Capitolo quindicesimo. La società dell'informazione nel terzo millennio: trasformazione sociale e innovazione giuridica

AutoreRoberta Nannucci
Pagine517-554

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@1. La società dell'informazione

All'inizio del terzo millennio il mondo (soprattutto nella sua parte più industrializzata) sta vivendo un'epoca di profondi cambiamenti. L'introduzione delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione ha effetti considerevoli sugli uomini, le società e gli Stati. Sta cambiando il modo in cui si apprende, si gioca, si lavora; stanno cambiando i rapporti economici e commerciali e, più lentamente, quelli tra Pubblica Amministrazione e cittadino. Gradualmente muteranno in maniera sostanziale anche le specificità culturali che i popoli si sono tramandati nei secoli e si affievoliranno le differenze. Non sorprende perciò il fatto che i vari Stati del mondo, dai più sviluppati a quelli meno progrediti, stiano attuando strategie e politiche nuove per affrontare in maniera adeguata il cambiamento in corso, da molti definito "epocale" in quanto assimilabile a quello che si verificò al momento della rivoluzione industriale1.

In questi ultimi anni si è diffusa l'opinione che l'informazione elettronica sia sinonimo di progresso e che il suo sviluppo, e quello delle reti di telecomunicazione che la trasmettono, siano elementi importanti per far evolvere le società, per cui le politiche relative diventano sempre più di rilevanza strategica per il loro futuro. Ritenere l'informazione una risorsa importante su cui investire significa, infatti, dare spazio all'innovazione tecnologica e ciòPage 518 comporta varie conseguenze: l'industria e il commercio dovranno migliorare la loro produttività e competitività; sarà sempre più necessaria forza lavoro qualificata, in grado di soddisfare le esigenze delle aziende e delle altre istituzioni che utilizzano le nuove tecnologie; si dovrà promuovere un adeguato innalzamento del livello d'istruzione.

Pure i Paesi attualmente meno industrializzati considerano le nuove tecnologie un passaggio obbligato per accelerare il loro sviluppo economico: taluni, addirittura, ritengono questa crescita d'informazione la chiave per risolvere molti dei problemi sociali rimasti irrisolti per secoli.

Ci si chiede, poi, se le diverse culture presenti nel mondo, per effetto delle nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione, tenderanno ad omogeneizzarsi al punto da diventare un'unica cultura mondiale, oppure continueranno a prevalere le culture tradizionali con le loro differenze consolidate. Quali saranno gli esiti non è ancora dato di sapere. Si è, comunque, di fronte ad un fenomeno pervasivo che avrà sicuramente un impatto significativo sulle caratteristiche sociali, economiche e culturali della gran parte dei Paesi del mondo. L'avvento della società digitale è visto come una forza naturale, che non può essere né arrestata né rifiutata, ma che condurrà inevitabilmente ad una maggiore armonizzazione del mondo. Si sta formando, comunque, una nuova classe di persone affrancate dall'idea che l'unico fondamento per l'amicizia e la collaborazione sia la vicinanza e in grado di parlare un linguaggio comune, che vada oltre i confini geografici. Secondo Negroponte, vivere nell'era digitale comporta una sempre minore dipendenza dall'essere in un determinato luogo in un dato momento, e - in futuro - diventerà possibile trasmettere anche il luogo2.

Per favorire questi esiti sembra essenziale che gli Stati promuovano politiche adeguate in tempi brevi e si formino presto nuove generazioni informaticamente preparate; occorre, inoltre, riformare i nostri sistemi giuridici e sociali per consentire un uso maggiore dell'informazione e degli strumenti elettronici3. L'esame degli sviluppi mondiali della società dell'informazione - esame che qui tentiamo di fare - serve a suggerire un progressivo amplia-Page 519mento delle aree tematiche comprese nell'informatica giuridica, in modo da poter padroneggiare, in uno scenario planetario, l'universo delle vecchie e nuove leggi, contribuendo a una radicale revisione del modo stesso di produrre legislazione.

@@1.1. Caratteristiche

Il concetto di "società dell'informazione" nasce in tempi recenti quando, con la diffusione dei computer negli anni Sessanta e con lo sviluppo di sistemi di comunicazione in grado di presentare l'informazione nelle sue diverse tipologie (voce, suono, testo, immagine), emerge un modello organizzativo nuovo improntato sulla centralità dell'informazione, che connota anche un nuovo tipo di società4.

Questa nuova società - secondo Lucarelli5 - può avere esiti positivi, ma anche negativi, poiché il suo sviluppo è legato a numerose incognite (la produzione di beni, l'erogazione di servizi, il lavoro, le attività sociali, l'attività di governo e la democrazia); ciascuna di queste incognite presenta prospettive positive, ma anche fragilità tipiche di una società in evoluzione. Ad esempio, le nuove forme di organizzazione del lavoro portano innovazione nella produzione, commercializzazione e vendita di beni e servizi, ma inducono modifiche sui profili professionali, sugli orari di lavoro e l'uso del tempo libero, oltre che sull'assetto dei territori: sfruttando appieno le reti telematiche, che consentiranno di lavorare indipendentemente dalla localizzazione delle unità produttive, si potrà incidere sul territorio, riequilibrandolo in modo da evitare un'eccessiva concentrazione di attività in alcune zone e aumentare invece la produttività in quelle che ne sono prive. La società dell'informazione promette miglioramenti nella qualità dei servizi connessi con la salute, ma soprattutto nel quotidiano delle persone: il tempo libero, i divertimenti, gli acquisti, la banca, la scuola. Tutto ciò, però, sottolinea implicitamente un aumento notevole del potere pubblico di pianificazione economica, che è in netto contrasto con il liberismo che ha prodotto finora lo sviluppo delle nuove tecnologie.

Uno dei rischi della società dell'informazione è quello legato allo sviluppo di Internet. Gli utenti di Internet, anche se sono aumentati in tempi assaiPage 520 brevi (in Italia tra il 1996 e il 1997 sono cresciuti del 235% e nel 2001 sono circa 8 milioni coloro che navigano nella rete6; in Europa risultano nel 2001 circa 108 milioni e si prevede che nel 2004 ammonteranno a 255 milioni7; nel mondo da 4 milioni e mezzo nel 1991 sono diventati 60 milioni nel 1996 e 429 milioni nel 2001)8, costituiscono attualmente circa l'8% della popolazione mondiale, perciò i vantaggi che possono derivare da una più ampia utilizzazione della Rete risultano in realtà molto limitati e non hanno valenza economica, se non sono legati ad ampie fasce di utenza.

Solo se la quantità di utenti delle reti di telecomunicazione si avvicina a quella di coloro che usano le reti telefoniche, i servizi offerti tramite Internet possono produrre benefici sociali tangibili. Attualmente risulta che a livello europeo c'è una propensione verso l'utilizzo di Internet fortemente in aumento: il 52% degli utenti europei è convinto che Internet sia una necessità, il 36% dei navigatori ha cominciato ad utilizzare la rete negli ultimi dodici mesi e il 20% si è collegato per la prima volta da casa negli ultimi sei mesi. Circa il 77% dichiara che è bene per tutti (giovani e adulti) conoscere Internet9. In Italia vi è una diversa utilizzazione della rete a seconda del sesso: il 55% sono uomini contro il 44% di donne. Naturalmente conta anche la penetrazione dei PC nelle famiglie. Secondo una ricerca ISTAT solo il 20% delle famiglie possiede un PC, di queste il 36% vive nelle grandi città e il 27% neiPage 521 comuni al di sotto dei 10.000 abitanti. Inoltre, la gran parte di queste famiglie è formata da nuclei con alte professioni, quali dirigenti, imprenditori, liberi professionisti (52%), oppure da nuclei comunque occupati (31%). Analogamente, solo il 22% delle aziende italiane sul totale nazionale possiede strutture informatiche: si tratta specialmente di quelle imprese che hanno dai 50 agli oltre 250 addetti (96%).

Allo stato attuale si stanno formando, un po' ovunque, anche se in misura diversa, due categorie di persone: gli utenti e i non utenti di Internet. Gli utenti di Internet sono coloro che dispongono delle risorse necessarie per collegarsi alla rete, sono coloro che lavorano in aziende che utilizzano Internet normalmente, sono i giovani che hanno la possibilità di frequentare scuole e università dove Internet costituisce uno strumento didattico importante, sono coloro che vivono in realtà cittadine ove l'accesso a Internet è relativamente economico e offre nuovi rapporti con gli Enti locali.

I non utenti sono tutti gli altri, cioè coloro che non possono permettersi il collegamento per motivi economici o che vivono in ambienti dove non esiste ancora la possibilità di accesso alla rete o la mentalità informatica necessaria. Secondo Rosselli10, un modo rapido per diminuire il divario fra utenti e non utenti è quello di abbassare i costi della connettività11; attualmente vi è la tendenza a diminuire le spese generali e a creare invece un costo per i collegamenti particolari.

Esiste comunque il pericolo che si formino nuove fasce di povertà e di nuovo analfabetismo, costituito da coloro che, per mancanza di mezzi o di strumenti, non hanno accesso alle informazioni elettroniche. Come la rivoluzione industriale si sviluppò in quei Paesi che la generarono, soprattutto perché la nuova economia trasformò la mentalità di una civiltà basata sull'agricoltura e su un sistema sociale di tipo feudale portando a notevoli cambiamenti, così il "digitale", anche se al momento parzialmente realizzato, dovrebbe dar luogo a trasformazioni altrettanto profonde, che potrebbero identificarsi in un aumento della produttività dei servizi, in nuove forme organizzative e in una maggiore flessibilità nelle connessioni tra servizi pubblici e PA12.

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@@1.2. La comunicazione planetaria

Via via che la nostra civiltà si riorganizza intorno alla circolazione dell'informazione, la multimedialità e le autostrade informatiche assumono particolare rilievo: trattando e...

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