Sentenza Nº 22042 della Corte Suprema di Cassazione, 20-05-2019

Presiding JudgeSANDRINI ENRICO GIUSEPPE
ECLIECLI:IT:CASS:2019:22042PEN
Date20 Maggio 2019
Judgement Number22042
CourtPrima Sezione (Corte Suprema di Cassazione di Italia)
Subject MatterPENALE
SENTENZA
Sul ricorso proposto da:
1)
FERRO Barbara, nata il 01/06/1971;
2)
FERRARESE Amino, nato il 01/05/1966;
avverso la sentenza n. 9/2016 della Corte di Assise di Appello di Venezia in data
08/03/2017;
Udita la relazione svolta dal Consigliere dott. Antonio Minchella;
Udite le conclusioni del Procuratore Generale, in persona del dott. Paolo Canevelli, che
ha chiesto il rigetto di entrambi i ricorsi;
Udito il difensore dell'imputata Ferro Barbara, Avv. Tommaso Bertoluzzi, e il difensore
dell'imputato Ferrarese Amini, Avv. Marco Ronni in sostituzione dell'Avv. Giuseppe
Basso, i quali hanno insistito per l'accoglimento dei rispettivi ricorsi;
ibr
Penale Sent. Sez. 1 Num. 22042 Anno 2019
Presidente: SANDRINI ENRICO GIUSEPPE
Relatore: MINCHELLA ANTONIO
Data Udienza: 07/03/2019
Corte di Cassazione - copia non ufficiale
RITENUTO IN FATTO
1. Con sentenza in data 20/03/2015 la Corte di Assise di Venezia condannava
Ferro Barbara alla pena di anni quattro e mesi otto di reclusione ed C 90.000,00 di
multa per i reati di associazione per delinquere diretta al favoreggiamento
dell'immigrazione clandestina, falsità e procurato ingresso illegale di stranieri al fine
di profitto, compiuti sino all'anno 2012; condannava, altresì, Ferrarese Amino alla
pena di anni uno e mesi otto di reclusione per danneggiamento mediante incendio. Si
legge in sentenza che le indagini si erano svolte sulla tematica del ricongiungimento
familiare di soggetti stranieri, per il quale era necessario disporre di alcuni requisiti,
quali una residenza idonea ed effettiva, un lavoro regolarmente registrato ed una
busta paga parametrata al numero delle persone da sostenere in Italia; in questo
ambito, si era constatato in Venezia un numero sospetto di acquisti immobiliari in
una determinata zona di Mestre da parte di soggetti cinesi nonché un flusso costante
ed ingente di cittadini cinesi che giungevano nella stazione ferroviaria di Venezia e si
portavano in Mestre negli uffici di tale Pan Keke, un soggetto cui erano riconducibili
sale giochi, saloni di massaggio, parrucchieri e bar; venivano attivati così sistemi di
captazione ambientale, videoriprese e agenti sotto copertura: emergeva che il flusso
di stranieri versava danaro al Pan Keke e venivano accompagnati negli uffici
competenti per le pratiche di acquisizione di permessi di soggiorno o di
ricongiungimento familiare, rispetto alle quali veniva firmata delega al Pan; ogni
passaggio burocratico era contrassegnato dal versamento di danaro; le pratiche
venivano effettuate tramite la predisposizione di documentazione non veritiera,
relativa alla residenza anagrafica ed alla posizione lavorativa: le residenze
anagrafiche dichiarate erano sempre riferite a locali del Pan Keke e talora si
verificava che più soggetti cinesi risultavano figurare nei medesimi appartamenti
contemporaneamente o in rapidissima successione oppure che nelle dichiarazioni si
facevano figurare appartamenti con numeri di interni inesistenti, così come si
accertava che più volte i controlli di polizia municipale erano concordati con il Pan
Keke e i suoi collaboratori; grazie poi ai contatti con studi di commercialisti si
facevano figurare rapporti di lavoro: anche in questo caso si appurava che, talora,
risultavano decine di dipendenti per il medesimo esercizio che nemmeno fisicamente
poteva far entrare così tante persone (trattandosi di negozietti angusti) o che, talora,
più persone risultavano assunte come collaboratrici familiari presso la stessa
famiglia; parimenti, le busta paga eraAempre accuratamente calcolate in modo da
superare di poco la soglia necessaria per il ricongiungimento, seppure più volte si
davano casi di datori di lavoro che figuravano di avere redditi inferiori ai loro
dipendenti; così si scoprivano immobiliaristi che reperivano alloggi di comodo, vigili
urbani compiacenti e commercialisti che svolgevano pratiche lavoristiche di comodo.
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