Sentenza Nº 55459 della Corte Suprema di Cassazione, 12-12-2017

Presiding JudgeMAZZEI ANTONELLA PATRIZIA
ECLIECLI:IT:CASS:2017:55459PEN
Judgement Number55459
Date12 Dicembre 2017
CourtPrima Sezione (Corte Suprema di Cassazione di Italia)
Subject MatterPENALE
SENTENZA
sul ricorso proposto da:
GAGLIARDI BRUNO nato il 24/03/1974 a LAMEZIA TERME
avverso l'ordinanza del 29/11/2016 del TRIB. LIBERTA' di CATANZARO
sentita la relazione svolta dal Consigliere VINCENZO SIANI;
lette/sentite le conclusioni del PG LUCA TAMPIERI
Il PG conclude chiedendo il rigetto del ricorso.
Penale Sent. Sez. 1 Num. 55459 Anno 2017
Presidente: MAZZEI ANTONELLA PATRIZIA
Relatore: SIANI VINCENZO
Data Udienza: 15/06/2017
Corte di Cassazione - copia non ufficiale
RITENUTO IN FATTO
1. Con l'ordinanza in epigrafe, emessa in data 29 novembre -
10
dicembre
2016, con motivazione depositata il 29 dicembre 2016, il Tribunale di Catanzaro,
investito della richiesta di riesame proposta nell'interesse di Bruno Gagliardi, ha,
in sede di ulteriore rinvio dopo il secondo annullamento da parte della Corte di
cassazione, confermato l'ordinanza con cui il Giudice per le indagini preliminari
del Tribunale di Catanzaro in data 8 maggio 2015 aveva applicato al ricorrente la
custodia cautelare in carcere per il reato di cui agli artt. 112, primo comma, n. 1,
416
bis,
commi dal primo al sesto, cod. pen. come configurato al capi 1 della
provvisoria imputazione. L'ordinanza del Giudice per le indagini preliminari del
Tribunale di Catanzaro aveva, dunque, applicato la custodia cautelare in carcere
al Gagliardi per il delitto di associazione per delinquere di tipo mafioso.
1.1. Avverso questa ordinanza il Gagliardi aveva proposto richiesta di
riesame che, con ordinanza del 25 giugno 2015, il Tribunale di Catanzaro aveva
rigettato la richiesta esponendo gli elementi che, nella sua prospettiva,
concretavano la gravità indiziaria circa l'appartenenza del Gagliardi
all'associazione mafiosa capeggiata da Vincenzo Iannazzo, confermando con
l'ordinanza applicativa della misura cautelare.
In quel provvedimento era osservato che: le concordi dichiarazioni di
collaboratori di giustizia avevano disvelato l'esistenza di un sodalizio mafioso
riconducibile a Vincenzino Iannazzo ed operante nel territorio di Lamezia Terme
e nei centri vicini; erano emersi accordi di alleanze ed una rivalità storica con la
contrapposta cosca "Torcasio" nonché le intese per la spartizione del controllo
del territorio e la risoluzione di questioni relative alla suddivisione delle attività
estorsive; erano analizzate le dichiarazioni di Giuseppe Giampà, figlio del capo
storico Francesco, della cosca omonima, il quale aveva conservato il ruolo di
capo indiscusso dall'anno 2002 all'anno 2012 e, nel corso del tempo, stretto
accordi con la cosca "Iannazzo" dividendo il controllo del territorio con
quest'ultima; parimenti si indicavano le dichiarazioni di Vincenzo Torcasio, il
quale, per la sua posizione nella cosca Giannpà, spesso aveva svolto il ruolo di
anello di congiunzione tra la sua cosca e la cosca "Iannazzo"; •entrambi i
collaboratori avevano individuato in Vincenzo Iannazzo il capo della cosca
omonima ed avevano illustrato i rapporti tra questa ed altri sodalizi mafiosi della
Calabria; dati rilevanti erano provenuti anche da Rosario Cappello, appartenente
alla cosca "Giampà", che aveva sovente tenuto contatti con il clan "Iannazzo" ed
era stato il tramite dei rapporti tra Iannazzo Vincenzo e Bonaddio Vincenzo
(elemento di rilievo della cosca "Giampà"), contatti instaurati relativamente alle
estorsioni operate in quella parte di territorio che nessuno dei due clan
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Corte di Cassazione - copia non ufficiale

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