Riflessioni Postume Di Un Giudice Delle Locazioni (Con Varie Considerazioni Che Fanno Il Punto Su Molte Questioni Di Diritto Anche Pendenti)

AutoreRoberto Masoni
Pagine451-454P
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Arch. loc. cond. e imm. 4/2018
Varie
RIFLESSIONI POSTUME
DI UN GIUDICE DELLE LOCAZIONI
(CON VARIE CONSIDERAZIONI
CHE FANNO IL PUNTO
SU MOLTE QUESTIONI
DI DIRITTO ANCHE PENDENTI)
di Roberto Masoni
SOMMARIO
1. Gli esordi. 2. Taluni arresti giurisprudenziali. 3. Il non lieve
carico degli sfratti. 4. Dalla legge sull’equo canone alla nuova
disciplina settoriale. 5. Conclusione.
1. Gli esordi
18 anni trascorsi nel ruolo locazioni, seppur non in
modo esclusivo, rappresentano un considerevole tratto di
vita professionale.
Come spesso capita nella vita... divenni, per così dire,
locazionista per caso.
Fu il Presidente del Tribunale di Modena (dr. Cavarra) a
chiedermi di occuparmi dell’insorgente contenzioso locativo,
una volta conclusa la mia unica, fugace, esperienza nel penale.
In quel periodo l’ex pretore anziano (dr. Gragnoli), che
sempre si era occupato dei procedimenti sfratto, stava per
lasciare la magistratura.
Alla richiesta del dr. Cavarra, e dopo un iniziale scon-
certo, accettai l’incarico f‌iducioso, anche perché le loca-
zioni non rappresentava materia del tutto ignota, dato che
in casa si era sempre parlato di locazioni ed io avevo po-
tuto apprezzare il volume di COSENTINO, VITUCCI, che
resta un utile e stimolante punto di riferimento (1).
Unitamente al ruolo degli sfratti mi venne aff‌idato anche
quello del contenzioso locativo ordinario, ovvero, quello rela-
tivo ai procedimenti introdotti a norma dell’art. 447 bis c.p.c.
Il nuovo rito locatizio uniforme era stato introdotto dai
“Provvedimenti urgenti per il processo civile” del 1990 (L.
n. 353 del 1990), ma era entrato in vigore solo cinque anni
dopo la sua approvazione.
La nuova disciplina procedurale, dettata dalla L. n. 353
di unif‌icazione del rito, sostituiva le sparse, frammentate e
confuse disposizioni procedurali contenute nella L. n. 392
del 1978, che assoggettava al rito del lavoro unicamente
talune controversie locative di competenza pretorile,
escludendone altre, in tal modo determinando “un vero e
proprio caos processuale”.
Quando, ad inizio 2000, assunsi il ruolo dei processi
introdotti ex art. 447 bis c.p.c., la competenza sulle con-
troversie locatizie era stata da poco trasferita al tribunale
(per effetto della soppressione dell’uff‌icio del pretore, in
conseguenza delle abrogazioni dettate dal D.L.vo 19 feb-
braio 1998, n. 51), per quanto, in materia, non si riscon-
trasse alcuna approfondita elaborazione scientif‌ica.
Se molteplici erano le opere dedicate al procedimento
per convalida di sfratto, in materia emergeva un vuoto di
elaborazione scientif‌ica. Spiccava unicamente il testo di
CARRATO e SCARPA, la cui prima edizione risale al 2001 (2)
e che per anni avrebbe costituito la mia guida essenziale.
In questa situazione fu naturale applicarmi allo stu-
dio del nuovo rito processuale che, quasi in sordina, era
da poco entrato in vigore e stava muovendo i primi passi,
apportando alf‌ine uniformità, razionalità e trasparenza in
una materia in precedenza assai complicata e caotica, pro-
prio dal punto di vista processuale (3).
Per fare chiarezza, anzitutto, dentro di me, decisi che
avrei cercato di mettere per iscritto talune rif‌lessioni pro-
cessuali, nell’intento di razionalizzarle.
Mentre studiavo “ad uso interno” questi prof‌ili proce-
durali, conobbi Paolo CENDON, il quale mi propose di scri-
vere un testo giuridico su un tema a mia scelta. Accettan-
do la proposta, gli proposi di scrivere un’opera in materia
procedurale, titolato ai “Procedimenti locatizi”.
Ai “Procedimenti in materia locatizia” era intitolata la
voce del Digesto IV° ed. (1996) (4) ed al “processo loca-
tizio” accennava, seppur en passant, MANDRIOLI nella
XIII° edizione del Diritto processuale civile (5).
Il compito che mi ero assunto, di redigere un testo su
argomento all’epoca assai poco studiato, mise in più oc-
casioni a dura prova le mie forze ed il mio entusiasmo, al
punto che, solo quattro anni dopo, il contributo avrebbe
visto la luce per i tipi di Cedam, nella collana “Enciclope-
dia” diretta da Paolo CENDON (6).
Il volume sarebbe stato presentato ad un convegno or-
ganizzato nell’ottobre 2004, a cura dell’avv. Concetta Dona-
tacci Cirelli, alla presenza del compianto Gino TERZAGO.
In seguito e nel corso degli anni la nozione di processo
locatizio e di procedimenti locatizi è divenuta parte del
bagaglio culturale del processualista (7).

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