Presentazione

• Autore: Minunno, Lorezo
• Pagine: 7-9

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PRESENTAZIONE

La “commercializzazione” del diritto privato è un fenomeno

avviatosi molti decenni fa, ma che tuttora risulta incompiuto per

varie ragioni: da un lato, per la presenza di indubbie, oltre che le-

gittime, resistenze nei confronti del processo di omologazione del-

la società civile verso sempre più invasive pratiche di mercifica-

zione destinate, nelle democrazie di massa, a rimuovere il tasso di

“differenziazione” sociale tradizionalmente legato alla divisione

del lavoro e alla specializzazione delle attività “produttive”; dal-

l’altro, per la più lunga persistenza che caratterizza i modelli inter-

pretativi ed i paradigmi conoscitivi e valutativi, ossificati nella le-

gislazione, rispetto alle trasformazioni che la prassi conduce seco.

Una manifestazione certamente emblematica della tensione ora

richiamata tra i processi reali di trasformazione ed i modelli disci-

plinari riflettenti una tipologia sociale che si rivela sempre più da-

tata è offerta dalla singolare parabola che caratterizza nel nostro

tempo l’area delle “professioni liberali” ed il loro trattamento giu-

ridico, nonché dalla crescente turbolenza che di recente è emersa

in ordine alla loro regolamentazione.

Infatti, nell’approccio sistemico a tutte le diverse manifesta-

zioni della laboriosità umana, assunta come una risorsa preziosa

per l’intera collettività, la cultura produttivistica alla base della co-

dificazione civile del 1942, pur puntando fondamentalmente sul-

l’homo faber, aveva finito con il rispettare, molto opportunamente,

la singolarità delle professioni liberali. A metà del secolo scorso,

ciò è avvenuto in ossequio ad una tradizione culturale ed ad un ri-

salente statuto epistemologico per cui, da una parte, le attività rife-

ribili a tali professioni evocavano nei loro protagonisti un autentico

Beruf di cui era destinataria l’intera società, dall’altra, la “ricom-

pensa” per l’attività svolta rilevava non già come semplice prezzo

di un servizio, bensì come “onorario” commisurato al rispetto della

“dignità” e del “ruolo” del professionista, in considerazione appun-

to della particolare funzione sociale da lui svolta ed al cui presidio,

del resto, erano chiamati ad operare gli ordini professionali.