Capitolo settimo. Partecipazione dei cittadini: l'e-democracy
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@1. Cittadinanza attiva
Lo sviluppo dell'e-government può condurre a forme avanzate di partecipazione dei cittadini ai processi delle pubbliche amministrazioni. A partire dagli anni 2000 si è coniato un termine che sta a indicare una nuova forma di relazione tra cittadini e governi, la e-democracy1.
Le politiche per la e-democracy comprendono una serie di categorie di interventi che vanno dallo sviluppo di nuove modalità di svolgimento del dibattito politico alla promozione del voto elettronico, dall'uso di nuovi media fino all'individuazione di nuove modalità di diffusione delle informazioni istituzionali, dalla sperimentazione di forme di partecipazione politica più condivisa alla diffusione, tramite la rete, dell'informazione istituzionale.
Tra gli interventi internazionali più significativi sul tema della partecipazione dei cittadini, si colloca lo studio curato dall'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico)2 «Citizens as partners. Information, consultation and public participation in policy making» del 2001 in cui si individua la partecipazione dei cittadini come necessario pilastro della governance democratica.
Il rapporto OCSE enfatizza la necessità per i governi democratici di rafforzare il coinvolgimento dei cittadini per migliorare la qualità delle politiche pubbliche e per affrontare le sfide della società della conoscenza.
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Ciò condurrà a una migliore gestione delle conoscenze collettive e individuali per integrare il punto di vista dei cittadini nel processo di definizione delle politiche, per rispondere all'accresciuta domanda di trasparenza e responsabilità degli attori pubblici e infine per rafforzare la fiducia verso i governi e le istituzioni pubbliche, contrastando il declino della partecipazione elettorale.
Un ulteriore elemento che emerge nel rapporto è che la diffusione delle ICT è fortemente legata alla loro integrazione con gli strumenti più tradizionali di informazione, consultazione, cittadinanza attiva e partecipazione.
Il concetto generale cui riferirsi è quello di cittadinanza attiva e la e-democracy può rappresentare uno sviluppo coerente, maturo e non estremo del modello di democrazia rappresentativa.
La e-democracy è possibile solo a condizione che esista un soggetto pubblico capace di aprirsi a nuove tipologie di relazione con l'esterno, in contesti di trasparenza dell'azione pubblica, fruibilità e accesso alle risorse informative, tempestività e chiarezza delle comunicazioni, riconoscimento delle identità collettive3.
L'Unione europea ha svolto un ruolo importante nella promozione della e-democracy e ha individuato alcune priorità per lo sviluppo di questa forma democratica4. Tali priorità passano innanzitutto attraverso il cambiamento dei modelli di comportamento del personale politico e amministrativo nei confronti dei cittadini, favorendo la massima trasparenza e l'affermarsi di modalità di comunicazione efficaci.
Un altro aspetto significativo è il rafforzamento della democrazia a livello sub-locale (democrazia di prossimità) e la promozione di piattaforme innovative per rafforzare la partecipazione di donne e giovani.
Perché questo processo abbia successo l'Unione europea raccomanda di promuovere nuove forme di e-democracy a livello locale e metodi innovativi per la partecipazione diretta dei cittadini ai processi decisiona-Page 167li locali, con particolare attenzione al dialogo interculturale nel caso di comunità multietniche.
La e-democracy a livello comunitario ha trovato utili strumenti di promozione nei programmi quadro per la ricerca e lo sviluppo della società dell'informazione. In questo ambito, infatti, sono stati finanziati numerosi progetti locali e di reti europee trans-locali sui temi delle applicazioni telematiche alla sfera civica, con particolare attenzione ai bisogni degli utenti. Il ruolo dell'Unione è stato decisivo per lo sviluppo di quei progetti denominati di «cittadinanza digitale» che si sono caratterizzati come primi modelli di e-democracy.
Agli obiettivi di promozione della partecipazione dei cittadini nella società dell'informazione a scala locale5 hanno contribuito anche i fondi strutturali, che hanno individuato lo sviluppo della società dell'informazione come priorità trasversale del Fondo sociale europeo, e hanno inserito tra le azioni innovative, nel quadro delle politiche per la coesione interregionale (FESR), l'obiettivo specifico e-EuropeRegio: the informa-tion society and regional development.
Gli indirizzi proposti dall'Unione fanno indubbiamente da volano in queste politiche, tuttavia questo è un settore in cui le sensibilità degli amministratori e la consapevolezza delle comunità locali hanno un ruolo determinante. Il quadro con cui confrontarsi a livello europeo, all'interno delle varie regioni, è molto variegato, prevalentemente di natura sperimentale. Le esperienze attive sembrano essere più una sorta di «disponibilità» all'attivazione di certi processi, più che un'abitudine ritenuta davvero determinante per un modello di agire politico realmente più condiviso e che non prescinde dalla consultazione e dalla discussione con i cittadini.
Non si propone qui, ovviamente, di abdicare alla «responsabilità» di compiere delle scelte da parte di chi è stato eletto e ha il preciso dovere di governare, piuttosto si tratta di stimolare, con precise azioni, la partecipazione e la discussione, così da poter disporre di tutte le opzioni e poter conoscere le opinioni della comunità di riferimento (che potrebbe fornire elementi nuovi o considerazioni utili), per poi giungere alla sceltaPage 168 di «governo» da parte di chi ha il compito di farlo, cioè gli amministratori che, comunque, in qualsiasi modo decidano, avranno l'obbligo di spiegare e giustificare le proprie scelte.
Gli indirizzi intrapresi vanno comunque nella direzione di rendere disponibili strumenti di bassa e alta tecnologia per favorire la discussione attraverso l'accesso alle nuove tecnologie da parte del maggior numero di cittadini e comunità. Le azioni possono riassumersi secondo le seguenti grandi linee:
- attivare i processi partecipativi servendosi di un'ampia gamma di canali comunicativi (dal telefono, al computer, al cellulare, alla televisione, ecc.);
- rendere disponibili, qualora il canale attivo sia il computer, interfacce di comunicazione semplici, prevedendo sempre la possibilità di correzione di errori o di annullamento delle operazioni precedenti senza bloccare l'intera procedura in corso;
- fornire gratuitamente, o a costo contenuto, l'accesso ai servizi;
- garantire assistenza nell'uso di servizi;
- fare riferimento alle strutture di servizio sul territorio, cui si rivolgono le categorie di cittadini più svantaggiate, predisponendo anche percorsi formativi mirati per gli operatori pubblici.
Naturalmente a questi strumenti di accesso deve corrispondere una disponibilità delle amministrazioni a dare risposte o a rendersi disponibili per interagire on-line con gli interlocutori, per cui è necessaria una forte convinzione politico-istituzionale che ritenga che la partecipazione dei cittadini alle scelte di governo sia un generale arricchimento della democrazia.
Appare evidente che per facilitare il raggiungimento di questo obiettivo l'uso delle nuove tecnologie è irrinunciabile e rappresenta il vero salto di qualità per l'avvento di un processo partecipativo che veda cittadini e istituzioni in relazione feconda fra loro.
@2. Politiche di e-democracy in Italia
L'Italia è tra i paesi che ha dimostrato una certa sensibilità e ha intrapreso alcune azioni volte a favorire i processi di e-democracy nel proprio territorio, anche sulla base delle sollecitazioni provenienti dall'Unione europea. Il primo bando nazionale in cui si invitano le amministrazioni a presentare progetti in materia di e-democracy è del 2004.
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La finalità che si voleva conseguire era quella di favorire l'uso delle tecnologie ICT per promuovere la partecipazione dei cittadini alla vita delle P.A. e alle loro decisioni. I progetti prevedono l'utilizzo di tecnologie adeguate in termini di affidabilità e accessibilità, la promozione della partecipazione attiva dei cittadini, la garanzia del coinvolgimento effettivo dei derisori pubblici, la valutazione dei risultati del processo di partecipazione6.
In particolare, l'attenzione dei progetti si concentra sui processi di decisione pubblica, con l'obiettivo di migliorarne l'efficacia, l'efficienza e la condivisione con tutti gli attori coinvolti. L'e-democracy rappresenta, all'interno della seconda fase del Piano e-government, una linea di azione con una forte propensione sperimentale. Un'azione caratterizzata da una forte innovatività e originalità - sia in termini di contenuti che di approccio alle tecnologie - con l'obiettivo di favorire e incentivare dinamiche di adozione e sperimentazione da parte delle regioni e delle amministrazioni locali.
Abbiamo visto che lo sviluppo della cittadinanza digitale è definito e-democracy e sottende l'insieme delle politiche dei governi volte a fronteggiare la crescente complessità delle decisioni pubbliche, attraverso un coinvolgimento ampio delle competenze ed esperienze diffuse nella società, attivando dinamiche a distanza di contatto, dialogo e consultazione7.
L'e-democracy è il punto di arrivo, potremmo dire, del percorso che dalle azioni di e-government si propone di costruire una più ampia e-governance, con l'obiettivo di migliorare la qualità della convivenza comune.
Gli amministratori o i funzionari pubblici devono fare propria un'impostazione che prevede una modalità di partecipazione e di risposta rispettosa dei tempi. Inoltre devono «imparare» a fare uso delle informazioni e delle idee emerse dal dialogo con i cittadini.
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L'obiettivo infatti dovrebbe essere proprio quello di allargare la base del dialogo fra istituzione pubblica e suoi referenti. Devono essere individuati gli strumenti più utili a questo scopo, a partire...
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