale scolastico da quello extrascolastico.

Il valore scolastico delle lauree, come per altri titoli di studio, implica semplicemente che l’accesso a un determinato percorso di studio (scuola di specializzazione, dottorato di ricerca) è subordinato al conseguimento d’una laurea. Nel novero delle disposizioni normative che vi fanno riferimento, in particolare, due assumono specifico rilievo. La prima, più risalente nel tempo, è la disposizione del testo unico delle leggi sull’istruzione superiore in base alla quale «i titoli di studio rilasciati dalle università hanno esclusivamente valore di qualifiche accademiche. L’abilitazione all’esercizio professionale è conferita a seguito di esami di stato, cui sono ammessi soltanto coloro che abbiano conseguito presso università i titoli accademici» (articolo 172 del regio decreto 31 agosto 1933, n. 167). Il valore scolastico delle lauree, dunque, esaurisce i propri effetti all’interno del sistema universitario. Esso attesta semplicemente il compimento di un determinato corso di studi, il superamento d’una serie di verifiche, l’ottenimento di un giudizio positivo da parte dell’organo competente a esprimerlo. In questo senso, il titolo di studio ha il medesimo valore, qualunque sia l’università che lo abbia rilasciato e a prescindere dai contenuti degli insegnamenti impartiti al suo interno. Non costituisce un tratto distintivo dell’ordine giuridico italiano, né un tratto di specie degli ordinamenti di tipo romanogermanico, bensì è comune agli ordinamenti di common law, come il regno unito: è un tratto di genere dei sistemi universitari più avanzati.

L’altra disposizione, più recente, stabilisce che «i titoli universitari conseguiti al termine dei corsi dello stesso livello appartenenti alla stessa classe...

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