Sentenza Nº 50741 della Corte Suprema di Cassazione, 29-11-2016

Presiding JudgeSIOTTO MARIA CRISTINA
ECLIECLI:IT:CASS:2016:50741PEN
Judgement Number50741
Date29 Novembre 2016
CourtPrima Sezione (Corte Suprema di Cassazione di Italia)
Subject MatterPENALE
SENTENZA
sul ricorso proposto da
Armenes Eros Marco nato a Milano il 15/07/1988
avverso la sentenza del 03/07/2014 della Corte di appello di Milano
udita la relazione svolta dal Consigliere Angela Tardio;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Oscar
Cedrangolo, che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso;
udito per la parte civile l'avv. Davide Angelo Vignali, che ha chiesto il rigetto del
ricorso e la conferma della penale responsabilità dell'imputato e delle statuizioni
civili, oltre alla refusione delle spese relative al presente grado del giudizio;
udito il difensore del ricorrente avv. Marino Vignali, che ha concluso chiedendo
l'accoglimento dei motivi del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con sentenza del 3 luglio 2014 la Corte di appello di Milano ha
confermato la sentenza del 14 ottobre 2013 del Tribunale di Milano, che aveva
Penale Sent. Sez. 1 Num. 50741 Anno 2016
Presidente: SIOTTO MARIA CRISTINA
Relatore: TARDIO ANGELA
Data Udienza: 17/12/2015
Corte di Cassazione - copia non ufficiale
dichiarato Eros Marco Armenes colpevole del delitto di tentato omicidio,
aggravato dalla premeditazione, in danno di Massimiliano Enea Esposito,
commesso in Milano il 15 ottobre 2012, e lo aveva condannato, previa
concessione delle attenuanti generiche dichiarate equivalenti alla contestata
aggravante, alla pena di anni dodici di reclusione, oltre al risarcimento del danno
in favore della costituita parte civile da liquidarsi in separata sede, con
assegnazione di provvisionale immediatamente esecutiva di euro ventimila.
1.1. Secondo la contestazione, l'imputato, in concorso con Albert Borsalino e
altri soggetti non identificati, aveva compiuto atti idonei diretti in modo non
equivoco a cagionare la morte della indicata persona offesa, che era stata colpita
in varie parti del corpo con nove colpi di arma da fuoco.
In particolare, l'imputato e Borsalino avevano pianificato e programmato
l'aggressione, provvedendo poi l'imputato a contattare e reclutare i sicari e
Borsalino a condurre la persona offesa sul luogo concordato per l'agguato,
usando la scusa di volere essere accompagnato a riscuotere una somma di
denaro da persone coinvolte in un traffico di stupefacenti.
1.2. Il Tribunale, che aveva rappresentato la confessata partecipazione al
delitto dell'originario coimputato Borsalino, aveva anche rimarcato che era da
ritenere dato processualmente certo la riconduzione dei motivi del delitto
nell'ambito dei contrasti insorti tra appartenenti a un gruppo ristretto di persone
che conducevano affari comuni, leciti e illeciti, in Costa Rica.
Anche l'imputato, secondo le dichiarazioni dello stesso Borsalino, era inserito
nel medesimo giro di affari, in ragione dei legami parentali con il padre e il
fratello, poi deceduto, in esso profondamente inseriti, e in ragione di precisi
interessi personali.
1.3. Era stata la persona offesa a consentire l'avvio delle indagini nei
confronti di Borsalino, avendo dichiarato ai Carabinieri intervenuti, mentre
riceveva sul posto i primi soccorsi, nella immediatezza dei fatti -come riferito dal
teste Guglielmone- di avere raggiunto quel luogo insieme al detto Borsalino a
bordo dell'autovettura condotta dal comune amico Guido Barbato, e che,
parcheggiata l'autovettura, egli e l'amico si erano diretti a piedi verso un vicino
parco, dove erano stati raggiunti da due persone a bordo di uno scooter, che
avevano esploso al suo indirizzo numerosi colpi di arma da fuoco.
La persona offesa aveva aggiunto che, dopo la sparatoria, Borsalino si era
allontanato con l'autovettura di Barbato, mentre egli era rimasto a terra
sanguinante, e che anche due suoi amici, Marc e Claudio, potevano trovarsi in
situazione di pericolo.
Claudio Redaelli, che la stessa persona offesa aveva contattato
ripetutamente con il suo telefono cellulare subito dopo il fatto, aveva a sua volta
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Corte di Cassazione - copia non ufficiale

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