Prefazione

AutoreMaurizio C
Pagine9-11
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Prefazione
Si può affermare che quanto contraddistingue con maggior immedia-
tezza, sotto il profilo giuridico, la materia che va sotto il nome di “previ-
denza complementare” è il tratto della eterogeneità. Per come è attualmen-
te strutturata e regolata, detta importante forma di protezione sociale ri-
chiama l’interazione di discipline giuridiche appartenenti a comparti di di-
verso genere; così come essa risulta essere terreno dove si confrontano va-
lori forniti del carattere della essenzialità, ma in reciproca contesa: quali,
segnatamente, quelli del “mercato” e della “solidarietà”.
Che la vigente disciplina di tale branca complementare del sistema
previdenziale italiano non possa essere compiutamente analizzata e rappre-
sentata, se non tenendo conto del fatto che essa si colloca ed opera nel punto
di confluenza e snodo di segmenti ben distinti e caratterizzati del vigente
ordinamento, può assumersi, dunque, come dato scontato. Si confrontano
ed intrecciano all’interno della regolamentazione della specifica materia,
ciascuno con le sue peculiarità, istituti di diritto del lavoro e di diritto com-
merciale, istituti di diritto previdenziale, di diritto tributario, di diritto
dell’economia, e non solo per quanto al proposito sia riferibile alla legisla-
zione nazionale ma, per più aspetti, anche per quanto promana dalle fonti
comunitarie; e per ciascuno di detti ambiti si richiedono, perché possa ren-
dersi concretamente realizzabile un’analisi puntuale e completa di tutti i
complessi aspetti di detta regolamentazione, specifici, distinti saperi.
Ma circostanza che si prospetta altrettanto impegnativa per chi am-
bisca ad assolvere il compito di ordinare la disciplina della specifica mate-
ria all’interno del sistema italiano di protezione del lavoro, considerato nel
suo complesso, è certamente quella della “discontinuità” che, in una certa,
non minimale misura, è ravvisabile nella successione degli interventi con i
quali il legislatore nazionale ha più volte tentato, nel corso di tre lustri, or-
mai, di dettare una disciplina compiuta e definitiva: ma – bisogna prenderne
atto – senza che ancora possa vantarsi di essere riuscito nell’intento.
Emblematica di tale discontinuità (e precarietà) di fondo del disegno
perseguito dal legislatore nella regolamentazione del “secondo pilastro”
del sistema nazionale di previdenza sociale può considerarsi la vicenda

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