Il Sistema Informatico Civile nel Processo Civile Telematico

AutoreCesare Maioli
CaricaProfessore di Informatica giuridica all'Università di Bologna e membro del CIRSFID della stessa Università (cesare.maioli@unibo.it)
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@1. Sistemi informativi e Processo Civile Telematico

"Migliorare in maniera sostanziale l'efficienza del servizio giustizia, da cui discendono la garanzia dei diritti dei cittadini e la competitività del Paese" è l'obbiettivo che scaturisce dal Protocollo d'Intesa del 23 gennaio 2007 tra il Ministro della Giustizia e il Ministro per le Riforme e le Innovazioni nella Pubblica Amministrazione, i quali hanno sottolineato l'esigenza di adottare una linea comune per realizzare un programma organico utilizzando risorse strumentali ed economiche.

Due pietre miliari con cui l'ordinamento italiano ha cercato di adeguarsi alle esigenze di e-justice tramite l'adozione di sistemi informatici e telematici per la gestione di dati e documenti giudiziari sono stati, nel 2001, la definizione relativa al Processo Civile Telematico (PCT)1, e nel 2005, il d.lgs. n. 82, Codice dell'Amministrazione digitale.

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Il tutto nell'ambito di un progetto di e-government consistente nel processo di informatizzazione della Pubblica Amministrazione (PA) che permette di trattare la documentazione e di gestire procedimenti con i sistemi digitali, attraverso l'uso delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC), al fine di ottimizzare il lavoro degli enti e di offrire a cittadini e imprese nuovi servizi, più rapidi, tramite, ad esempio, i siti web della PA.

Le TIC sono molto più che strumenti della produzione materiale e tecniche per il calcolo e l'elaborazione dei dati in quanto sono divenute il mezzo fondamentale della comunicazione, le strutture chiave dell'organizzazione politica e sociale. Da un lato l'uso delle tecnologie dell'informazione permea ormai tanto le strutture private quanto quelle pubbliche. Dall'altro lato, oltre ad essere impiegate nell'ambito delle strutture preesistenti, esse offrono la possibilità di nuove soluzioni organizzative. Così anche l'articolazione più complessa delle strutture del potere, la dimensione della governance, difficilmente sarebbe concepibile senza le possibilità di integrazioni e scambio di informazioni offerta da tali tecnologie.

Il potenziale delle TIC per l'innovazione delle operazioni interne di governo come per i servizi ai cittadini e alle imprese ha, assieme ad altri sviluppi, dato luogo a una crescita enorme di iniziative in tutto il mondo, dalla seconda metà degli anni novanta per implementare forme di e-government.

Tale tendenza è stata rafforzata da alcuni fattori: l'aumento dei finanziamenti pubblici per stimolare nuove modalità di crescita di efficienza e di qualità delle prestazioni da parte della PA; la ristrutturazione delle funzioni del settore pubblico e della fornitura di servizi unita alla tendenze a privatizzazioni ed esternalizzazioni, c.d. reinventing government; il cambiamento nelle filosofie di gestione del settore pubblico; la crescente richiesta del miglioramento dei servizi da un vasto pubblico in una società dove la penetrazione di Internet in tutte le sfere della vita delle persone è in con-Page 25tinua crescita; la richiesta di una maggiore trasparenza, democrazia, legittimazione compresa la necessità di convincere e far condividere dai cittadini i progetti e le iniziative di utilizzo di risorse ("un'Europa dei cittadini").

La politica dell'Unione europea orientata alla promozione di una società dell'innovazione inclusiva, in cui i benefici economici e sociali siano allargati a tutti ha fin dal 2001 favorito e attivato numerose iniziative che fanno riferimento a regole, procedure e pratiche che riguardano il modo in cui i poteri sono esercitati all'interno dell'Unione Europea. Scopo dell'e-governance è quindi quello di adottare una nuova forma di modalità per l'esercizio dei poteri di governo che, attraverso l'accesso alle TIC, porti l'Unione più vicina ai cittadini Europei, rafforzando al tempo stesso la democrazia in Europa e consolidando la legittimità delle istituzioni.

L'e-justice rappresenta, in particolare, quello strumento in grado di perseguire l'interoperabilità del sistema giustizia, intervenendo sulla complessità delle relazioni esistenti fra i numerosi soggetti. L'informatica diventa pertanto una leva per la soluzione della riduzione dei lunghi tempi processuali.

Per sistema informativo2 si intende, genericamente, un insieme di elementi interconnessi che ricercano, raccolgono, elaborano, memorizzano dati. Questi vengono elaborati e trasformati in informazioni che possono poi essere consultate. È dunque un sistema che organizza e gestisce in modo efficace ed efficiente le informazioni necessarie per perseguire uno o più scopi. Le attività che svolge possono essere sintetizzate in un procedimento che prevede tre fasi: raccolta di dati grezzi; conversione di questi in una forma più utile e loro elaborazione; trasferimento le informazione elaborate alle persone che le utilizzeranno o alle funzionalità dalle quali verranno utilizzate. Il sistema informatico, parte del sistema informativo che si avvale delle TIC, è costituito dall'insieme delle risorse messe a disposizione dalla tecnologia, dalle persone che la utilizzano e dalle applicazioni che possono essere sviluppate con esse, con la finalità di automatizzare l'archiviazione, la produzione, l'elaborazione e la distribuzione dei dati.

Per inglobare i due concetti, il legislatore ha optato per una definizione univoca quando nell''art. 1 del d.m. 24 maggio 2001 ha scritto: "il sistemaPage 26 informativo è definito come l'insieme delle risorse umane, delle regole organizzative, delle risorse hardware e software (applicazioni e dati), dei locali e della documentazione (sia in formato cartaceo, sia elettronico) che nel loro complesso, consentono di acquisire, memorizzare, elaborare, scambiare e trasmettere informazioni inerenti i registri informatizzati degli uffici".

In ambito giudiziario civile un sistema informatico importante è il Sistema Informatico Civile3 (SIC), punto focale del PCT che permette la trasmissione, la comunicazione e la notificazione dei documenti informatici per via telematica.

Autorevoli studiosi, allorché si parla di esigenze di organizzazione e sistemi informativi nel mondo della giustizia4, sostengono che esso non è riducibile ai tradizionali modelli aziendali in quanto il bene prodotto dagli uffici giudiziari non è un prodotto monetizzabile all'interno di un mercato e in quanto l'organizzazione giudiziaria presenta regole e rigidità sue proprie che, a parte le peculiarità delle funzioni esercitate, discendono da principi costituzionali5. Invero la giustizia, in modo analogo ad altre orga-Page 27nizzazioni pubbliche professionali basate principalmente su lavoratori intellettuali dotati di ambio grado di autonomia decisionale (per esempio la sanità, l' ambiente, la istruzione) tende sempre più a porsi problemi e obiettivi di efficienza ed economicità. Dunque i sistemi informativi a essa rivolti possono essere descritti come soluzioni organizzative, tecnologiche e manageriali alle sfide poste dall'ambiente esterno che servono per generare nuovo valore per il mondo della giustizia. Più che rivolti a un settore, si può dire che i sistemi informativi siano parti integranti di un settore che - al pari di norme, deleghe e piani - rappresentano e condizionano la gestione di altre risorse come il personale, le politiche, la cultura e le procedure operative di un'impresa.

In tali sistemi informativi si includono quindi procedure operative standard che seguono regole formali sviluppate nel corso degli anni per svolgere determinate operazioni di produzione di beni e servizi e attività, difficilmente riconducibili a standard, di rappresentazione delle conoscenze e di supporto al ragionamento che creano nuove conoscenze.

Classicamente6 la correlazione tra i vari livelli aziendali presenti in un settore (strategico, manageriale, operativo, rivolto alla gestione della conoscenza) e le aree funzionali caratteristiche delle organizzazioni (per esempio produzione di beni o servizi, gestione finanziaria, gestione delle risorse umane, ecc.) porta a classificare i sistemi informativi in diversi tipi:

  1. sistemi informativi operativi o transazionali (per esempio la gestione dei registri);

  2. sistemi di gestione delle informazioni per il management (per esempio riepiloghi, consuntivi di routine);

  3. sistemi informativi per la gestione della conoscenza (per esempio modelli e simulazioni, interrogazioni complesse di vaste banche di dati) e sistemi per il supporto al lavoro d'ufficio (per esempio la redazione di atti, l'utilizzo di posta elettronica, il trattamento elettronico dei documenti);

  4. sistemi informativi a supporto dell'attività manageriale, articolabili in sistemi a supporto delle decisioni (per esempio analisi di risultanze multiple, correlazione di indici di prestazioni, redazione di atti per le qualiPage 28 si debbano consultare fonti plurime di dottrina e giurisprudenza) e sistemi di gestione delle informazioni per il management (per esempio riepiloghi, consuntivi di routine);

  5. sistemi informativi a supporto delle attività strategiche (per esempio proiezioni).

Il quadro è completato dalle seguenti osservazioni:

- i vari tipi di sistemi informativi possono coesistere nei diversi settori di un'impresa o di una organizzazione che fornisce servizi e, a loro volta, nei loro sottoinsiemi;

- anche se nella maggior parte delle imprese questi tipi di sistemi sono collegati tra loro in modo non molto stretto, la omogeneità e unitarietà concettuale, logica e di strumenti informatici utilizzati nei vari sistemi sono obiettivi che vengono perseguiti per motivi di costi, compatibilità, affidabilità e usabilità delle soluzioni;

- tra i vari tipi di sistemi informativi esistono numerose interdipendenze; per esempio: i sistemi per la gestione delle transazioni sono i principali produttori di informazioni utilizzate dagli altri tipi di sistemi; per completezza si può affermare che, di norma, i sistemi del tipo 1 sopra citati forniscano informazioni a quelli di tipo 2, 3...

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