Per un concreto rilancio dell'economia italiana

AutoreGiancarlo Tomasin
Pagine706-707
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var
6/2015 Arch. loc. e cond.
VARIE
PER UN CONCRETO RILANCIO
DELL’ECONOMIA ITALIANA
di Giancarlo Tomasin
La situazione attuale
Quando il premier Renzi va a Bruxelles o a Berlino ri-
ceve calorosi apprezzamenti per le leggi di riforma che ha
varato.
Se però guardiamo ai essi non possono che essere giu-
dicati assai modesti, anzi praticamente insignif‌icanti e
destinati ad essere spazzati via nel caso di una vera crisi
economico-f‌inanziaria cinese.
Il motivo è presto trovato: le leggi varate dal Governo
ed approvate dal parlamento non sono concretamente
in vigore, in quanto la loro applicazione è condizionata
dall’emanazione di centinaia (sissignori: molte centinaia)
di decreti presidenziali, decreti legislativi, decreti mini-
steriali od altro.
La prima considerazione da fare è che per emanare
tutti questi decreti saranno necessari anni, forse lustri o
decenni.
La seconda considerazione è che questi decreti dovran-
no essere predisposti dalla burocrazia statale ed è fondato
il sospetto che essa inserisca lacci e lacciuoli burocratici
che ne limiteranno, o annulleranno, la concreta eff‌icacia.
Il Paese non può attendere e non può rischiare tutto
questo.
Occorre una vera terapia d’urto.
L’esperienza del Dopoguerra
Sarebbe in proposito utile esaminare quello che è avve-
nuto nel nostro Paese dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Nel 1945 l’Italia era ridotta un cumulo di macerie, ma
in pochi anni il Paese si è risollevato ed ha dato vita a
quello che è stato def‌inito il miracolo economico (vorrei
ricordare che la moneta italiana, e cioè la lira, ebbe in quel
periodo il prestigioso riconoscimento dell’Oscar delle mo-
nete e questo dimostra che l’economia e la f‌inanza, lungi
dall’essere contrapposte, sono intimamente collegate).
Sarebbe quindi opportuno ricostruire su base docu-
mentale, ma anche interrogando le persone sopravvissute
a quegli anni, come ciò sia stato reso possibile.
Raffaele Mattioli, il carismatico patron della Banca
Commerciale Italiana, banchiere conosciuto e stimato a
livello mondiale, rif‌iutava il nome di “miracolo”, in quanto
sosteneva che non di miracolo si era trattato, ma del gran-
de, serio lavoro del popolo italiano.
Aveva ragione: in quegli anni un intero popolo fu ani-
mato dal desiderio di ricostruire, di riscattare gli anni
della sconf‌itta e della vergogna.
Si potrebbe osservare che questo risultato fu ottenuto
con grandi sacrif‌ici, in termini di tempo dedicato al lavoro
e di rinuncia a quelli che nei decenni successivi sarebbero
stati intesi come diritti dei lavoratori.
Ma sarebbe sbagliato pensare che gli italiani dell’epoca
fossero “infelici”: in effetti la consapevolezza che le condi-
zioni di vita sarebbero via via migliorate costituiva di per
sé un motivo di “felicità” (1).
Il Paese fu allora guidato da una classe politica di gran-
de levatura, forgiata dalla persecuzione e dalla Resisten-
za, con a capo un vero statista, Alcide De Gasperi.
Ma certamente un contributo importante fu dato an-
che dal massimo responsabile del mondo del lavoro, e cioè
da Giuseppe Di Vittorio, segretario generale della CGIL,
ma per un certo periodo anche segretario dell’organizza-
zione mondiale del lavoro. Con il “Patto per il Lavoro” si
diede vita ad un impegno che coinvolgeva tutte le parti
sociali, il mondo del lavoro e la borghesia.
Vorrei in proposito ricordare che Giuseppe Di Vittorio
cercò di opporsi alla nascita di altre organizzazioni sin-
dacali, patrocinata invece dal Presidente di Conf‌industria
Angelo Costa. Per questo è diff‌icilmente comprensibile
l’ostilità di una parte del mondo del lavoro ad una riunif‌i-
cazione delle organizzazioni sindacali e si ha l’impressione
che essa sia dettata più dalla volontà di conservare posi-
zioni di potere, che dal bene dei lavoratori e del Paese.
Il contributo dell’edilizia nella rinascita del Dopo-
guerra
Scendendo nei particolari, se noi peraltro cercassimo
di individuare quale fu il primo motore della ricostruzione
e del “miracolo economico” questo va facilmente trovato
nell’edilizia.
Fu l’edilizia, residenziale dapprima, ma subito seguita
da quella commerciale (compresi gli uff‌ici) ed industriale,
il primo motore della ricostruzione.
Alla carenza di un vero sistema creditizio si sopperì con
l’utilizzo generalizzato delle cambiali; solo in un secondo
momento furono ripristinati i mutui fondiari.
Si potrebbe obiettare che la ricostruzione ha dato luogo
a forme di illegalità, ma se penso alla situazione attuale
ritengo che si sia trattato di ben poca cosa.
Una cosa è certa: con l’attuale normativa e struttura
burocratica la Ricostruzione non sarebbe stata realizzata.
Tutto questo presenta analogie con il presente: alla
distruzione f‌isica dei fabbricati (residenziali o industria-
li) conseguenti ai bombardamenti fa oggi riscontro la di-
struzione di valore che la tassazione ha portato al mondo
immobiliare, con gravi conseguenze per l’edilizia e per i
molti settori a questa collegati, compreso, in via indiretta,
lo stesso settore creditizio.
Considerazioni per la ripresa
Se vogliamo partire con una vera, nuova Ricostruzione
non possiamo non partire dal settore immobiliare e dall’e-
dilizia (2).

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