Prospettive de iure condendo sulla responsabilizzazione dei content provider
Autore | Francesco Di Tano |
Carica | L'A., dottore di ricerca in Diritto e nuove tecnologie, è assegnista di ricerca presso il CIRSFID dell'Alma Mater Studiorum, Università degli Studi di Bologna |
Pagine | 113-126 |
Prospettive de iure condendo
sulla responsabilizzazione dei content provider
FRAN CES CO DITAN O∗
SOMM ARI O:1. Il contrasto all’odio in Rete: il coinvolgimento degli Internet Service
Provider – 2. Le esigenze di regolamentazione informatico-giuridica in prospettiva
de iure condendo – 3. Alternative alla regolamentazione giur idica del fenomeno– 4.
Considerazioni conclusive
1.
IL CON TRA STO A LL’ODI O IN RET E:IL C OINVOL GIM ENT O DEG LI
INTE RNET SERVI CE PROVIDE R
La regolamentazione dell’odio on line, dovere di ciascun ordinamento
giuridico costituzionale e democratico, è ancor oggi connotata da incertezza,
aspri dibattiti e disomogeneità di vedute. I tentativi unilaterali di disciplina
delle espressioni illecite, che sovente si originano o si conservano in server
esteri, danno adito a conflitti giurisdizionali e culturali.
Per superare le criticità e gli ostacoli collegati alla competenza giurisdi-
zionale e all’effettività delle sanzioni comminate, la soluzione ideale sarebbe
quella di condividere, a livello internazionale globale, una disciplina unica e
uniforme, applicabile in ciascuno Stato.
La Rete è talmente pervasiva e priva di confini fisici chesolamente mediante
tale prospettiva giuridica sarebbe possibile garantire – soprattutto alle vittime
di hate speech on line – certezza del diritto e della pena nei confronti dei
responsabili, ovunque essi si trovino. Tuttavia, nonostante una tale soluzione
pattizia internazionale potrebbe – auspicabilmente – ovviare al contrasto
esistente, i differenti approcci alla tutela della libertà di espressione seguitano
a rappresentare un muro invalicabile.
Nel contesto italiano, tra l’altro, gli attuali sforzi di regolamentazione
attraverso norme incriminatrici penali, oltre che particolarmente lacunosi,
non sono sufficienti a ridurre gli effetti dell’odio on line. L’episodico perse-
guimento giudiziario di singole espressioni di odio non sortisce gli sperati
effetti deterrenti, mentre l’oscuramento di un sito web non impedisce che
∗
L’A., dottore di ricerca in Diritto e nuove tecnologie, è assegnista di ricerca presso il
CIRSFID dell’Alma Mater Studiorum - Universitàdegli Studi di Bologna.
Edizioni Scientifiche Italiane ISSN 0390-0975 ISBN 978-88-495-3707-9
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