Sindacato inquilini e fisco vorace

AutoreCorrado Sforza Fogliani
Pagine545-545
545
Arch. loc. e cond. 4/2013
Varie
CONFEDILIZIA:
PRIME ASSEMBLEE
DOPO LA RIFORMA
TRA INCERTEZZE, DISGUIDI
E CURIOSI EPISODI
(IN ASSEMBLEA, UN CANE)
In occasione della “GIORNATA CONDOMINIO APER-
TO”, indetta dalla Confedilizia in coincidenza con l’entrata
in vigore della riforma del condominio, sono pervenute di-
verse segnalazioni dalle Associazioni territoriali secondo
cui l’entrata in vigore della riforma non ha fatto registrare
da parte di condòmini e amministratori particolari diff‌i-
coltà, pur con qualche incertezza interpretativa ed episodi
anche curiosi.
Lo rileva l’Organizzazione storica dei proprietari di
casa, riportando alcuni degli episodi più signif‌icativi.
In un condominio, a Latina, era già iniziata da oltre
un’ora la discussione sul primo punto all’ordine del gior-
no quando un condomino ha rilevato che il quorum per
la costituzione in seconda convocazione dell’assemblea
non era stato raggiunto. La riforma, infatti, ha previsto
che, in seconda convocazione, l’assemblea è regolarmente
costituita con l’intervento di un terzo dei condòmini e di
un terzo dei millesimi. Prima, invece, nulla era stabilito in
proposito. Dopo una breve ma intensa discussione non vi
è stato altro da fare, pertanto, che dichiarare la riunione
deserta, tra la rabbia dei condòmini che avevano perso
tempo a discutere per nulla.
A Castelsangiovanni, in provincia di Piacenza, un con-
domino, amministratore del proprio condominio, è stato
invitato, nel corso dell’assemblea, a lasciare l’incarico.
Secondo alcuni dei partecipanti alla riunione, infatti, non
poteva più esercitare il mandato conferitogli in quanto non
SINDACATO INQUILINI
E FISCO VORACE
di Corrado Sforza Fogliani
I Sindacati inquilini si fanno, qua e là, sentire per
chiedere – in particolare – la riforma della legge sulle lo-
cazioni (con l’introduzione della contrattazione collettiva
dei canoni!) nonchè provvedimenti per la morosità “incol-
pevole” e l’abolizione della cedolare secca.
In particolare quest’ultima richiesta, non si capisce
proprio, se non nell’ottica di un’ottocentesca contrapposi-
zione tra “padroni di casa” e inquilini. Infatti, la cedolare è
stata – negli ultimi anni – l’unica normativa che ha recato
un benef‌icio (pagato dai proprietari) agli inquilini e cioè
l’abolizione, per i soli aff‌itti a cedolare, dell’aggiornamento
Istat. Ma anche questo non va bene.
Al di là di tutto, il problema è comunque uno, e uno
solo: che una riforma della normativa in materia di lo-
cazioni, non può essere studiata che in relazione ad una
riforma del Fisco che abbia riguardo all’effettivo reddito
percepito dal proprietario di casa. Fin che si tassano ca-
noni non percepiti, f‌in che si tassano le case locate sulla
base non di quanto rendono ma del loro (teorico) valore di
mercato, f‌in che non si riconoscono (se non nella misera
percentuale del 5 percento) le spese ben maggiori che
vengono abitualmente (per non dire di quando l’inquilino
cambia) sostenute oggigiorno dai proprietari, f‌in che si
chiede la supertassazione degli immobili liberi (pur ben
consapevoli che, specie di questi tempi, nessuno tiene
volontariamente sf‌itto un immobile), f‌in che tutte que-
ste – ed altre – incongruenze non verranno eliminate, è
inutile fare fantasiose proposte (a carico solo dei locatori,
che già nella gran parte dei casi non traggono dall’aff‌itto
alcun reddito). Come sempre, si tratta di tornare ad un
Fisco civile: che tassi i beni immobili per il reddito che
producono e solo se ne producono (come in Germania).
In contrario, locatori ed inquilini vivranno sempre para-
dossalmente – come si è riusciti a fare, creando l’odierna
situazione – scontenti gli uni e gli altri. Imposte alte su
redditi non prodotti (e quindi surrettiziamente, e contro
la Costituzione, espropriative) non possono portare alla
diminuzione dei canoni di mercato, se non in regimi sottil-
mente autoritari (di destra o di sinistra che siano).

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