Diritto positivo e giustizia universale: aspetti concettuali del nomos greco
Autore | Mino Ianne |
Pagine | 189-209 |
M. Ianne
Diritto positivo e giustizia universale: aspetti concettuali del nomos greco
MINO IANNE
DIRITTO POSITIVO E GIUSTIZIA
UNIVERSALE: ASPETTI CONCETTUALI
DEL NOMOS GRECO
S: 1. Da Marcello Gigante a Ilaria Ramelli. - 2. Variazioni del concetto e
nuove ipotesi su Archita di Taranto. - 3. Una antica discussione. - 4. Pindaro e la
signoria del nomos. - 5. Platone e la polemica sulla giustizia. - 6. Il diritto e la
legge nel Critone.- 7. La forza vincolante della norma giuridica. - 8. Diritto na-
turale e diritto positivo.
1. Il concetto di giustizia e di diritto, la nozione stessa di nomos, la legge,
costituisce uno dei motivi di più forte arcaicità nella riflessione giuridico-fi-
losofica (ma anche poetica) della Grecia antica. Lo ricorda, tra gli altri, uno
studio di Ilaria Ramelli1, che prosegue e amplia la celebre opera di Marcello
Gigante Nomos Basileus2. Ilaria Ramelli prende le mosse dal punto in cui il
filologo di Buccino aveva interrotto la sua indagine, vale a dire dalle conce-
zioni platoniche del nomos e le sue connessioni con il divino, l’anima e l’edu-
cazione. La studiosa dimostra che il concetto di nomos empsychos è di ascen-
denza platonica e non stoica, come generalmente sostenuto dalla critica.
Ma lo studio della Ramelli appare di signicativo interesse anche perché
ella presenta una innovativa ricerca riguardante Archita di Taranto. La pri-
ma attestazione del sintagma nomos empsychos si trova in uno scritto etico-
politico intitolato Sulla legge e la giustizia attribuito ad Archita e considerato
pseudo-epigraco. L’autrice dimostra che l’opera e i relativi frammenti a
noi giunti possono validamente essere considerati autentici e ciò corrobora
l’ascendenza platonica del concetto, considerati i ben noti rapporti tra il pita-
gorico tarantino e il losofo ateniese.
1 I. R, “Il basileus come nomos empsychos tra diritto naturale e diritto divino. Spunti
platonici del concetto e sviluppi di età imperiale e tardo-antica”, Bibliopolis, Napoli, 2006, collana
Memorie dell’Istituto italiano per gli studi losoci, pp. 131, prefazione di Giovani Reale.
2 M. G, Nomos Basileus, Roma, 1956; con essa il Gigante si è denitivamente imposto
nel novero dei maggiori lologi italiani ed europei ed è diventata subito un classico; nel 1993
l’opera è stata ristampata a Napoli da Bibliopolis con l’aggiunta di una appendice a commento delle
novità papirologiche intervenute in argomento.
190 Annali della Facoltà di Giurisprudenza di Taranto — Anno IV
Prima di proseguire nel commento del libro, qualche nota sull’autrice la
quale, a dispetto della sua ancora giovane età, è ormai un nome di riferi-
mento internazionale negli studi di antichistica. Collabora con la cattedra di
Filosoa antica dell’Università Cattolica di Milano e con l’Università Com-
plutense di Madrid. Nonostante le difcoltà dovute a seri problemi di salute
sono veramente numerosissime le sue pubblicazioni scientiche tra saggi,
traduzioni e articoli specialistici. Conoscitrice di una ventina di lingue tra
antiche e moderne, grazie al paziente lavoro della Ramelli oggi disponiamo
di importanti traduzioni italiane di alcune opere basilari del pensiero antico,
alcune mai tradotte in una lingua moderna.
È per questo signicativo contributo dato alla scienza dell’antichità che
nel 2006 il Comitato scientico del Premio Internazionale di cultura classica
“Marcello Gigante” ha accolto la mia proposta di conferire il riconoscimen-
to, che gode dell’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, alla dott.
Ilaria Ramelli. Il libro è originato proprio dalla lectio tenuta per l’occasio-
ne dall’autrice presso l’Istituto per gli studi losoci di Napoli. Nella cir-
costanza mi permisi di suggerire alla studiosa di approfondire la reciproca
dipendenza che, sul tema della legge e della giustizia, potrebbe delinearsi
tra Platone e Archita e di esaminare a fondo i frammenti architei, autentici
e apocri; ho corroborato l’invito sottoponendo alla ricercatrice una prima
bibliograa3.
Per comprendere la portata speculativa e storiograca del lavoro della
Ramelli va subito detto che l’autrice individua in Platone le premesse teore-
tiche della concezione, poi diffusa in età ellenistica, imperiale e tardo-antica,
del sovrano come nomos empsychos, legge incarnata. Questa concezione,
solitamente connessa con il pensiero stoico, ha le sue radici in Platone - come
l’autrice prova qui per la prima volta in modo esauriente - e nello stretto
rapporto istituito dal losofo ateniese tra diritto divino, naturale e positivo.
La tesi della derivazione platonica del concetto di nomos empsychos è raf-
forzata, tra l’altro, dalla constatazione che gli autori in cui storicamente si tro-
va attestata questa nozione appartengono quasi tutti alla tradizione platonica.
2. È notevole il fatto che la prima attestazione del sintagma nÒmoj œmyu-
coj si trovi in uno scritto etico-politico intitolato Sulla legge e la giustizia
attribuito al pitagorico Archita di Taranto. Questo trattato, che ci è giunto in
forma del tutto frammentaria, è generalmente considerato pseudo-epigrafico.
Ora, a parte il fatto che esso apparterrebbe comunque, anche se fosse spurio,
alla tradizione medioplatonica con influssi pitagorici, la dott. Ramelli in que-
sto studio offre importanti suggerimenti – sia di carattere teoretico che filolo-
gico e storiografico – a sostegno della tesi dell’autenticità architea dell’opera.
Come è noto dell’Archita storico ci rimangono soltanto quattro frammen-
ti sicuramente autentici (47 B1-4 DK), più varie testimonianze.
3 L’autrice lo ha voluto cortesemente segnalare, p. 48, n. 89.
Per continuare a leggere
RICHIEDI UNA PROVA