Amministrazione Pubblica e privati nella certificazione di qualità dei prodotti industriali

AutoreEnrico Gargale
CaricaLaureatosi in Giurisprudenza presso l'Università di Bologna, ha collaborato alle attività del CIRFID
Pagine243-304

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[N.d.R. Lo studio si prefigge di analizzare un fenomeno relativamente nuovo che si sta imponendo all'attenzione dei cultori del diritto per le forme peculiari con cui si sta sviluppando. La peculiarità di questo fenomeno ha alla sua radice il fatto di avere un aspetto tipicamente tecnico, cioè di origine ingegneristico, ed un altro tìpicamente produttivo, cioè di origine economica. Come molta materia giuridica anche la certificazione di qualità dei prodotti aziendali si è sviluppata fuori dall'ambiente giuridico e solo in un secondo tempo il legislatore è intervenuto a regolare normativamente la materia.

Il compito del legislatore consiste nell'analizzare il fenomeno tecnico-economico, avvicinarlo a tutte le precedenti esperienze legislative in campi simili, e sulla base di queste redìgere le nuove leggi in materia.

Tuttavia la peculiarità non consiste solo in questo ma anche, come evidenzia lo studio qui presentato, consiste in un nuovo rapporto che intercorre tra la Pubblica Amministrazione e le imprese in una nuova concezione della produzione industriale. Inoltre è questo un fenomeno che non trae origine dalla volontà del legislatore nazionale, ma dallo sviluppo di un principio (quello della libera circolazione delle merci) attivamente perseguito dalla produzione legislativa della Comunità Europea.

Lo studio è costituito da tre parti. La prima è una premessa sulla qualità e sulla norinazione necessaria ad evitare confusioni termìnologiche con fenomeni che sono estranei alla presente indagine (ad esempio la qualità globale, elemento di politica industriale spesso conciso con il sistema di qualità aziendale, parte della certificazione dei prodotti].

La seconda parte consiste nell'analisi delle fonti legislative, comunitarie e nazionali, in materia di normazione, e di certificazione; tuttavia bisogna notare che, allo stato attuale, manca in Italia una legge che regoli la certificazione di qualità, quindi: lo studio si è dovuto limitare per l'ordinamento italiano alle proposte dì legge presentate in questa materia.

La terza ed ultima parte analizza in dettaglio fa certificazione verificando tutti requisiti richiesti per il rilascio del certificato ed in particolar modo il ruolo in questo procedimento della Pubblica Amministrazione. Vengono menzionati tutti gli organi tecnici dell'amministrazione statale e viene indicato il ruolo svolto da enti privati nel sistema attuale.

Benché manchino nello studio esplciti riferimenti alla certificazione di qualità dei prodotti software - argomento più strettamente connesso ai temi affrontati da questa rivista -, è evidente che le problematiche analizzate da Gargale nel presente saggio fanno da sfondo a questo tema più specifico, di grande rilievo per il diritto dell'informatica].

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@1. Qualità

@@1.1. Qualità e certificazione

La qualità, come si intuisce facilmente,» è alla base del rilascio di quel documento che viene denominato certificato, attestante ai terzi o alle parti contrattuali le caratteristiche dell'oggetto certificato,

Il termine «qualità» è un termine generico ed il primo nostro compito consiste nel vedere quali significati ha -questa parola quando noi la riferiamo alla produzione industriale. Sarà solo dall'unione dei termini qualità e produzione industriale che Terremo a comprendere quale attestazione di scienza si possa fare nel certificato di qualità.

In generale, nella produzione industriale, per «qualità» si intende la capacità di produrre una varietà di prodotti mantenendo la capacità di minimizzare la varianza nelle caratteristiche tecnico-commerciali dei singoli prodotti realizzati1.

Il punto di incontro e di saldatura della qualità e della produzione, che lungo tutta la storia dello sviluppo industriale ha portato all'imperativo della produzione di massa (minori costi, maggiori vantaggi), si ha nel concetto di standard2.

Lo standard di un prodotto porta con sé la prima sfumatura della nozione di qualità che stiamo esaminando: ossia la sua capacità a presentarsi agli occhi del consumatore come avente sempre le stesse caratteristiche. Questo non significa che tuttavia si debbano necessariamente intendere caratteristiche elevate o prestazioni superiori alla norma, bensì che un certo livello di prestazioni, anche preconfigurabile dall'utente, sia effettivamente fornito e sia sempre garantito.

In seguito, comunque, il mercato (per fattori storici noti a tutti, come il graduale allentamento delle rigidità dei sistemi di produzione, la caduta delle barriere protezionistiche, l'intensificazione della concorrenza, la crescita dei livelli d'informazione dei consumatori) ha innalzato molto il livello tecnico degli standard.

Molto autorevolmente un Autore3 ha parlato della qualità come categoria storica: la tesi ci dice che il controllo di qualità è un corollario della produzione di massa. Esso è connaturato al metodo della scomposizionePage 245 del prodotto in una componentistica tecnica articolata: la complessità del ciclo e del prodotto infatti rischia di essere ingovernabile in mancanza di un controllo ex post che rilevi le imperfezioni e gli attori di queste e che possa correggere la progettazione e il metodo di produzione, diventando così anche fattore di apprendimento per l'interò ciclo produttivo.

In questa accezione la qualità è una funzione interna alla produzione: essa parte dagli standard della progettazione e si cura di stabilire un feed back che trasferisca effettivamente gli standard progettati nel prodotto finito, correggendo la difettosità sistematica di progettazione del prodotto o del ciclo e identificando invece la difettosità aleatoria, in modo da scartare le partite non corrispondenti agli standard minimi4.

Accanto a queste esigenze interne nasce la necessità di una garanzia di affidabilità dei prodotti in tutte le loro parti e prestazioni, imposta alle imprese dal potere contrattuale dei grandi committenti5.

Abbiamo incominciato con la qualità in relazione alla produzione industriale, perché su questo campo si eserciterà la certificazione, tuttavia non dobbiamo dimenticare che la politica della qualità opera su diversi versanti:

- sul piano del marketing attraverso la rilevante attenzione accordata ai servizi e alle condizioni di uso dei prodotti presso il consumatore, dai quali dipende la «qualità» del servizio fornito all'utilizzatole6;

- sul piano della competizione attraverso le politiche di differenziazione qualitativa che hanno agito segmentando il mercato di molte imprese e trasformando i vantaggi di prezzo in vantaggi di qualità;

- sul piano dei rapporti di fornitura con cambiamenti sperimentati ai-Page 246meno da un decennio nella politica degli approvvigionamenti (selezione dei fornitori, rapporti durevoli e di coopcrazione).

@@1.2. Qualità e politica industriale

Avendo esaminato la qualità così come storicamente si è inserita nell'evoluzione industriale abbiamo intravisto che da fattore interno di controllo della propria produzione- si è evoluta in una vera e propria scelta strategica di cui non poteva non interessarsi la Pubblica Amministrazione,

Lo Stato, che proprio nei periodi dei conflitti mondiali è divenuto committente principale delle grandi industrie e che in tali periodi sentiva pressante l'affidabilità dei prodotti che commissionava, si è arrogato in molti Paesi il diritto di dettare lui le linee di sviluppo degli standard e di fissare gli obbiettivi dello sviluppo tecnologico industriale.

Altri atteggiamenti di rilancio industriale erano possibili da parte dello Stato quale un ritorno alliberismo come in Gran Bretagna e Stati Uniti oppure con un compromesso neocorporativistico, mediante accordi centralizzati e negoziazioni tra Governo, sindacati e rappresentanti delle imprese come in Austria ed in Svezia. Tuttavia i risultati più evidenti di una politica industriale in cui lo Stato ha dettato le linee di sviluppo e collaborazione delle parti sociali sono stati dati dal Giappone, divenuto oggi punto di riferimento per qualsiasi politica pubblica di sviluppo industriale e di competizione sulla qualità.

Le politiche industriali mirano a promuovere il cambiamento della struttura industriale, ad incrementare il vantaggio competitivo di particolari settori industriali del Paese nei confronti dei principali concorrenti internazionali, a proteggere e a sostenere l'organizzazione industriale esistente nei periodi di recessione.

@@1.3. Qualità globale e certificazione

Si assiste in questi anni alla riscoperta della qualità nella produzione industriale» A questo nuovo significato viene spesso dato il nome di qualità globale o totale per differenziarla appunto da quel fenomeno legato all'evoluzione degli standard qualitativi. Ci dobbiamo quindi domandare in che cosa queste termine si differenzi da quello evidenziato poco prima e in che maniera venga ad interessare il nostro studio.

Le definizioni sull'argomento sono numerose ma non tutte chiarissime, noi indicheremo quelle che abbiamo trovato più illuminanti.

D'obbligo è partire da una definizione data che ha aperto il dibattito inPage 247 Italia sulla necessità strategica di compiere scelte in materia di qualità della produzione; si definisce la qualità totale come «miglioramento continuo e contemporaneo di tutti gli elementi che definiscono le logiche di funzionamento dell'impresa e dei suoi rapporti con l'esterno... proponendosi di orientare il -funzionamento dell'organizzazione aziendale secondo logiche «di processo» piuttosto che «di funzione».,.»7.

Altrettanto autorevolmente un altro Autore8 vede nella qualità totale «una trasformazione del ruolo del lavora nel senso di una sua valorizzazione, cioè nel senso di una partecipazione intelligente e creativa, e quindi responsabile dei lavoratori alla gestione dei processi produttivi» e nota inoltre che il problema della qualità totale è intimamente connesso con il processo di globalizzazione dell'economia di mercato e più precisamente all'intensificarsi senza precedenti del confronto...

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