Una luce nuova sul diritto a partire da un racconto di Kafka
Autore | Raffaele Libertini |
Carica | Dirigente del Consiglio Regionale della Regione Toscana in quiescenza e associato presso l'Istituto di Teoria e Tecniche dell'Informazione Giuridica del CNR |
Pagine | 219-224 |
Una luce nuova sul diritto a partire da un racconto di Kafka
RAFFA ELE LI BER TIN I∗
Se vogliamo esaminare con una luce nuova alcuni profili dell’universo
giuridico che è oggetto di studi e che caratterizza ogni giorno l’andamento
della nostra vita, un approccio particolarmente affascinante e significativo è
offerto dai rapporti tra diritto e letteratura. “Più che di una disciplina si trat-
ta di un approccio di ricerca che si avvale dell’accostamento del diritto alla
letteratura” perché “le opere letterarie possono offrire una prospettiva pri-
vilegiata da cui osservare il fenomeno giuridico” sostiene M. Paola Mittica,
coordinatrice della Società italiana di diritto e letteratura (SIDL)1.
All’interno di questo approccio si distinguono due campi: il diritto come
letteratura (che parte dal presupposto dell’analogia tra diritto e letteratura in
quanto testi) e il diritto nella letteratura (cioè a partire dalla letteratura come
strumento di particolare efficacia per comprendere il fenomeno giuridico).
In Italia l’indirizzo che più è stato seguito è il secondo, il diritto nella
letteratura. Ma, a mio avviso, possiamo meglio inquadrare il fenomeno se
procediamo ad una ulteriore distinzione al suo interno che indicherei come
profilo diretto e come profilo indiretto.
Nel primo caso la narrazione letteraria si riferisce al profilo giuridico
mettendolo in evidenza in modo esplicito per indicarne alcune caratteristi-
che e distorsioni. Si pensi al famoso scritto di Italo Calvino sul “burocrate-
se” che parte dalla astrusa e ridicola trascrizione, da parte di un carabiniere,
di un verbale di denuncia per un furto di fiaschi di vino da una cantina.
Calvino prende spunto da questo episodio per parlare della lingua, anzi di
un’“antilingua inesistente”. Dice Calvino: “Avvocati, funzionari, gabinetti
ministeriali, . . . , scrivono, parlano, pensano nell’antilingua. Caratteristica
principale dell’antilingua è quella che definirei il ‘terrore semantico’, cioè la
fuga di fronte ad ogni vocabolo che abbia di per se stesso un significato, come
se ‘fiasco’, ‘stufa’, ‘carbone’ fossero parole oscene, come se ‘andare’, ‘trova-
re’, ‘sapere’ indicassero azioni turpi [...]La lingua invece vive solo d’un
∗L’Autore è dirigente del Consiglio Regionale della Regione Toscana in quiescenza e as-
sociato presso l’Istituto di Teoria e Tecniche dell’Informazione Giuridica del CNR. Il testo
riproduce, senza sostanziali modifiche, l’intervento tenuto dall’Autore in apertura della Ta-
vola rotonda nell’ambito del Seminario “Entrare nella legge. Digressioni giuridiche da un
racconto di Kafka” (Firenze, 16 dicembre 2011).
1M.P. MITTIC A,Diritto e letteratura in Italia. Stato dell’arte e riflessioni sul metodo, in
“Materiali per una storia della cultura giuridica”, giugno 2009, n. 1, pp. 3, 6.
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