La sotto-rappresentazione femminile nel lavoro e nella sfera politica: riflessioni intorno alla legittimità delle quote
Autore | Monica McBritton |
Pagine | 207-211 |
La sotto-rappresentazione femminile nel lavoro
e nella sfera politica: riflessioni intorno alla legittimità
delle quote
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1. Le questioni affrontate da Bruno Veneziani nel suo A proposito di quote
e percentuali nel diritto del lavoro italiano e comunitario (1997), non sono ri-
correnti nell’opera dell’A. Infatti, a quanto mi consta, c’è stato soltanto un altro
breve intervento nell’anno seguente. Nonostante non sia uno dei suoi argomenti
favoriti, il suo contributo si è rilevato lungimirante alla luce dell’evoluzione che
la questione delle quote, come strumento di pari opportunità, ha successivamen-
te assunto anche in relazione alla (sotto) rappresentazione delle donne negli or-
gani istituzionali e nelle imprese municipalizzate.
Non era da molto che la Corte di Giustizia aveva licenziato l’ormai notissima
sentenza Kalanke (C.G.E C-450/1993, Kalanke c. Freie Hanstsestadt Bremen)
quando Bruno Veneziani è intervenuto affrontando i proli di legittimità delle
c.d. quote (rosa), sul piano dell’ordinamento interno e di quello comunitario.
È ben vero che l’espressione sotto-rappresentazione delle donne merita un
approccio differenziato, a seconda che ci si muova in ambito lavorativo, oppure
in quello politico-istituzionale.
Bruno Veneziani si muove intorno alla questione delle azioni positive nel
primo ambito, che – quel tempo – era al centro del dibattito e costituì, peraltro,
il fulcro della controversia Kalanke. Tuttavia, la chiarezza della sua analisi può
fornire un notevole contributo all’attuale dibattito in tema di sotto-rappresen-
tazione femminile sul secondo versante. Infatti, egli non trascura la sentenza
della Corte Costituzionale n. 422/1995, che aveva dichiarato incostituzionale le
disposizioni della legge elettorale, volte ad imporre una riserva a favore delle
donne di una quota di candidature nelle liste elettorali, ma coglie l’occasione
per evidenziare «sostanziale imbarazzo» da parte della dottrina nel confrontarsi
con la riserva di quote (p. 345). Tale imbarazzo, fondato sul timore che le donne
possano essere considerate come una sorta di specie protetta, non è ancora sopi-
to, anche se pare molto attenuato anche per l’opera del legislatore e della Corte
costituzionale (come si vedrà in seguito).
Le cause profonde di questo disagio non sono del tutto chiare e sarebbe si-
curamente interessante confrontarsi con studi di sociologia e di psicologia so-
ciale in merito. Alla base della tematica delle quote c’è una questione di (re)
distribuzione del potere sociale, strettamente e antropologicamente connessa
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