Per l'immobiliare, occorre tornare all'equità
Autore | Corrado Sforza Fogliani |
Pagine | 241-241 |
241
Arch. loc. e cond. 2/2012
Varie
PER L’IMMOBILIARE, OCCORRE
TORNARE ALL’EQUITÀ
di Corrado Sforza Fogliani
Ascoltata in audizione alle Commissioni riunite Bilan-
cio e Finanze di Senato e Camera assieme (solo) a Banca
d’Italia, Corte dei conti, Enti previdenziali, Aifa, Comuni,
Province e Conferenza delle Regioni, Confedilizia non ha
mancato (dati alla mano) di evidenziare che l’anticipa-
zione al 2012 dell’Imu (l’imposta sostitutiva della vecchia
Ici) porterà come minimo ad un maggior gettito pari a 11
miliardi di euro. Una cifra, quest’ultima, che rappresenta
il 65 per cento circa delle nuove entrate previste dalla
manovra Monti, valutate in 17 miliardi.
Gli effetti di questa manovra a senso unico (colpisce,
infatti, chi ha sempre pagato il dovuto, a beneficio di al-
tri non altrettanto facilmente individuabili) sono stati
al centro dell’undicesima Conferenza organizzativa della
Confedilizia che si svolge oggi a Roma. Di certo il mercato
immobiliare ne soffrirà pesantemente, sia sotto il profilo
delle compravendite che sotto quello delle locazioni. L’as-
sorbimento dell’invenduto è impensabile, neppure è possi-
bile al proposito fare previsioni. Un aiuto (molto relativo)
all’investimento immobiliare, potrà venire solo dal calo di
fiducia nei titoli di Stato.
L’aggravamento della fiscalità immobiliare ha preteso
di trovare una giustificazione nel presupposto che, in Ita-
lia, essa sia inferiore a quella degli altri Paesi. Ma il con-
fronto con questi ultimi basato sul rapporto Fisco-PIL è
viziato alla radice del fatto che il nostro PIL include anche
il sommerso (per cui le tasse sembrano minori di quel
che in realtà sono, incidendo su una più ristretta base).
La Confedilizia lo ha ripetutamente rappresentato alle
autorità di Governo, sottolineando altresì che fuori d’Ita-
lia le imposte di trasferimento sono ragguardevolmente
inferiori rispetto alle nostre (un 3-10 per cento rispetto al
4 e financo all’1 per cento) ed evidenziando, ancora, che il
confronto con l’estero non può prescindere dalla conside-
razione che i proprietari di casa (la cui imposizione fiscale
si basa su rendite che di fatto fanno, incostituzionalmente,
riferimento al valore dei beni e non, come la legge cata-
stale prescrive, al reddito degli stessi) patiscono in Italia
una tassazione patrimoniale (e quindi surrettiziamente, e
progressivamente, espropriativa, come i maestri di Scien-
za delle finanze insegnano) che non ha paragoni, mentre
altrove è caratterizzata dall’essere ancorata al reddito e al
civile principio (formalmente stabilito, per la Germania,
dalla stessa Corte costituzionale, ancora nel ’95 e, per
l’Italia, direttamente discendente dallo stesso principio
costituzionale della capacità contributiva, volta che non
sia capziosamente interpretato) che il prelievo fiscale non
può essere superiore alla concreta capacità di reddito dei
beni colpiti.
Ma tant’è. Con la situazione di emergenza per i nostri
conti pubblici (nell’augurio, non scontato, che i sacrifici al
proposito servano a qualcosa, in una crisi che è soprattut-
to del sistema Europa, per non parlare di globalizzazione)
nonchè con l’esigenza di aiutare la crescita, si è preteso di
giustificare (come già nel ’92) una manovra che è la con-
fessione dell’incapacità di colpire la ricchezza dove essa
effettivamente si annida (e Dio non voglia che anzichè
di incapacità, di non volontà si tratti: come lascerebbero
intendere certe discriminazioni fra soggetti investitori
nell’immobiliare, le cui laute agevolazioni fiscali non sono
state neppure sfiorate).
Confedilizia (conscia che la battaglia per l’equità non
può essere pretermessa e conscia, in particolare, che i
risparmiatori nell’edilizia sono una risorsa al pari dei
valori, di indipendenza e di libertà, che rappresentano)
continuerà a battersi per un ritorno all’equità e contro
ogni discriminazione fiscale, anche nello stesso settore
immobiliare.
Per continuare a leggere
RICHIEDI UNA PROVA