Improcedibilità e prescrizione dei reati in materia antinfortunistica

AutoreLuigi Favino
Pagine685-686

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Il reato di lesioni personali colpose, normalmente punibile a querela della persona offesa, qualora rappresenti l'ipotesi grave o gravissima ex art. 590, secondo e terzo comma, c.p., limitatamente ai fatti commessi in violazione delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro o relative all'igiene dello stesso, attesa l'importanza dell'interesse giuridico tutelato della salute del lavoratore, è perseguibile di ufficio.

La violazione delle norme dettate in materia antinfortunistica, pertanto, oltre a rappresentare un reato contravvenzionale, in caso di contestazione delle lesioni colpose configura anche un'aggravante di questo autonomo titolo di reato, che, nelle altre ipotesi di cui all'art. 590 c.p., ha bisogno invece della querela come necessaria condizione di procedibilità 1.

Cosa accade quando, estinte le ipotesi contravvenzionali per prescrizione, si procede per l'accertamento del solo reato di lesioni colpose (contestate originariamente in forma aggravata), qualora difettasse la querela? A tale interrogativo la Suprema Corte, con la decisione in commento, risponde negando con fermezza la sussistenza di una causa di improcedibilità ex art. 129 c.p.p., ritenendo che l'aggravante di cui all'ultimo comma dell'art. 590 c.p. possa venire meno solo con l'accertamento della insussistenza della violazione delle norme dettate per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, e non, diversamente, quando, pur accertata la derivazione causale del fatto lesivo dai reati contravvenzionali, ricorra una loro differente causa estintiva.

Le argomentazioni della Suprema Corte appaiono certamente condivisibili, anche in considerazione del consolidato orientamento giurisprudenziale per il quale, qualora si proceda per due diversi reati, la avvenuta prescrizione del delitto perseguibile di ufficio non fa venire meno la procedibilità dell'altro, punibile a querela di parte, qualora difettasse la querela stessa 2.

Tale efficace vis attractiva, secondo la motivazione della Suprema Corte, si sostanzierebbe anche quando la prescrizione di uno dei due reati contestati interessi una circostanza aggravante, la quale, venendo meno, dovrebbe astrattamente causare la improcedibilità del giudizio per difetto di querela; tanto più che nella fattispecie sulla quale era chiamata a pronunciarsi, sottolinea la corte, i reati contravvenzionali erano stati contestati anche autonomamente ed era stata accertata la derivazione causale del fatto lesivo dalla...

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