Stato di attuazione del federalismo fiscale

AutoreEnrico LA Loggia
Occupazione dell'autorePresidente della Commissione Parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale.
Pagine161-164
STATO DI ATTUAZIONE DEL FEDERALISMO FISCALE
E LA LOGGIA*
Mi piace iniziare con una citazione che penso qualcuno tra i più anziani potrebbe
ricordare e che ai più giovani vale la pena ricordare: “Figlioli miei, ma perché volete
nel vostro Statuto la Corte dei conti, che qui a Roma crea tanti problemi?”. Alcide
de Gasperi non riusciva a capacitarsene, dopo avere appena nito di leggere lo Sta-
tuto siciliano che gli aveva portato Giuseppe La Loggia, inviato da Luigi Sturzo.
Il padre della Democrazia Cristiana denì lo schema statutario eccellente salvo
per un punto, quello che prevedeva l’istituzione di una Corte dei conti siciliana
dedita al controllo degli atti del Parlamento e del nascente governo dell’Isola. Di
fronte a questa perplessità, La Loggia rispose con fermezza: “Presidente, noi siamo
per l’autonomia ma per lo Statuto autonomistico che sorge vogliamo un controllore
autorevole!”.
La storia continua, naturalmente. E varrebbe la pena di ricordare che nel 1948
si insediò Amerigo Festa, primo presidente della sezione, ma la storia è molto più
antica ed affonda le sue radici nella notte dei tempi addirittura. Controlli delle spese
dello Stato vengono istituzionalizzati nel ‘200 da Federico II, con i rationales, fun-
zionari esperti nel far di conto, posti alle dirette dipendenze del sovrano, che dove-
vano giudicare la spesa dei burocrati del Regno e anche lo svolgimento di costruzio-
ni e riparazioni di ufci pubblici. L’avvento di una Corte dei conti in parte simile a
quella attuale avvenne però soltanto nel 1818 (ovviamente tutti coloro i quali fanno
parte della Corte dei conti queste cose le conoscono benissimo, ma a qualcuno forse
dei partecipanti a questo incontro potrà essere utile ricordarlo), quando i Borbone,
sull’esempio della legislazione napoleonica, istituirono nel regno delle due Sicilie
una gran Corte dei conti dove operava un procuratore generale del re, rappresentan-
te del pubblico ministero.
Le udienze erano tenute allo Steri e i compiti riguardavano una sorte presa d’atto
della spesa nella macchina burocratica. Nulla di più. Questa Corte venne soppressa
però dopo l’avvento dell’Unità d’Italia e, nel 1862, gli ufci dello Steri chiusero i bat-
tenti. Iniziò così un oblio durato 86 anni. Per l’appunto no al 1948, quando grazie allo
Statuto Siciliano tutto ricominciò. Di qui il mio interesse verso la Corte dei conti, tanto
che la mia tesi di laurea - come qui ricorderà sicuramente il prof. Guido Corso, che mi
seguì in quel difcile lavoro - assegnatami dal prof. Pietro Virga, verteva proprio sul
controllo della Corte dei conti sulle aziende e gli enti sovvenzionati dallo Stato.
* Presidente della Commissione Parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale.

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