Un Thesaurus per la ricerca sui diritti dell'antichità. Esperienze e problemi

AutoreNicola Palazzolo
CaricaCentro interuniversitario di Ricerca per l'Informatica Romanistica
Pagine267-278

Page 267

@1. Premessa

Sono sinceramente grato all'amico Pierangelo Catalano per aver offerto a noi - che tra i nostri colleghi romanisti siamo considerati un po' gli apprendisti stregoni di un'arte che non sembra ancora meritare la dignità di scienza - un'opportunità unica, quella di confrontarci tra noi sulle cose che facciamo, ma più ancora di confrontarci con gli altri, quelli a cui offriamo il risultato delle nostre esperienze, e che riteniamo possano avvalersi sempre di più e meglio dello strumento informatico; uno strumento questo che anche i romanisti, come la gran parte degli studiosi di scienze umane, mostrano ormai di conoscere e di apprezzare come sistema di scrittura, sostituto della penna o della macchina da scrivere, mentre poi diventano estremamente cauti o addirittura sospettosi riguardo ad utilizzi più avanzati di tipo documentario.

Ma credo che tutti noi dobbiamo essergli particolarmente grati anche per una diversa ragione: e cioè per il fatto che noi abbiamo oggi l'opportunità di confrontarci con chi romanista non è, con quegli operatori del diritto che sulla - strada dell'utilizzo di strumenti informatici a fini documentari ci sono ormai da tempo grazie all'enorme valore formativo che ha avuto per generazioni di giudici e di, avvocati l'esperienza del CED della Corte di Cassazione. Non posso dimenticare che per parecchi di noi, praticamente per tutti quelli che, in Italia e all'estero, oggi lavorano attorno all'informatica romanistica, la prima spinta in questa direzione è stata data proprio dal CED, che in una memorabile sessione del IV Congresso internazionale nel 19881, mise a fuoco una serie enorme di prospettive di ricerca, una buona parte delle quali oggi sta vedendo il compimento. È con vivoPage 268 piacere, perciò, che vedo anche in questo convegno una conferma di un ruolo sempre più impegnativo del CEP non solo nel campo ristretto della, documentazione giurisprudenziale o legislativa, ma anche in quello più ampio della cultura giuridica e quindi anche della storia giuridica, quale strumento essenziale per la formazione complessiva del giurista.

In questa mia breve comunicazione io mi limiterò ad una rapida descrizione di ciò che è stato fatto da alcuni anni dal Centro interuniversitario per l'informatica romanistica, che ha sede a Catania, ed in particolare della banca dati su CD-ROM «BIBLIOTHECA IURIS ANTIQUI», che è già completa in tutti i suoi archivi2. Ma specialmente, mettendomi nell'ottica propria di questo Convegno, spenderò qualche parola in più su uno dei tre archivi, il Thesaurus, mostrando come esso - oltre a tutte le specifiche potenzialità di ricerca che presenta - possa divenire anche lo strumento privilegiato per una ricerca documentaria nell'ambito del diritto romano da parte di chi romanista 'non è.

@2. Bibliografia e fonti nella ricerca romanistica. La fonte come strumento per l'accesso all'informazione bibliografica

Dal punto di vista documentario la ricerca sui diritti dell'antichità si sviluppa intorno a due fondi di genere assai diverso: il fondo relativo alla bibliografia e quello relativo alle fonti. Il primo è un fondo in continuo accrescimento, ed anche di difficile reperimento, data l'interdisciplinarietà degli studi sul mondo antico; per converso presenta, a differenza di altri fondi bibliografici, la caratteristica del mancato «invecchiamento» anche a distanza di molti decenni. Il fondo delle fonti, al contrario, è un fondo «statico», nel quale, cioè, salve rarissime eccezioni, si può prevedere che non vi saranno nei prossimi decenni nuove integrazioni. Il rapporto quantitativo tra fonti e bibliografia è anzi nel diritto romano invertito rispetto alle altre discipline giuridiche (ed anche storico-giuridiche), dove ad una bibliografia relativamente limitata corrisponde un enorme numero ed una estrema varietà di fonti legislative e giurisprudenziali.

Se si tiene presente tutto ciò, si comprende bene allora che il primo modo di utilizzazione informatica delle fonti da parte del romanista sia stato quello di vedere la fonte come strumento per l'accesso all'informazione bibliografica: il reperimento della letteratura collegata ad una determina-Page 269ta fonte è stato infatti tradizionalmente il tipico modo di fare ricerca bibliografica da parte del romanista. Si tratta perciò di un campo privilegiato per lo strumento informatico, nel quale l'idea di poter riunire in un unico indice tutte le citazioni di fonti contenute nelle moderne interpretazioni critiche risponde effettivamente ad un'esigenza diffusa e non indotta dal computer, anzi preesistente ad esso.

Tra le esperienze più importanti in questa direzione c'è appunto quella realizzata dal gruppo «FIURIS», di cui siamo ospiti in questi giorni3, ma anche quella del gruppo di ricerca di Linz relativa al Generalregister della Savigny Zeitschrift (ma solo ai fini dell'edizione a stampa)4, o quella infine realizzata a Catania, forse più ambiziosa, ma appunto per questo non sostenibile con le sole forze di un piccolo gruppo, che dovrebbe raccogliere a spoglio ultimato tutte le citazioni di fonti giuridiche, letterarie, epigrafiche, papirologiche, nella letteratura, anche monografica, italiana e straniera5. È un'esperienza per il momento sospesa a causa della sua enormità: si pensi che in due anni di bibliografia sui diritti delFantichità sono state raccolte oltre 150.000 citazioni. Ma si tratta di un'esperienza che -sia pure in forme diverse - spero non andrà perduta.

Naturalmente, in questo primo tipo di utilizzazione non è la fonte in sé a costituire chiave di ricerca, bensì la sua indicazione sintetica codificata in una sigla corrispondente al nome e al luogo della fonte6. Non saranno perciò possibili altri accessi alla bibliografia se non quelli standardizzati in quelle sigle predefinite: non perciò parole contenute nel testo; non l'argomento, e neppure i brani giurisprudenziali pur provenienti dal Digesto, maPage 270 indicati (come sempre più spesso accade) solo col nome del giurista e il numero corrispondente della Palingenesia leneliana. Ma si tratta di un limite intrinseco alla scelta fatta, dipendente essenzialmente dal fatto che non ci si pone il problema del reperimento rapido delle fonti, giacché per il romanista è del tutto naturale avere tutte le fonti sul tavolo, in edizioni moderne facilmente consultabili.

@3. Gli archivi a testo pieno delle fonti giuridiche romane

L'inizio di un approccio del tutto diverso all'utilizzazione informatica delle fonti - e la possibilità di apertura di 'nuovi orizzonti - è invece fornito dalla opportunità di disporre di un archivio «a testo pieno» delle fonti giuridiche romane.

Oggi, come abbiamo udito anche qui, un'ottima base di partenza ci è fornita dalla realizzazione effettuata dal gruppo di Linz, che ha memorizzato pressoché tutte le fonti giuridiche romane in lingua latina.

Dicevo che è un'ottima base di partenza; ma è anche chiaro per chi l'ha sperimentata che se si vuole trarre da questa memorizzazione tutte le potenzialità di ricerca che essa contiene occorre non solo riversare i dati entro un programma di reperimento delle informazioni di notevole potenza, ma procedere preliminarmente a tutto un lavoro di ripulitura e di uniformazione delle citazioni, senza il quale la ricerca rischia di dare risultati inattendibili o comunque incompleti, È questo il lavoro a cui abbiamo atteso per circa due anni a Catania, ed oggi l'archivio delle Fonti giuridiche romane, memorizzato su CD-ROM, costituisce uno dei cardini (gli altri due sono l'archivio bibliografico di oltre 30.000 documenti ed il Thesaurus di circa 8000 voci) di cui è costituita la banca...

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