Sentenza Nº 25357 della Corte Suprema di Cassazione, 07-06-2019

Presiding JudgeMAZZEI ANTONELLA PATRIZIA
ECLIECLI:IT:CASS:2019:25357PEN
Judgement Number25357
Date07 Giugno 2019
CourtPrima Sezione (Corte Suprema di Cassazione di Italia)
Subject MatterPENALE
SENTENZA
sul ricorso proposto dal
Procuratore generale presso la Corte di appello di Catanzaro,
nei confronti di
Bevilacqua Leonardo, nato a Cosenza il 21/11/1981,
e sui ricorsi proposti da
Mignolo Domenico, nato a Cosenza il 19/2/1987,
Altomare Riccardo, nato a Cosenza il 9/4/1983,
avverso la sentenza del 15/3/2018 della Corte di assise di appello di Catanzaro;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere Carlo Renoldi;
udito il Pubblico
ministero, in persona del Sostituto Procuratore
generale,
Assunta Coconnello, che ha concluso chiedendo, in accoglimento del ricorso del
Procuratore generale, l'annullamento con rinvio della sentenza impugnata
relativamente alla posizione di Bevilacqua, il rigetto del ricorso di Altomare e la
declaratoria di inammissibilità del ricorso di Mignolo;
udito, per le parti civili, l'avv. Angela D'Elia, anche in sostituzione dell'avv. Paola
Toscano, che ha chiesto il rigetto del ricorso e la conferma della sentenza
impugnata;
uditi, per Mignolo, gli avv.ti Filippo Cinnante e Andrea Napoleone Sarro, per
Altomare, l'avv. Francesco Ventura in sostituzione dell'avv. Paolo Greco, che
hanno concluso chiedendo l'accoglimento dei ricorsi, nonché, per Bevilacqua,
l'avv. Francesco Ventura in sostituzione dell'avv. Rossana Cribari, che ha
concluso per il rigetto del ricorso del Procuratore generale.
Penale Sent. Sez. 1 Num. 25357 Anno 2019
Presidente: MAZZEI ANTONELLA PATRIZIA
Relatore: RENOLDI CARLO
Data Udienza: 09/04/2019
Corte di Cassazione - copia non ufficiale
RITENUTO IN FATTO
1. Con sentenza del Giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Cosenza
in data 28/7/2016, Domenico Mignolo era stato ritenuto colpevole dell'omicidio
aggravato di Antonio Taranto e dei delitti di detenzione illegale e porto di arma in
luogo pubblico; e, ritenuta la continuazione tra i suddetti reati e, con la
diminuente per il rito, era stato condannato alla pena di diciotto anni di
reclusione, con applicazione della misura di sicurezza della libertà vigilata per la
durata di tre anni e con l'ulteriore condanna al risarcimento dei danni, da
liquidarsi in separato giudizio, nonché alla rifusione delle spese di costituzione e
giudizio in favore delle parti civili.
Con la stessa sentenza, Riccardo Altomare e Leonardo Bevilacqua erano stati
riconosciuti colpevoli del delitto di favoreggiamento personale, perché, dopo la
commissione dell'omicidio di Antonio Taranto, avevano aiutato Domenico Mignolo
a eludere le investigazioni tacendo di essere stati presenti al momento del delitto
e riferendo di trovarsi altrove; sicché erano stati condannati alla pena di un anno
e sei mesi di reclusione per ciascuno.
1.1. A partire dalle sommarie informazioni rese dalle persone presenti sul
posto e dai familiari della vittima, dall'esito della perquisizione effettuata presso
l'abitazione di Domenico Mignolo, dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia
Marco Massaro, nonché dalle risultanze di intercettazioni eseguite in altro
procedimento (recante n. 483/13 RGNR DDA Catanzaro), era stato accertato che
la notte tra il 28 e il 29/3/2015 era avvenuta una lite tra due gruppi rivali,
riferibili, rispettivamente, a Domenico Mignolo e a Leonardo Bevilacqua; lite che
era insorta all'interno del locale "I Club" e che sarebbe dovuta proseguire nella
piazza Lento di Cosenza, sulla quale si affacciavano le abitazioni di Bevilacqua e
di Mignolo, ove i contendenti, dopo le schermaglie iniziali, si erano dati
appuntamento. Giunti nel luogo stabilito, mentre il gruppo di Bevilacqua, al quale
appartenevano Riccardo Altomare, Ivan Barone e Antonio Taranto, stazionava
nelle vicinanze del portone dell'abitazione dello stesso Bevilacqua, si era a un
certo punto udito un primo colpo di pistola, seguito dalla immediata fuga dei
presenti e, subito dopo, un secondo sparo, che aveva lasciato Taranto a terra,
colpito nella zona dorsale, in corrispondenza dell'ennitorace sinistro.
Secondo quanto ritenuto dal primo Giudice, i due colpi di arma da fuoco
erano stati esplosi da Domenico Mignolo, mentre questi si trovava sul balcone
della propria abitazione. Ciò, infatti, si ricavava, innanzitutto, dalle dichiarazioni
di Silvio Taranto, fratello di Antonio, il quale aveva narrato agli inquirenti che
Ivan Barone, amico della vittima, presente ai fatti, gli aveva riferito che a
sparare era stato, dal balcone della sua•abitazione, proprio Domenico Mignolo.
Tale racconto, inoltre, era stato riscontrato dalle dichiarazioni del collaboratore di
giustizia Marco Massaro, il quale aveva raccontato che Mignolo gli aveva
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Corte di Cassazione - copia non ufficiale

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