Sentenza Nº 36650 della Corte Suprema di Cassazione, 29-08-2019

Presiding JudgeTARDIO ANGELA
ECLIECLI:IT:CASS:2019:36650PEN
Date29 Agosto 2019
Judgement Number36650
CourtPrima Sezione (Corte Suprema di Cassazione di Italia)
Subject MatterPENALE
SENTENZA
sul ricorso proposto da:
BARBARUOLO ANGELO nato a MARCIANISE il 11/07/1961
avverso la sentenza del 06/10/2017 della CORTE APPELLO di NAPOLI
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere MICHELE BIANCHI;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore ROBERTO ANIELLO
che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso.
udito il difensore :
E' presente l'avvocato LOMBARDI GIULIANA del foro di SANTA MARIA CAPUA VETERE
quale sostituto processuale per delega orale dell'avvocato RAUCCI ANGELO del foro di
SANTA MARIA CAPUA VETERE difensore di BARBARUOLO ANGELO, che si riporta ai
motivi di ricorso chiedendone l'accoglimento.
Penale Sent. Sez. 1 Num. 36650 Anno 2019
Presidente: TARDIO ANGELA
Relatore: BIANCHI MICHELE
Data Udienza: 07/05/2019
Corte di Cassazione - copia non ufficiale
RITENUTO IN FATTO
1. Con sentenza pronunciata in data 15.11.2016 il Tribunale di Santa
Maria Capua Vetere ha dichiarato Barbaruolo Angelo responsabile dei reati
ascritti e lo ha condannato alla pena di anni 13 di reclusione.
L'imputazione riguarda il delitto di tentato omicidio di Ardizzone Danilo
mediante ripetuti colpi di coltello ( capo A) e la contravvenzione di porto
ingiustificato di coltello a serramanico ( capo B), fatti commessi in Caserta il
27.11.2015.
Il fatto è stato ricostruito sulla base delle dichiarazioni della persona
offesa e di testi, comunque riscontrate dalle ammissioni dell'imputato.
Nella serata del 27.11.2015 Ardizzone Danilo aveva avuto una discussione
con la moglie, dalla quale era separato, Barbaruolo Jessica, figlia dell'imputato,
in ordine all'accudimento dei figli, che in quella giornata erano affidati al padre.
L'imputato, appreso del litigio, si era quindi recato, accompagnato
dall'amico Sacco Domenico, a casa del genero dove avveniva nuova discussione,
nel corso della quale l'imputato aveva colpito l'Ardizzone con una coltellata al
collo, e quindi alla schiena; l'imputato si era poi dato alla fuga in auto.
La teste Barbaruolo Jessica aveva confermato il verificarsi della prima
discussione con l'ex marito, mentre il teste Sacco aveva confermato le modalità
del litigio nel corso del quale si era verificato il fatto.
Era stato sottoposto a sequestro coltello a serramanico con lama lunga
cm. sette, mentre alla persona offesa erano state riscontrate, dai sanitari
dell'ospedale dove la vittima era stata accompagnata, " ...
ferita da taglio in sede
sottotiroidea ... ferita da punta e da taglio ... in sede paravestibolare sinistra ...
ferita da punta e da taglio in sede sottoscapolare sinistra.., ferita da punta e da
taglio della regione dorsale ...".
Il Tribunale ha quindi ritenuto la sussistenza del tentativo di omicidio, in
ragione dell'arma utilizzata, del distretto corporeo attinto ( il collo), della
reiterazione dei colpi.
La sussistenza, in capo all'imputato, di
anímus necandí
era desumibile
dalle modalità della condotta - l'imputato aveva aggredito il genero mentre
questi si era girato a prendere la propria figlia - e dalla successiva condotta di
fuga precipitosa in auto.
Il primo giudice ha escluso la sussistenza della circostanza aggravante dei
futili motivi, ed ha negato il riconoscimento delle attenuanti generiche e della
attenuante della provocazione.
Il Tribunale ha, infine, applicato la recidiva contestata, contrassegnata da
condanne per rapina aggravata, detenzione illegale di armi, rissa e furto.
Corte di Cassazione - copia non ufficiale

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