Il caso della formazione professionale del giurista: il ruolo dell'Università e il ruolo del Consiglio nazionale forense

AutoreGuido Alpa
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@1. I soggetti responsabili nella formazione del giurista

La recente approvazione del d.d.l. sulla riforma universitaria ripropone l’attualità di un tema che, nel corso dell’ultimo decennio, il Consiglio Nazionale Forense ha elaborato in vista della formazione professionale dei giovani che intendano avviarsi alla professione forense. Ci si riferisce ad alcune iniziative coltivate direttamente mediante due Commissioni: l’una dedicata alle attività culturali e l’altra alla formazione e all’aggiornamento. Il CNF si avvale anche della scuola superiore dell’Avvocatura, istituita in Fondazione, che si avvale della rete di scuole forensi organizzate dagli ordini forensi territoriali.

Il CNF e la scuola hanno altresì dato avvio a collane editoriali che raccolgono saggi, ricerche, documenti, concernenti i principi che regolano la professione legale, le tecniche di risoluzione delle controversie, i mercati professionali, i temi culturali più rilevanti per l’esercizio della professione, considerandone sia gli aspetti attuali sia le prospettive della sua evoluzione. Il CNF ha anche allestito, in collaborazione con docenti universitari, una estesa ricerca sulla storia dell’Avvocatura, che abbraccia gli ultimi due secoli, per ricostruire i caratteri salienti della tradizione forense, nonché il ruolo e l’immagine dell’Avvocatura nel nostro Paese1.

Particolare attenzione si è rivolta alla comparazione e all’analisi degli ordinamenti più importanti dei Paesi membri dell’ unione europea. Per sette anni, presso la fondazione internazionale dell’ uni-

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versità di malta, il CNF, avvalendosi di prestigiosi studiosi italiani e stranieri, coordinati dal prof. Francesco Capriglione e da me, ha organizzato corsi estivi per gli avvocati italiani dedicati ai temi più rilevanti del diritto civile, commerciale e dell’ economia. da alcuni anni corsi analoghi sono organizzati a Londra, presso il King’s College, e negli usA, ove si è avviata la collaborazione con molte schools of Law.

Particolare attenzione si è dedicata al diritto comunitario, al diritto privato europeo, alle riforme del diritto processuale e del diritto dell’economia.

Tutti gli organismi che cooperano a questo programma hanno coltivato le tecniche di comunicazione e di insegnamento che affrontano l’educazione del giurista e in particolare del professionista nei suoi nodi essenziali, riguardanti l’apprendimento del diritto sostanziale e processuale, ma anche le tecniche di ragionamento, i moduli retorici, gli strumenti impiegati nella pratica.

Le scuole forensi sono una alternativa alle scuole di specializzazione universitarie. Esse rappresentano l’apporto che l’Avvocatura – senza intenti autoreferenziali – dà in modo fattivo e in molti casi a livello eccellente, all’accesso alla professione fondato su criteri di competenza, qualità, e conoscenza pragmatica degli strumenti con cui si esercita la professione legale. si è considerato prioritario l’impegno da profondere a favore delle scuole degli ordini minori, i quali, soffrendo di carenza di mezzi, di personale, di tecnologie informatiche o dell’impossibilità di fruire di strutture universitarie, incontrano qualche difficoltà nell’offrire corsi di formazione di livello corrispondente a quelli offerti dagli altri ordini.

L’intento del CNF consiste nel qualificare questi corsi perché possano acquisire nel più breve tempo possibile i requisiti prescritti dai programmi di riforma in atto per i corsi delle scuole di specializzazione universitarie, e, se possibile, accentuare, rispetto a questi, la caratterizzazione tecnica e professionale che consenta ai giovani di iniziare la loro professione in modo agevole e confortevole.

(a) La formazione del giurista

Questi programmi e le iniziative che li attuano muovono da alcune premesse di base concernenti l’educazione del giurista nella fase storica che stiamo attraversando, connotata da una forte spinta verso

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l’ammodernamento degli ordinamenti, verso la loro progressiva convergenza, verso la creazione di strutture giuridiche uniformi di diritto sostanziale e processuale necessarie per la realizzazione del mercato comunitario e in grado di fronteggiare la concorrenza straniera. occorre allora chiedersi, innanzitutto, cosa significhi e come si possa concretare l’ educazione del giurista del nuovo millennio. si tratta di una domanda ricorrente, sulla quale si è ragionato in molte occasioni di dibattito allestite dalle diverse associazioni dell’Avvocatura, in particolare dall’ouA, dalle Camere Civili e dalle Camere Penali, oltre che dai singoli ordini, tra i quali l’ordine degli Avvocati di roma.

I giuristi – e soprattutto ora gli Avvocati – si interrogano sulla loro “educazione”, cioè sui valori di cui si nutre la sapienza giuridica, sulle modalità di trasmissione di questa cultura, sulle tecniche di adattamento delle categorie giuridiche ad una realtà che cambia. Il ruolo del giurista nella società civile e nell’ambito delle istituzioni in cui opera sono i temi che motivano la loro riflessione. spesso le occasioni che inducono i giuristi a riflettere e ad esporre le loro considerazioni e il risultato della loro riflessione divengono a loro volta eventi memorabili. ritornano alla mente le auguste pagine di Kant sul ruolo delle libere facoltà di filosofia, contrapposto a quello paludato e ufficiale delle facoltà di teologia e di diritto, la meditata posizione di savigny sul ruolo della giurisprudenza, le prospettiche valutazioni di Brugi e di Filippo Vassalli sul diritto civile del primo Novecento, l’appello accorato di Calamandrei rivolto agli avvocati del primo dopoguerra; per finire, in tempi a noi più vicini, con i saggi di riccardo orestano sull’“educazione del giurista” e di Giovanni Tarello sul “ceto dei giuristi”. ma ora il problema è diventato acuto, perché nel diritto interno si sono moltiplicate le fonti dell’ordinamento, un tempo essenzialmente statuale: l’ingresso travolgente del diritto comunitario, la modificazione dell’art. 117 della Costituzione che ha trasferito alle regioni competenze legislative concorrenti con quelle dello stato in materia di professioni; si sono rafforzati i poteri regolamentari delle Autorità amministrative indipendenti; si sono moltiplicati i codici di autoregolamentazione, si sono diffuse prassi provenienti dal mondo degli affari, in cui si redigono documenti in lingua inglese e si osservano regole provenienti da altri sistemi giuridici, in particolare dal common law. Anche nel diritto del commercio internazionale si sono diffusi

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“codici”, principi, pratiche che estendono le regole della lex mercatoria, con intenti di armonizzazione o addirittura di uniformazione.

E gli organi comunitari (il Parlamento, il Consiglio dei ministri, la Commissione) hanno progettato di elaborare principi e regole comuni, di diritto sostanziale (per il momento circoscritto al settore dei contratti) e di diritto processuale per assegnare all’Europa unita un quadro di riferimenti normativi più certo, stabile e uniforme2.Il progetto accademico drfat Common Frame of reference, per la redazione di un “codice civile europeo” è ora all’attenzione della Commissione europea. sempre sotto la spinta delle iniziative comunitarie si sono promosse le tecniche di risoluzione stragiudiziale delle controversie. ma la globalizzazione dei mercati e l’intensa attività richiesta all’avvocato per seguire e governare i rapporti economici di natura contrattuale ha sollecitato l’intervento del CNF anche nella prospettiva dell’ analisi economica del diritto.

Insomma, questa esigenza di ripensare, di rivisitare, di rimettere ogni volta in gioco – se così si può dire – la struttura del sapere giuridico, l’organizzazione delle Facoltà di Giurisprudenza, gli stessi fondamenti di una professione...

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