La riqualificazione e riconversione delle attività di pesca

AutoreNicolò Carnimeo
Pagine147-187
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CAPITOLO QUARTO
LA RIQUALIFICAZIONE E RICONVERSIONE
DELLE ATTIVITÀ DI PESCA
SOMMARIO: 4.1 La gestione integrata per la riqualificazione delle attività
marittime. - 4.2 L’imprenditore ittico, nozione ed evoluzione della fatti-
specie. - 4.3 L’acquacoltura. - 4.4 Pescaturismo, ittiturismo, guida su-
bacquea. - 4.5 Note per una “politica marittima integrata”. L’attività
cantieristica. - 4.5.1 Charter di unità da diporto..
4.1 La gestione integrata per la riqualificazione delle attività
marittime
Si è visto come la normativa sulla pesca, comprensiva del-
l’acquacoltura, inquadrata nella sua dimensione economica, socia-
le, ecologica ed amministrativa, abbia raggiunto un grado di com-
plessità tale, da poter essere considerata un sistema a sé, fortemen-
te interagente con il più ampio ambito delle politiche agroalimen-
tari ed ambientali nazionali ed europee. Il passo ulteriore che si
rinviene anche nella nuova politica comune è realizzare un sistema
“integrato” nella gestione delle politiche di pesca, che prenda in
considerazione tutti gli aspetti correlati all’applicazione delle nor-
me nell’ambito costiero, da quelli geografici, politici ed ambienta-
li, a quelli culturali, storici ed economici, includendoli nel-
l’obiettivo volto al raggiungimento di uno sviluppo sostenibile.
Tale processo decisionale, definito come gestione integrata
della fascia o zona costiera (GIZC)1 che abbiamo visto sorgere
1 Nell’ambito dell’Unione europea, il documento fondamentale può es-
sere considerato la Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consi-
glio del 30 maggio 2002, riguardante l’attuazione della gestione integrata
delle zone costiere in Europa (2002/413/CE). Sul punto si veda anche:
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nella vasta normativa a tutela dell’ambiente, implica l’integra-
zione di tutte le politiche collegate dei diversi settori coinvolti e
dell’amministrazione a tutti i suoi livelli, nonché l’integrazione
nel tempo e nello spazio delle componenti terrestri e marine del
territorio interessato.
È di fondamentale importanza, infatti, attuare una gestione
delle zone costiere che sia sostenibile a livello ambientale, equa
a livello economico e responsabile a livello sociale, tenendo
conto al tempo stesso delle attività e delle usanze tradizionali loca-
li, che non devono costituire una minaccia per le zone naturali sen-
sibili e per lo stato di preservazione delle specie selvatiche della
fauna e della flora, ma al contrario rappresentare uno strumento di
valorizzazione e di salvaguardia degli ambienti costieri.
Vi è poi un ulteriore aspetto che merita di essere attenta-
mente valutato poiché riveste riflessi sociali di grande rilievo; le
nuova PCP riformata comporta necessariamente una riduzione
degli addetti, i quali devono essere riavviati al lavoro attraverso
adeguate politiche di riconversione delle attività di pesca, con il
conseguente sviluppo di settori economici affini dell’economia
del mare. Il tema è di stretta attualità poiché il settore della pe-
sca sta, comunque, subendo un decremento, oltre che in termini
di valori di produzione, anche in relazione al numero di imprese
addette. L’intero comparto della pesca e dell’acquacoltura dovrà
così essere considerato nella sua totalità, ivi comprese, dunque,
l’industria di trasformazione e distribuzione dei prodotti ittici, la
cantieristica, le organizzazioni dei produttori, la filiera commer-
ciale e la riorganizzazione dei mercati.
Le potenzialità occupazionali, infatti, non possono più esse-
re limitate all’attività di pesca in senso stretto, ma devono trova-
re più ampio respiro in un sistema di diversificazione e ricon-
versione che, oltre agli ambiti già indicati, deve essere accom-
pagnato dal rafforzamento delle azioni di incentivazione delle
COM(2000) 547 definitivo, del 27.09.2000, Comunicazione della Commis-
sione al Consiglio e al Parlamento europeo sulla gestione integrata delle
zone costiere: una strategia per l’Europa.
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forme di pescaturismo, ittiturismo o di impiego nelle attività
connesse alla gestione delle aree marine protette2.
L’analisi delle principali linee evolutive della normativa in
tema di pesca, consente di concludere che si è passati da un si-
stema, in cui lo sfruttamento e la conservazione delle risorse
biologiche del mare era affidato al buon senso degli addetti al
settore, ad un sistema basato sullo sfruttamento e l’utilizzazione
regolamentati delle risorse stesse, alla luce di una disciplina ri-
volta ad ottenere, da un lato, il rendimento ottimale delle specie
ittiche, salvaguardando, al contempo, le esigenze di conserva-
zione delle risorse e di razionale sfruttamento e gestione delle
stesse, in modo tale da garantirne la continuità, il tutto nel più
vasto contesto della difesa dell’ecosistema, non soltanto marino,
inteso quale interesse dell’intera collettività.
2 In tale ottica, le associazioni cooperative, armatoriali e sindacali, in
una chiave strategica di giusto rapporto con l’istituzione politica, hanno as-
sunto un ruolo di primo piano per la guida dell’auto-organizzazione e riqua-
lificazione degli operatori del settore, identificando la portata della decisione
n. 145/2002/CE del 10 giugno 2002 in materia di “Misure Comunitarie di
incentivazione dell’occupazione” e proponendone, quindi, alle Amministra-
zione le possibilità attuative conseguenti. L’impegno di tutta la pesca italiana
per rilanciare il settore come attività produttiva responsabile, secondo i crite-
ri di sostenibilità economica e sociale e di contrasto a tutte le forme di ille-
galità, da quelle che si estrinsecano in condotte dannose per l’ambiente e per
la conservazione delle risorse ittiche, a quelle che violano le norme poste a
tutela della sicurezza alimentare, dei lavoratori, del commercio dei prodotti e
di contrasto al dumping, è emersa nella stipula a Salerno, il 14 novembre
2009, tra il Ministero delle Politiche agricole alimentari e forestali, le Asso-
ciazioni nazionali della pesca e dell’acquacoltura e le Organizzazioni sinda-
cali nazionali di categoria, di tre importanti protocolli, finalizzati alla costru-
zione di un “Sistema italiano della pesca e dell’acquacoltura” (SIPA).Tra i
principali obiettivi, anzitutto, il “Fascicolo della pesca e dell’acquacoltura”,
elemento centrale del SIPA, quale contenitore di informazioni dichiarate e
verificate, riguardanti le imprese di pesca, gli impianti di acquacoltura e le
imbarcazioni utilizzate per lo svolgimento delle attività professionali.
Un secondo asse portante delle intese, che vede protagoniste le Organizzazioni
sindacali nazionali di categoria, è il monitoraggio del mercato del lavoro, attra-
verso la “Carta del pescatore”, contenente tutte le informazioni riguardanti i
rapporti di lavoro e previdenziali nonché i dati delle prestazioni assisten ziali
erogate a favore dei dipendenti e dei soci lavoratori.

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